lunedì 2 marzo 2020

ALBERTO RAFFAELLI LEGGE: "IL MARE INVISIBILE" DI MARIA RIZZI


Maria Rizzi, Il mare invisibile, Roma, Edizioni della Sera, 2019

Questo è un libro di denuncia, una sorta di reportage sotto forma di fiction. L’autrice, presidente del circolo IPLAC (Italiani per la Cultura) e instancabile organizzatrice culturale – oltre che scrittrice – preferisce questa definizione a quella di giallo. Eppure, nella trama compaiono molti degli elementi tipici del genere intergenerazionale e interclassista per antonomasia: i morti, le indagini, i colpevoli, la soluzione.
Ma a ben vedere a sottostare all’ispirazione del racconto c’è qualcos’altro: un profondo senso morale, un moto d’indignazione verso le ingiustizie che attanagliano la nostra epoca e il nostro benessere, svolgendosi sotto i nostri occhi spesso nella più totale indifferenza. Bene e male sono sempre esistiti da quando mondo è mondo, così come ricchi e poveri: ma oggi queste differenze assumono connotati ancor più preoccupanti se le direttrici che muovono le disparità tra gli esseri umani viaggiano con regolarità su scala globale, passando da porti e terre che una volta (fino a pochi decenni fa) si sarebbero detti esotici a piccoli paesi nostrani.
A preoccupare maggiormente è la nostra reazione, di piccoli uomini o pericolosi nostalgici di crimini passati: incapaci di accettare il diverso e pronti a difendere il nostro angusto particolarismo, ergiamo muri e sfruttiamo, anziché aiutare. “Il mare invisibile” parte proprio da un’esperienza personale della Rizzi, che l’ha scritto per attrarre l’attenzione su una problematica odiosa ma purtroppo attualissima, e per smuovere le nostre coscienze.
Dunque il romanzo si pone non come semplice intrattenimento – a dispetto di talune caratteristiche formali alle quali si è accennato prima –, ma quasi come saggio divulgativo di uno dei fenomeni più obbrobriosi (e spesso trascurati dai media) del nostro tempo: spia di una simile impostazione sono anche alcune note a pie’ di pagina (fatto non comune nelle opere d’invenzione), frutto di una ricerca sul campo.
Le figure dei protagonisti, nella nettezza e precisione con cui vengono delineati i tratti psicologici e comportamentali – al limite del manicheismo tra buoni e cattivi, tutori della giustizia e incarnazioni dei peggiori incubi suggeriti dalle cronache odierne –, sono espressione di tale carattere “a tesi” che presiede all’idea di quest’opera, il cui messaggio vuole essere di speranza e insieme di esortazione all’impegno e alla solidarietà verso il prossimo.

Alberto Raffaelli (albertoraf2@gmail.com)


2 commenti:

  1. Ringrazio il carissimo Alberto per questo tributo al mio romanzo. Sono lusingata e imbarazzata. Ringrazio altresì il nostro impagabile Condottiero per la sua grandezza d'animo. E abbraccio entrambi!
    Maria Rizzi

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  2. Cara Rizzi Maria, ti ringrazio infinitamente di quest'opportunità che m'inserisce in un luogo letterariamente prestigioso! E ringrazio anche il blog di Nazario Pardini per la prestigiosa ospitalità!
    Alberto Raffaelli

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