lunedì 14 maggio 2012

Nota di Nazario Pardini su: DI FRONTE AL DESTINO" di Nicoletta Corsalini


Nicoletta Corsalini: DI FRONTE  AL DESTINO, Masso delle Fate Edizioni, Signa, 2008, pp. 80, Euro 10.

 Ho ricevuto oggi 14/05 il libro di Nicoletta Corsalini. Un libro accattivante per veste grafica, immagini, impaginatura. E so per esperienza che la Casa Editrice Masso delle Fate produce opere di grande qualità, frutti di passione e dedizione professionale.
        Ma veniamo al nocciolo della questione: la poesia. Che cosa è mai questa poesia? è sogno, è realtà, è immagine, è rielaborazione del vissuto? è vertigine panica configurante pensieri, meditazioni che ci rivedono ora vivi, ora malinconici, ora desiderosi di fare della memoria un’alcova edenica di distacco dalla vita ? o è vita, semplicemente vita? è forse sapore di mare “salmastroso” di noi che con ogni sforzo cerca di riportare a galla fotogrammi di volti e tramonti sepolti dalla quotidianità? esistenze nascoste in seno tornate a rivivere per la magia di inventiva artistica? o è forse parola, sintagma, amalgama di suoni e accorgimenti tecnico-fonici, che un po’ per malizia e un po’ per ispirazione e spontaneità, partoriscono sinfonie di grande impatto lirico-emotivo?  Ecco! E’ proprio tutto questo che io ricavo dalla lettura coinvolgente dell’autrice. Sembra che la Corsalini, per dire di sé, chieda aiuto alla natura, alla sua forza evocativa. E la natura, disposta e disponibile, ricambia, generosa, con le sue luci e i suoi colori, avvolgendo stati d'animo e dandogli corpo.  <<Incantava il libeccio / e il profumo di sabbia calda / - bruciando le narici / screpolando il rosa delle labbra - / intaccava il candore delle rose / consumate dal loro lento bruciare.>>.  Il libeccio, il profumo della sabbia, il candore delle rose, il bruciare, il consumarsi lento… non sono altro che segmenti di un’anima che sgomitano per tornare visivi nel caldo della sabbia o nelle scaglie folgoranti del mare. E’ un gioco di metafore, un linguaggio allegorico che tanto riporta all’esistenza: il suo fiorire, il suo consumarsi, il suo appassire col bagaglio di calde memorie.
         E la vita c’è tutta. E’ qui, nel pensiero eracliteo dell’essere e dell’esistere: dalla bellezza, alla vecchiaia, alla morte. Ed è il senso di precarietà a intrecciare tutta la tessitura poetica, assieme a un memoriale che mai si fa lamentevole o struggente, perché sorretto da una parola meditata e robusta nella sua struttura verbale. E il pozzo dell’anima è tanto fondo che le pièces sanno raggiungere vette di lirismo veramente avvincente. Soprattutto nel declinare sentimenti personali in messaggi oggettivi e universali; e parlo della lirica: “Della bellezza”:  <<Cercava la bellezza di sciogliere / il sale depositato sui capelli / raccolti / che desolati guardavano il vento / e le sue strade ampie e lunghe / dove le avventure / rimbalzavano / come palle di gomma.>>.  O  della lirica “Della vecchiaia”: <<Mi passavi vicino fendendo / l’aria appoggiata sulle strade / lastricate di pietra chiara.>>. Quanta vita! Quanto vicine queste impennate emotive  alle vicissitudini di ognuno di noi! E il linguaggio è pulito, arrivante. Il suo obiettivo è quello di giungere con immediatezza all’anima del fruitore. Senza orpelli a ostacolare  il messaggio. La parsimonia e l’uso appropriato di metafore e figure stilistiche rafforzano la gioia di gustare poesia e il piacere di farla nostra. Direbbe il poeta: “La coscienza di esistere, l’amore, il sogno, e la rivisitazione della realtà sono il terriccio fertile di questa meravigliosa avventura che è la vita”

Nazario Pardini                                                            14/05/2012    

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