lunedì 30 marzo 2020

CARMEN MOSCARIELLO LEGGE: "BONJOUR AMERIGA" DI LILLI BROGI


Dedicato a Papa Francesco
“Bonjour Amerigadi Lilli Brogi
Prefazione di Alfredo Vernacotola, postfazione di Michael
Musone, Edito da La Pergola Arte Firenze.


CARMEN MOSCARIELLO,
COLLABORATRICE DI LEUCADE

Con Lilly Brogi ci troviamo di fronte non solo a  una poetessa, ma ad una pittrice-scultrice capace  di ideogrammi o calligrammi  artistici davvero sorprendenti. Abbiamo ammirato non solo i versi e il sistema catartico che li anima, ma anche la struttura estetica, che non è solo una bella veste, ma impegno, protesta, ardore, anch’essa è impalco del  viaggio che lei percorre continuamente dalla morte alla vita. Non è solo dolore, ma nutrimento del più bello, del più moralmente ed eticamente alto.  La potenza di quest’opera è in una utopia accarezzata per l’intera vita , quasi una leggerezza fanciulla, nel voler credere sempre e per sempre che esista per tutti una Terra Promessa. Non certo l’Ameriga che l’autrice ironicamente pone come terra promessa (così l’hanno creduta in  molti), per tanti emigranti è stata solo matrigna, paese, come tanti, che ha posto sull’altare della vita il denaro, il desiderio di consumare, l’educazione ossessiva nel conseguire  obiettivi economici, essere ricco per molti è l’unica strada per essere felici, questo è un sistema di vita diffuso in molti paesi e, dunque, tra molti esseri umani. Anche  l’ironia, già dal titolo “Bonjour Ameriga”, è ben seminata, non acre, ha spazi profumati di erba dei campi. Non si traduce in  mugugni, né in disgusto, ma emerge chiara una contestazione per   agli orrori di questo mondo, con incursioni temprate della speranza, posta su una  rupe di  improbabili mutamenti. Per la possibilità di una nuova rotta dovrebbero essere parimenti coinvolti gli Stati e gli individui. Se la  decadenza morale  ammorba tutto e tutti, se il tradimento  si trasforma in odio, se la superficialità con cui si vive e si offende il prossimo è l’unico modo che conosciamo per sopravvivere, ebbene non si può continuare a rimanere ciechi nei fossi dell’orrore, dimenticando chi è più sfortunato, chi è abbandonato, chi non ha avuto fortuna. Anche quelli che si definiscono cristiani hanno nascosto in uno spazio troppo lontano dal cuore   il grande esempio di Cristo, in questi giorni di dolore e di malattia, invasi dal coronavirus, si impone incalzante, una rivoluzione, ormai non più da rimandare. Un fuoco invaderà il  mondo: avere gli occhi  per vedere ( non ci guardiamo neanche più in faccia) il fratello,  non è un accademico parlare, ma un sentirsi parte di essi, parte di chi soffre, di chi crede in Dio e nei suoi comandamenti, di chi è certo che il mondo possa percorrere la strada dell’incontro tra i diversi, di chi vede nel Santo Padre Francesco l’uomo mandato da Dio per guidare il suo gregge. Questa è la grande immensa utopia della poetessa.
Dicevo all’inizio di questo mio scritto  dei calligrames,  la veste estetica dei componimenti mi ha fatto subito pensare ai Calligrames di Apollinaire. Non sappiamo se LillY Brogi scrivendo quest’opera abbia tenuto presente il capolavoro di Apollinaire,[1] scritto e pensato poco prima della sua morte. Le 86 poesie  artistiche che  caratterizzano l’opera del grande artista, nutritosi sempre di arte e poesia, sono “animate” da pensieri di pace e pensieri di guerra, quest’ultimi intesi quali condanna per i conflitti. Il poeta dal cranio fracassato sapeva bene di cosa parlava,  la sua arte fu pane quotidiano, caratterizzata anche dall’amicizia dei grandi pittori della  Ville Lumiére ( Modigliani, Jean Concteau, Braque, Beatrice Hastings,  Picasso…..). Cosi come si presenta l’opera di Lilly Brogi , accattivante anche per gli occhi, pari in analogia al grande autore francese, ma anche ad altri grandi maestri di questa tipologia estetica ed etica, come a  Marziale, per esempio, perché le denunzie del male  nei versi della Brogi non sono passeggiate, ma anche  ci ha fatto ricordare i grandi capolavori di Optaziano Porfirio , Ausonio all’epigramma prefatorio e anche le Aenigmate sinphosii carmi in limine libelli . Tutti autori e scritti che  hanno compiuto nelle loro opere grandi rivoluzioni sui contenuti e la forma che Lilly Brogi , come loro, attua dando ad ogni suo gesto e a ogni sua parola  un  imprimatur. La sua poesia è il Plent[2], gocce di rugiada e di sangue che l’uomo paga per vivere. Entra questa tipologia di scrittura nei grandi traguardi della lirica moderna dove, anche se l’io del poeta è sempre protagonista, si fa  strada una protesta pacifica  contro le aberrazioni in cui si è costretti a vivere. Non possiamo non citare Montale. Il Montale di Satura[3] , in particolare mi riferisco alla Satura I e II ,dove il Poeta si impegna in una critica dura alla storia e ai suoi tempi che hanno conosciuto non solo gli orrori della seconda guerra mondiale. Ci   lega a questa immensa poesia il suo smarrimento, la levigata perfetta eleganza  dei suoi versi, l’amore per la natura e per la musica, qui, in quest’opera Lilly Brogi  lo privilegia nelle composizioni di “ Satura”.
 La  poetica è dedicata al  grande Pontefice Francesco, un dialogo a due, un costruire progetti  sulle sorti del mondo, un  simposio al quale siamo tutti invitati, dall’emigrato, al malato, ai senzatetto, ai ricchi, al politico, agli intellettuali chiusi nelle torri eburnee. L’invito è rivolto ai santi che pure ci sono nella nostra società, anzi ce ne sono molti , come questi giorni dell’imperatore Coronavirus  ci insegnano.
Prima di chiudere questo scritto  sento il dovere di parlare della prefazione del libro, opera di Alfredo Vernacotola, poeta morto giovanissimo, portatore di handicap, conosciuto e gratificato con il Primo premio per la poesia, Premio  “Lilli Brogi. La Pergola” personalmente dalla nostra poetessa. Dicevo che questa prefazione è davvero mirabile sa parlare al cuore, è irruenta, spinosa, anch’essa calibrata come un calligrame. Il prefattore per molti è uno sconosciuto, questa società piena di piaghe non dà spazio a chi seppur bravo e che  ha a molte cose da dirci,  ha un cuore onesto che palpita, ha una mente raffinata e colta, purtroppo, come tutti quelli che  non sanno “ sgomitare “ è condannato alla retroguardia. Di eguale bellezza ed esplicanza è la postfazione di Michael Musone, in questo poema della vita  contribuisce a tessere all’unisono con i protagonisti  una tela mirabile di colori, di porte aperte al sole e alla speranza.
Carmen Moscariello



[1] Carmen Moscariello, Apollinaire, Lucarini Editore , 1988.
[2] Apollinaire, Calligrames
[3] Satura (1971) . Scritti composti dal 1962 al 1970. La prima parte Xenia, dedicata alla moglie morta.

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