domenica 2 febbraio 2020

GUIDO MIANO EDITORE: "SCIE" DI T. CEVESE: RECENSIONE DI MARCELLA MELLEA




Tommaso Cevese. SCIE. Immagini e poesie.
Guido Miano Editore, 2019

Recensione di Marcella Mellea


Immagini, parole, suoni, musica, nostalgia, preghiera, melanconia, sono gli elementi che caratterizzano la raccolta poetica Scie di Tommaso Cevese. La memoria è il filo conduttore che percorre tutta la raccolta, le dà corpo e la rende reale, perché “la realtà si forma soltanto nella memoria” (M. Proust). Attraverso la memoria il poeta dà senso al viaggio esistenziale e lo colloca in una dimensione che supera la caducità, l’invecchiamento, il perpetuo e inarrestabile scorrere della vita.
La memoria, come si evince chiaramente dalla poetica di Tommaso Cevese, è anche il legame indissolubile con i propri cari, con le generazioni passate ma anche con quelle che verranno dopo. Essa suscita sensazioni, profondi e particolari stati d’animo, intercettando l’impercettibile sostanza delle cose passate rimaste nell’aria: “… eppure si rivela / disegno non banale / tessuto di una tela / che intreccia bene e male. / Nel corso del cammino / si spoglia l’illusione / la trama del destino / si svela e ricompone…” (Ascolta), “... così all’incerta memoria / affioran frammenti / del mosaico che narra / di un uomo la storia…” (Filo della vita). Sembrano riecheggiare, in questi versi, le parole dello scrittore francese Proust “Ma quando di un lontano passato non rimane più nulla, dopo la morte delle creature, dopo la distruzione delle cose, soli e più fragili ma più vivaci, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore permangono ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto, a sorreggere senza tremare - loro, goccioline quasi impalpabili - l’immenso edificio del ricordo” (La strada di Swann).
Il poeta Cevese si interroga sul suo destino, su cosà accadrà dopo la vita mortale “…E di me, di noi che sarà / e dell’anima immortale?...” (Tu misuri il tempo). Subentra la consapevolezza che il nulla non potrà sopraffare l’uomo in quanto parte di una Eternità infinita: “Se davvero eterno è l’ente / l’io sarà con noi per sempre / né cadrà nel gorgo dell’oblio / nel nulla che cancella…” (Eternità). La tensione verso l’eterno e di un essere superiore, Dio, ispira l’autore a comporre liriche intrise di profonda spiritualità cristiana. La fede che lo sorregge gli permette di sentire e immedesimarsi nelle sofferenze della Croce di Cristo (si leggano ad esempio le liriche Petalo di giglio, Perché mai pensate).
In Ecce Homo, ispirata dall’omonimo e famoso dipinto di Antonello da Messina, il poeta descrive con parole pacate i vari messaggi provenienti da quella rappresentazione artistica e crea un’intensa poesia ricca di pathos, in cui coesistono arte, bellezza e meraviglia. L’animo sensibile ed empatico del poeta trasformano le piccole e grandi vicende umane, di cui ha sentito narrare oppure è stato testimone diretto, in liriche pregne di malinconia e dolcezza (Presenze, La busta del cuore, Ricordati di me, Il canto nascosto).
Le numerose immagini, parte integrante della raccolta, parlano, ispirano, raccontano, mentre le poesie a loro volta, disegnano, dipingono, evocano luoghi e persone (Bianco profilo). Tommaso Cevese ci mette cosi davanti alla constatazione pratica di quanto affermava Leonardo da Vinci, e cioè “la pittura è una poesia muta e la poesia è una pittura cieca”. La bellezza artistica di alcuni paesaggi viene immortalata grazie alla memoria e diventano delicate poesie “S’affacciano i miei anni / lassù, sull’altopiano / ancora alla finestra / che aprivo da bambino / al folto, oscuro bosco / di larici ed abeti / al fusto di betulla / salvata dalla mano / d’un vecchio montanaro…” (Scorcio antico), “…Balenano nella memoria / voci antiche di famiglia / che animavano la villa. / Nulla resta uguale nella vita” (Il parco antico).
Cevese sceglie con cura le parole, le mescola insieme ad aggettivi che descrivono sensazioni, che creano ritmo e melodia, usando un linguaggio che si appella prevalentemente ai sensi: vedere, udire, odorare, toccare. Crea in questo modo liriche di profonda e delicata bellezza, che toccano il cuore del lettore.
Marcella Mellea

Tommaso Cevese. Scie. Immagini e poesie. 
Guido Miano Editore, 2019; mianoposta@gmail.com.








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