domenica 6 maggio 2012

Sandro Angelucci, "La poesia oggi"


LA POESIA OGGI





      Inizio a rispondere ai quesiti con una mia ferma convinzione: la Poesia è Mistero e, in quanto tale, sfugge a qualsiasi tentativo di condizionamento che abbia a che fare con i criteri che regolano la vita pratica o - se vogliamo - razionale, se, nel termine, includiamo ciò che spetta alla ragione come oggi viene intesa, ossia mezzo per il raggiungimento di fini materiali.
      La Poesia non serve a niente, ed è proprio questa la sua necessità. Di tutto, in senso concreto, si può disporre; della Poesia no, perché è lei che decide a chi legarsi, a chi donare la propria amicizia. Ecco: soltanto questo, forse, vuole dall’uomo: amicizia.
      Sulla base di queste premesse, allora, potrei dirti che ognuna delle funzioni di cui parli può appartenerle: da quella sociale (di riflesso, però) a quella soggettiva, di realizzazione personale (nella direzione della crescita interiore, ovviamente); da quella di specchio della vita nell’attualità a quella di strumento di perpetuazione dei valori archetipali. Tutto le si addice, a patto che l’uomo sappia riconoscerla, ritrovare in lei ciò che è stato sepolto sotto il fango delle convenzioni, degli arrivismi, dell’ipocrisia. È una storia che si perde nei millenni, e che continuerà perché, nonostante la noncuranza dei più, l’uomo avrà sempre bisogno di questa amica sincera, e la Poesia non potrà - sebbene ferita - fare a meno dell’uomo.
      Sul versante formale - a mio avviso - nulla cambia (contenuto e forma non si possono scindere in questo tipo di comunicazione): libertà, ma - attenzione - non confusione, non anarchia: rispetto, ascolto, sintonia; se si vuole che anche fuori splenda quello stesso Sole che la Poesia ci fa sorgere nell’anima.
      E concludo: la Poesia oggi? Quella di sempre, quella del suo Mistero.


                                                      

                                                                                      Sandro Angelucci

1 commento:

  1. Condivido in toto!
    Effettivamente la poesia non ha alcuna utilità pratica, ma solo morale o interiore. Già Montale ne era convinto della sua inutilità: "In ogni modo io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo, e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà". (E. Montale, Discorso per la consegna del Premio Nobel, 1975).
    E termino con un mio aforisma: "La poesia non serve, ma è servita e riverita da pochi; molti sono invece quelli che se ne servono restituendone ai nostri occhi solo una lontana parvenza".

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