giovedì 13 febbraio 2020

CLAUDIO FIORENTINI: "JIM CROCE"



Claudio Fiorentini,
collaboratore di Lèucade

Jim Croce è stato un vero e proprio cantautore “on the road”. Si potrebbe definire un “menestrello vagabondo”, in realtà è stato sia poeta che musicista (difficile che un cantautore sia entrambe le cose) che non amava scendere a compromessi, e visse viaggiando e suonando in locali di poco conto. Della sua breve vita si può dire che è stato sempre fedele ai sogni, come dice il testo di I got a name, il suo testamento poetico-musicale, di cui, per una sfortunata coincidenza, uscì il disco lo stesso giorno in cui l’aereo nel quale viaggiava Jim Croce, faticando a prendere quota, urtò un albero di pecan, l’unico albero nel giro di chilometri. Era il 20 settembre del 1973.
I suoi testi sono ad alto contenuto poetico, alcuni sono storie, e le sue canzoni sono brevi, nude, senza fronzoli, ma ricche di musica.

Proponiamo il testo di I got a name, una poesia che può camminare da sola:

Come i pini che delineano la strada ventosa
ho un nome
come l’uccello che canta e il rospo che gracchia
ho un nome
lo porto su di me come ha fatto mio padre
sebbene io viva il sogno che lui ha tenuto per sé
spingendomi sul cammino
srotolandomi sul cammino
andando avanti, così la vita non mi passerà di lato

Come il vento del nord che soffia nel cielo
ho una canzone
come il caprimulgo e il pianto dei bambini
ho una canzone
la porto con me e la canto forte
e pur se non mi porta da nessuna parte
ci andrò orgoglioso
spingendomi sul cammino
srotolandomi sul cammino
andando avanti, così la vita non mi passerà di lato

Come lo stupido che sono e che sempre sarò
ho un sogno
loro possono cambiare idea, ma non possono cambiare me
ho un sogno
oh, sai che potrei condividerlo se tu lo volessi
se vai per la mia strada, andrò con te
spingendomi sul cammino
srotolandomi sul cammino
andando avanti, così la vita non mi passerà di lato

E ora ascoltiamola:

Jim Croce è stato un vero e proprio cantautore “on the road”. Si potrebbe definire un “menestrello vagabondo”, in realtà è stato sia poeta che musicista (difficile che un cantautore sia entrambe le cose) che non amava scendere a compromessi, e visse viaggiando e suonando in locali di poco conto. Della sua breve vita si può dire che è stato sempre fedele ai sogni, come dice il testo di I got a name, il suo testamento poetico-musicale, di cui, per una sfortunata coincidenza, uscì il disco lo stesso giorno in cui l’aereo nel quale viaggiava Jim Croce, faticando a prendere quota, urtò un albero di pecan, l’unico albero nel giro di chilometri. Era il 20 settembre del 1973.
I suoi testi sono ad alto contenuto poetico, alcuni sono storie, e le sue canzoni sono brevi, nude, senza fronzoli, ma ricche di musica.

Proponiamo il testo di I got a name, una poesia che può camminare da sola:

Come i pini che delineano la strada ventosa
ho un nome
come l’uccello che canta e il rospo che gracchia
ho un nome
lo porto su di me come ha fatto mio padre
sebbene io viva il sogno che lui ha tenuto per sé
spingendomi sul cammino
srotolandomi sul cammino
andando avanti, così la vita non mi passerà di lato

Come il vento del nord che soffia nel cielo
ho una canzone
come il caprimulgo e il pianto dei bambini
ho una canzone
la porto con me e la canto forte
e pur se non mi porta da nessuna parte
ci andrò orgoglioso
spingendomi sul cammino
srotolandomi sul cammino
andando avanti, così la vita non mi passerà di lato

Come lo stupido che sono e che sempre sarò
ho un sogno
loro possono cambiare idea, ma non possono cambiare me
ho un sogno
oh, sai che potrei condividerlo se tu lo volessi
se vai per la mia strada, andrò con te
spingendomi sul cammino
srotolandomi sul cammino
andando avanti, così la vita non mi passerà di lato

E ora ascoltiamola:

Jim Croce è stato un vero e proprio cantautore “on the road”. Si potrebbe definire un “menestrello vagabondo”, in realtà è stato sia poeta che musicista (difficile che un cantautore sia entrambe le cose) che non amava scendere a compromessi, e visse viaggiando e suonando in locali di poco conto. Della sua breve vita si può dire che è stato sempre fedele ai sogni, come dice il testo di I got a name, il suo testamento poetico-musicale, di cui, per una sfortunata coincidenza, uscì il disco lo stesso giorno in cui l’aereo nel quale viaggiava Jim Croce, faticando a prendere quota, urtò un albero di pecan, l’unico albero nel giro di chilometri. Era il 20 settembre del 1973.
I suoi testi sono ad alto contenuto poetico, alcuni sono storie, e le sue canzoni sono brevi, nude, senza fronzoli, ma ricche di musica.

Proponiamo il testo di I got a name, una poesia che può camminare da sola:

Come i pini che delineano la strada ventosa
ho un nome
come l’uccello che canta e il rospo che gracchia
ho un nome
lo porto su di me come ha fatto mio padre
sebbene io viva il sogno che lui ha tenuto per sé
spingendomi sul cammino
srotolandomi sul cammino
andando avanti, così la vita non mi passerà di lato

Come il vento del nord che soffia nel cielo
ho una canzone
come il caprimulgo e il pianto dei bambini
ho una canzone
la porto con me e la canto forte
e pur se non mi porta da nessuna parte
ci andrò orgoglioso
spingendomi sul cammino
srotolandomi sul cammino
andando avanti, così la vita non mi passerà di lato

Come lo stupido che sono e che sempre sarò
ho un sogno
loro possono cambiare idea, ma non possono cambiare me
ho un sogno
oh, sai che potrei condividerlo se tu lo volessi
se vai per la mia strada, andrò con te
spingendomi sul cammino
srotolandomi sul cammino
andando avanti, così la vita non mi passerà di lato

E ora ascoltiamola:

Jim Croce è stato un vero e proprio cantautore “on the road”. Si potrebbe definire un “menestrello vagabondo”, in realtà è stato sia poeta che musicista (difficile che un cantautore sia entrambe le cose) che non amava scendere a compromessi, e visse viaggiando e suonando in locali di poco conto. Della sua breve vita si può dire che è stato sempre fedele ai sogni, come dice il testo di I got a name, il suo testamento poetico-musicale, di cui, per una sfortunata coincidenza, uscì il disco lo stesso giorno in cui l’aereo nel quale viaggiava Jim Croce, faticando a prendere quota, urtò un albero di pecan, l’unico albero nel giro di chilometri. Era il 20 settembre del 1973.
I suoi testi sono ad alto contenuto poetico, alcuni sono storie, e le sue canzoni sono brevi, nude, senza fronzoli, ma ricche di musica.

Proponiamo il testo di I got a name, una poesia che può camminare da sola:

Come i pini che delineano la strada ventosa
ho un nome
come l’uccello che canta e il rospo che gracchia
ho un nome
lo porto su di me come ha fatto mio padre
sebbene io viva il sogno che lui ha tenuto per sé
spingendomi sul cammino
srotolandomi sul cammino
andando avanti, così la vita non mi passerà di lato

Come il vento del nord che soffia nel cielo
ho una canzone
come il caprimulgo e il pianto dei bambini
ho una canzone
la porto con me e la canto forte
e pur se non mi porta da nessuna parte
ci andrò orgoglioso
spingendomi sul cammino
srotolandomi sul cammino
andando avanti, così la vita non mi passerà di lato
e lì andrò, libero

Come lo stupido che sono e che sempre sarò
ho un sogno
loro possono cambiare idea, ma non possono cambiare me
ho un sogno
oh, sai che potrei condividerlo se tu lo volessi
se vai per la mia strada, andrò con te
spingendomi sul cammino
srotolandomi sul cammino
andando avanti, così la vita non mi passerà di lato

E ora ascoltiamola:


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