IL CROCO. I quaderni letterari di POMEZIA NOTIZIE
Aurora De Luca: CELLULOSA
(2° Premio Città di
Pomezia 2014)
Cellulosa.
Carta, legno, profumo, essenza, natura che forma e sforma, che vincola e
svincola, che colora e scolora; che vive, libera, offrendoci sguardi che vanno
lontano, oltre ogni pensiero, oltre i limiti del nostro esistere, oltre i
cammini che si perdono nella bruma del nostro esserci. Sì, vita. Questo
complesso e complicato gioco di andate e ritorni, di voli e di svoli, di
azzardi e rattenute. Una dualità fra bene e male, fra giorno e notte, fra
illusioni e delusioni. Ed è da questa contrapposizione fra poli opposti, dalla
simbiotica fusione delle loro valenze, che si determina la metamorfosi di una cellulosa in pagine bianche per un cuore
bramoso di stendervi le sue confessioni; le sue fughe in panorami naturali che
tanto sanno di una storia; che tanto concretizzano il sentire. È questa la
Cellulosa di Aurora De Luca. È amore, sentimento, passione, spiritualità,
fusione in palpiti naturali che si fanno folgorazioni paniche, cospirazioni
empatiche. È brama di fare dell’amore una polivalente estasi; una plurale
visione, a tutto tondo, del mondo, del suo continuo divenire in progress.
Perché la Nostra mai si accontenta di quello che il mondo stesso le propone.
Deve scavare, deve conoscere, leggere, far proprio tutto ciò che la circonda, tuffarlo
nell’animo, e lì farlo crogiolare, perché fuoriesca intinto degli abbrivi
emotivi carichi di palingenetiche epifanie, di ambizioni rinnovative. Una vera
fuga dal proprio corpo verso ambiti naturali, zeppi di piante, di sole, di luce,
di boschi, tramonti, albe; un rientro che si tramuta in parole che tanto sanno
di casuale e impensabile, che tanto stentano a farsi consone a chiavi
sperimentali per gli innesti dell’universo:
(…)
E così l’incontro con una
parola
è la rovina totale e
incontenibile,
ma l’incontro con quella
giusta
è il mazzo con tutte le chiavi
del mondo (Le chiavi del mondo).
Il
mondo, quello imperscrutabile, tanto lontano e tanto vicino, coi suoi fremiti e
le sue carezze; col volto delle montagne, le lacrime di pioggia; coi suoi
simboli di generosa analogia, d’incomparabile attitudine ad umanizzarsi; di
quello va in cerca Aurora per dare sostanza alle sue emozioni. Un linguismo
folto, innovativo, carico di una metaforicità duale, di un allegorismo capiente, talmente capiente da
contenere tutti gli interrogativi e le inquietudini della vicissitudine umana:
E’ esploso il cuore
l’attimo prima del sogno.
Egli ha preso il volo (Il
giro del mondo).
Dacché
il sogno fa parte della vita, ne è una componente determinante; è con esso che
l’Autrice si distacca dalle minuzie di una complicanza fortemente umana per
volare in una sfera aurorale, eterea, se pur sempre marcata dalle intrusioni
della terrenità, da campi di soffioni intatti che promettono “idee che sono,
per ogni tempo,/ la primizia e la fioritura”:
Oltre le parole di carta pesta
ci sono campi di soffioni
intatti
pieni di fiato e di vento,
pronti
a spargere cappelli volanti di
semi di idee,
e metteranno radici e metteranno
colore
e nel silenzio resteranno
tali,
idee che sono, per ogni tempo,
la primizia e la fioritura (La
fioritura).
Un
mondo nuovo, privo di brutture, in cui l’uomo, lui stesso, è nuovo, rinato, in
una natura dove la cellulosa dà frutti per idee anch’esse nuove. Dove tutto si
fa chiaro, luce, sole, anche nel buio della notte. Dove tutto si fa simbolo
alla ricerca di verbi che oltrepassino il senso dell’etimo. Dove l’insieme si
fa olismo, omnia, pluralità, fusione completa con la madre più antica impasta
del corpo e dell’anima di Aurora. Dove i contrari si fanno unisoni per aprirsi a
spiragli di cielo. Si fanno causa ed effetto in un melange di vita e di morte a
partorire semi fecondi nascosti nel buio; è l’eterno respiro della natura che
tutto guida e tutto dispone: “Pensez-vous
ce que ou qui pourrait être l’homme sans avoir inspiré le parfum de la mer,
sans avoir joui de l’iris d’un coucher du soleil, sans voir vécu la mort
automnale d’un bois, sans s’être perdu dans les mystères du jour et de la nuit; de la vie e de la mort; du fleuve et de
la mer; tout il pourrait être moins qu’un Poète” (da: N. Pardini “Lettres à
un Parisien”.
“Pensate
voi cosa o chi sarebbe l’uomo senza aver inspirato il profumo del mare, senza
aver goduto dell’iride di un tramonto, senza aver annusato la ruggine autunnale
di un bosco, senza essersi sperso nei misteri del giorno e della notte, della
vita e della morte, del fiume e del mare; tutto potrebbe essere meno che un
Poeta”.
Questo
mi resta alla fine della lettura: la storia di un’anima pulita, generosa, che
sente l’urgente bisogno di volare dalla realtà alla verità. Pur sapendo,
cosciente, quanto difficile sia per noi umani oltrepassare il limen che ci
circonda. Mi resta un senso di fusione totale fra eros e thanatos, i due
cardini portanti dell’universo. Aurora è viva e morta come lo è la natura nel
suo perenne processo di fine e rinascita che non è mai morte. Sì, questa
percezione dell’esistere, mi resta, unica, mai pleonastica, fuori da ogni
epigonismo, dominata da un amore che potrebbe bene configurarsi in un canto di
spiritualità francescana:
Muoio.
su questa terra di cellulosa
resta la mia pelle.
Vivo.
Da questa terra di cellulosa
è la mia anima.
E tutto insieme è il dolore
e tutta quanta è la luce
e immensamente tutta viva
e morta, sono, in un attimo (Materia
poetica).
Nazario
Pardini
Caro Prof. Nazario, mi onora trovarmi accolta su queste sponde. La sua lettura di Cellulosa mi giunge graditissima. Ho apprezzato ogni passaggio e in maggior modo questo : "[..]Aurora è viva e morta come lo è la natura nel suo perenne processo di fine e rinascita che non è mai morte. Sì, questa percezione dell’esistere, mi resta, unica, mai pleonastica, fuori da ogni epigonismo, dominata da un amore che potrebbe bene configurarsi in un canto di spiritualità francescana[..]". Cellulosa è, con anche Materia Grezza, un canto duale, sì di contrari, di vita e morte, ma anche il canto del singolo che ricompone la dualità.
RispondiEliminaNon c'è differenza, per me, tra vita e amore (ed i loro contrari); ogni cosa incarna il ciclo.
La ringrazio sentitamente!
Aurora De Luca
Mi ritengo onorata di trovare la nostra meravigliosa Aurora della Poesia recensita dalla voce tonante e purissima di Nazario e di appurare che ha vinto l'ennesimo Premio... Il suo lirismo, com'è dimostrato dalle parole del Professore è canto altissimo e ricco di afflato lirico autentico. E' inno all'amore, inteso nell'accezione trascendente e immanente, é superamento dei limiti, delle convenzioni, delle pochezze, che ci limitano dietro le sbarre quotidiane. Ella sogna e invita al sogno, con la determinazione fiera della giovane donna che sa quanto siano esigenti i sogni. Nascono con noi, ma non vanno confusi con i programmi, hanno respiro ampio e inarrestabile. Chiedono coraggio e volontà. Aurora é soave nel coraggio, imperiosa nella volontà. Sa di dover andare incontro ai desideri e intraprende la sua lotta quotidiana per rendere i giorni all'altezza della 'primizia e della fioritura'.
RispondiEliminaMerita ogni tributo, perché lavora infaticabile e innamorata senza ostentare, arrossendo di fronte ai complimenti, dimostrando quanto la vera Arte non rappresenti una forma di ostentazione, ma un compito svolto al servizio del sé e della Cultura. Se esiste una bandiera per rappresentare il nuovo Umanesimo ha senz'altro il suo volto di bimba e la sua penna di raso.
Complimenti vivissimi e il più caldo degli abbracci a Lei e al Nostro Immenso Nazario!
Maria Rizzi
Ebbene Maria, arrossisco e ti ringrazio sinceramente!
RispondiEliminaGrazie non traduce abbastanza la mia gratitudine!
Un caloroso abbraccio!
Aurora