Riflettendo davvero brevemente, penso a Omero, al lirismo dei presocratici, al taumazein di Aristotele, ossia la meraviglia che si fa lingua dell’essere e al cui cospetto l’uomo si commuove e tace, a Confucio, per il quale soltanto i poeti sono i veri sapienti capaci di governare, a Orazio. A San Francesco e alla sua Laude intrisa di spiritualità del reale. Agli stilnovisti, a Dante e alla sua ragionevole conoscenza del mondo, a Petrarca, poeta d’amore eppure precursore dell’umanesimo rinascimentale. All’angoscia e alle ideologie del novecento. Ma anche a Pascoli, D’Annunzio, Ungaretti, Montale, Quasimodo e tanti, tanti altri. E poi… Che dire? Per me, la creatività poetica non dovrebbe circoscriversi nel proprio intimismo ma farsi anche voce di denuncia e progettazione collettiva per un futuro migliore. Comunque, auguro a tutti un francescano, quotidiano stupore.
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