PANESI
EDIZIONI – COMUNICATO STAMPA
TESTIMONE
UN CANE E ALTRI RACCONTI: amore malato, amore vissuto intensamente, ma anche
paure, tradimenti e stranezze che invadono vite inquiete e solitarie. Nuovo
e-book per Panesi Edizioni.
Sarà
disponibile in tutte le librerie online dal 10 febbraio TESTIMONE UN CANE E
ALTRI RACCONTI, una raccolta di nove brevi opere di Bonifacio Vincenzi,
scrittore già noto ai lettori di Panesi Edizioni.
Dopo
il successo dei primi due e-book Shakira – Uno sguardo dal cuore e L’apprendista
Babbo Natale, Vincenzi affronta il mondo dei sentimenti e delle loro mille
sfaccettature.
Temi
importanti quelli trattati in questi racconti: “L’amore, amore malato ma anche
amore vissuto intensamente, anche con paura, anche con dolore, ma capace di
dischiudere un’esistenza completamente nuova. Poi c’è l’affascinante tema del
doppio e poi – racconta Vincenzi – paure, tradimenti, stranezze che invadono
vite inquiete e solitarie”.
Sul
romanzo breve Testimone un cane che dà il titolo all’opera ci svela:
“Nel 2014 nel nostro paese c’è stata una donna uccisa ogni tre giorni. A
commettere queste efferatezze non è mai un assassino seriale, ma il fidanzato,
il marito, il convivente della vittima. Ed è proprio l’amore malato la causa
della scomparsa di Angela. Almeno così pensano gli inquirenti e sono anche
convinti che la donna sia stata uccisa. Non ci sono però testimoni né prove
certe per risolvere il caso. Quello che gli inquirenti ignorano, però, è che la
vittima e l’assassino non erano soli. C’era un testimone con loro, un testimone
che ha visto tutto: il cane di Angela. Un testimone completamente inutile
all’accusa. Nessun tribunale ne avrebbe mai tenuto conto. Nessun tribunale, ma
non l’assassino!”
TESTIMONE
UN CANE E ALTRI RACCONTI, dal 10 febbraio nelle maggiori librerie
online.
Per
informazioni, visitate Panesi Edizioni all’indirizzo
www.panesiedizioni.it/i-nostri-ebook/i-nostri-autori/
.
Bonifacio Vincenzi TESTIMONE UN CANE e altri racconti
Panesi EdizioniTESTIMONE UN CANE E ALTRI RACCONTI di Bonifacio Vincenzi ©2015
Panesi Edizioni, Cogorno (Ge) I edizione digitale: febbraio 2015 ISBN
9788899289119 L'immagine di copertina è tratta dal web e libera da diritto
d'autore. Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore. È vietata
ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata. Ogni riferimento a fatti,
persone e/o cose esistenti è da ritenersi puramente casuale.
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e LinkedInAfrodite
DA:
TESTIMONE UN CANE
La
tua bocca si lega al mio silenzio. Il volto legato alla polvere non ha gli
occhi, amore. E sono fredde le stelle di notte, fredda la luna nel pozzo. Mi
manca il respiro, amore che non vieni. Amore già perduto. Amore fuggito chissà
dove. Amore morto chissà dove. Mi manca la speranza perché conosco il fantasma
che ci lega a questo buio immenso. Ti ho aspettata con la consapevolezza che
non saresti venuta. I tuoi occhi legati ai miei occhi, altrove. Poi è venuto
uno strano tipo a farmi delle domande riguardo ad un cadavere. Ho cercato di
spiegargli che io non ho mai visto un cadavere in vita mia. L'espressione
ironica nei suoi occhi era tagliente come la lama scintillante di un coltello.
Ha continuato a parlarmi di te. Ora che ci penso, è molto strano che lui mi
parlasse di te. E ancora più strano è il fatto che io fossi disposto ad
ascoltarlo. Nessuna parola conciliante da parte sua. Ma un freddo accavallarsi
di domande alla ricerca di una risposta da parte mia che potesse in qualche
modo dar senso a quella strana conversazione. Strano tipo quell'uomo in divisa,
strano tipo davvero. Parlava di te come se tu fossi morta, cercava il tuo
cadavere e chiedeva a me dove l'avessi nascosto. Lui è veramente persuaso che
io so. Strano tipo davvero quest'uomo in divisa. Monotono? Sì, così monotono è
il suo procedere di parole che ad un certo punto ha procurato un vuoto nella
mia mente. È durato soltanto qualche minuto. Un varco che si è colmato in
fretta nelle solite tre rughe della mia fronte preoccupata. Poi ho cancellato
tutto, mostrando al mio interlocutore quel tanto di denti che bastava per far
pensare ad un sorriso. Potevo parlargli del cane di Angela. Era un'idea che mi
era venuta all'improvviso. Il cane bianco di Angela! Ma lui non avrebbe capito,
lui cercava un cadavere: nulla più. Ed io, invece? Cosa cercavo io?La sua mano
leggera e bianca, il suo sguardo vivace e sicuro. Ma era tutto lì, vicino a
quel minuscolo laghetto. Nessun cadavere per nessun uomo in divisa: un premio o
un castigo che non hanno fine. È da più di un'ora che l'uomo in divisa se n'è
andato. Mi ha promesso che ritornerà molto presto. Mi ha detto chiaramente che
non devo illudermi di farla franca. Mi ha confidato anche che lui è un uomo che
sa essere paziente. Può darsi che lo sia davvero, e che questo sia il suo
maggiore pregio. Ma ha un difetto enorme, un macigno per il suo lavoro: non sa
guardarsi attorno. Eppure più di una volta, durante l'interrogatorio, ha
guardato fuori dalla finestra di casa mia e mai, mai mi ha chiesto che ci
facesse quel cane vicino a quel lampione, immobile, a guardare verso di noi. Il
cane bianco di Angela! È lui il vero inquisitore. Lui che formula le domande
giuste, lui che sa accusare. Fermo lì che guarda. Due settimane che guarda.
Notte e giorno. Quanta tristezza in quello sguardo! Quanta enorme tristezza!
Leopoldo. Fin dall'inizio della mia relazione con Angela mi è sembrato un nome
poco adatto per un cane. Ma a lei piaceva e col tempo mi ci ero abituato
anch'io. Il cane era sempre con noi. Una presenza discreta, mai invadente, che
col tempo finii per apprezzare, e ben presto Leopoldo, nella nostra vita, prese
il posto di quel figlio che Angela non aveva mai voluto. Ma ora, che cosa era
successo ora? Sul selciato della memoria i passi risuonano forte. Passi lenti,
ciechi, di un uomo, una donna e un cane. Poi più nulla. Ma è un nulla
stranamente pieno di qualcosa. Un nulla nel quale grida un'altra realtà che la
mente non vuole accettare. La verità libera, era la frase ricorrente dell'uomo
in divisa. Ma suonava così falsa dalle sue labbra! Così senza senso! Singhiozzi
convulsi e mani sul viso. Perché sto piangendo? Non devi avere paura, Roberto.
Ti aiuterò io. Era solo una voce. Nient'altro che una voce. E c'era anche
nebbia, sì. Da qualche parte, credo. Ma dove?L'uomo in divisa è tornato anche
oggi. Ad accompagnarlo c'è una donna, anch'essa in divisa. Alta, energica, a
guardarla bene anche bella, e con i capelli opportunamente raccolti dietro, a
coda di cavallo. Si sono accomodati. Ormai si può dire che sono di casa. Si
mostrano gentili, premurosi. Come se fossero miei amici. Ma non lo sono, non lo
sono affatto. Loro vogliono strapparmi solo una confessione. Non vogliono
altro. L'uomo in divisa si schiarisce la voce. «L'ha uccisa lei, vero?» Una
domanda ricorrente. Gli occhi puntati su di me. Perché non abbasso lo sguardo?
Un innocente si sentirebbe a disagio, si comporterebbe da colpevole davanti ad
uno sguardo indagatore. Invece, niente. Loro mi guardano, io li guardo. Loro mi
sorridono, io ricambio il sorriso. Loro si agitano, io resto calmo. «Lei non mi
sembra una cattiva persona. A volte si fanno delle cose che non si vogliono
fare. Un momento di follia. E poi è troppo tardi per tornare indietro. Ci dica
almeno dove ha nascosto il corpo. Voleva bene ad Angela, vero? Ci dica dov'è.
Si sentirà meglio, dopo. Angela merita una degna sepoltura, non crede?» La voce
della donna in divisa è dolce, comprensiva. Umana, molto umana. Non capisco,
però, cosa voglia dire. Parla di Angela come se fosse morta. È tutto così
confuso. Lasciatemi in pace. Glielo vorrei dire. Ma sarebbe un grave atto di
scortesia. Loro sono le forze dell'ordine. Rischiano ogni giorno la loro vita
per proteggere tutti noi. Meritano rispetto. Certo, a volte dicono delle
assurdità. Ma queste non scalfiscono minimamente la qualità e l'importanza del
loro lavoro. Glielo vorrei dire alla donna in divisa. Non so se capirebbe ciò
che voglio dire. Ho paura di no. Lei e il suo collega sono concentrati sulle
domande da farmi. Ogni volta che vengono ne fanno così tante. Troppe. Ma li
capisco. Loro continuano a chiedere, io continuo a non rispondere. Mettetevi
nei loro panni. Se avessero delle risposte da parte mia, la quantità delle loro
domande diminuirebbe di colpo e la verità verrebbe fuori, forse. La verità? Ma
quale verità? Quella che è dispersa nelle pieghe di questo mio delirio? O ce
n'è un'altra che io neppure conosco? Angela era tutta la mia vita. Se avessi la
forza e il desiderio di farlo, glielo direi a questi tenaci investigatori…
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