giovedì 12 dicembre 2019

ANNALISA RODEGHIERO LEGGE: "IL SOGNATORE VOLANTE" DI FRANCO VETRANO




Franco Vetrano Sognatore Volante Dibuono edizioni, 2019.
Nota di lettura di Annalisa Rodeghiero

Annalisa Rodeghiero,
collaboratrice di Lèucade

Sognatore volante, questo il titolo, forse volutamente ridondante che Franco Vetrano ha scelto per la sua nuova silloge. Il volo è inteso come sogno di una dimensione altra e il sogno come volo verso orizzonti e armonie possibili, alla ricerca di ciò che siamo realmente, alla ricerca della nostra interiorità profonda: sentieri senza meta/ e fiumi da guadare/ correndo per cercare/ con il cuore impazzito/ orizzonti mai visti.
Sogno e volo nascono allora dalla necessità di andare al di là delle umane vicissitudini ma si nutrono di terrenità, quotidianità e affetti: Voglio spiccare il volo/ con le ali d’acciaio,/ vestirmi d’infinito/ perché devo cercarti(…). Tendere al sogno per essere realmente noi stessi, oltre gli ostacoli che forse, da soli creiamo, quasi non ci fosse dato di spiccare il volo perché condizionati dai tanti ingranaggi delle convenzioni sociali ma ancora di più dall’intervento della ragione. L’uomo non può non ragionare ma deve riuscire a trovare un equilibrio tra razionalità e istintività. Solo allora riuscirà a volare come gli uccelli al cielo e ancora di più, avendo il dono di vivere davvero il mistero - nella piena consapevolezza- che solo l’uomo tra i viventi, possiede: Cerco invece di parlare/ (…)/ del mistero dell’immenso/ e trovare per magia/ dentro un verso, l’universo.
Compagna di volo è la solitudine: tanta vita ho vissuto/ e non l’ho vissuta con te, un’incolmabile solitudine che è mancanza di persone amate e perse troppo presto, presenze irrinunciabili; una su tutte la madre a cui si rivolge chiamandola teneramente “Mamma” e non madre, essenziale sfumatura a rimarcare l’affetto bambino rimasto intatto.
Mamma (Pag.44)
Spicchio di luna, il sorriso
che al risveglio mi accoglieva
e oggi ancora mi accompagna.
Dentro gli occhi ho la tua luce,
è nell’aria il tuo profumo,
nel silenzio la tua voce.
Nella splendida chiusa ossimorica, tutta la valenza del legame primo, che nel ricordo profuma come rosa di maggio e che sarà compagno dell’intero volo: Nel silenzio scorrono/ pagine del passato/ da sfogliare la sera/ come un libro mai letto.
Un senso di saudade percorre la raccolta e si accentua nei rimandi alla sua terra amata, all’infanzia e alla giovinezza:
Ricca nella tua povertà/ madre terra di Lucania/ che con poco sopravvivi/ come un cardo nel deserto (…) (pag. 43)
Sto cercando il mio mondo/ nei luoghi dell’infanzia, / nello sguardo del vecchio/ che non mi riconosce. / (…) / Non ritrovo quel mondo, / il mio semplice mondo (…) (pag. 66)
Cantavamo la rabbia/ il dolore e l’amore/ vestiti di scintille/ nelle piazze di un tempo (…) (pag. 39)
Nel tragitto non mancano assonanti tuffi crepuscolari d’anima nei suoni e silenzi della natura - Come foglie d’acqua/ dal cielo si stacca/ la pioggia che cade/ e la notte graffia - madre generosa che arricchisce l’anima delle sue luci e ombre, delle sue cromìe, di aromi che dalla terra salgono: Mi accorgo della vita/ (…)/ guardando l’orizzonte/ tagliare le montagne, / dal truccarsi del mondo/ con la luce dell’alba/ dal volo di farfalla.
È dunque un volo, quello di Vetrano, alla scoperta del senso della vita e del suo mistero con la consapevolezza che il tempo non passa inutilmente se si rincorrono con tenacia, i sogni - Allo specchio mi accorgo/ degli anni ormai trascorsi/[…]/ Quanti giorni passati/ con le braccia levate - mantenendo però lo sguardo saldo a terra, alle creature tutte nella sofferenza: Tornerò domani, vita// Tornerò per chiederti/ di volgere lo sguardo/ a chi senza speranza/ mangiato dalla fame/ ti perde poco a poco (…).
Questa nuova silloge di Franco Vetrano prosegue il sentiero tracciato dalla poetica autentica delle raccolte precedenti, con il pregio indiscutibile di semplicità e chiarezza espositiva, nella perfetta intelligibilità del testo come dono al lettore che potrà rigenerare in sé la bellezza delineata nei versi, così che il passaggio dal vissuto personale del poeta, alla sua universalizzazione, si possa realizzare.
Semplicità e chiarezza volute, sono specchio del suo sentire puro, del suo essere in armonia con l’universo e le sue creature. Ne risulta una poesia in cui la ricerca della bellezza non è solo contemplazione ma coincide con la ricerca della verità, in un dire semplice, fluido e sincero, elegante nelle assonanze, nella brevità delle composizioni e del metro.
Ogni poesia di questa silloge è dunque una piccola verità, una scoperta che si realizza quando qualcosa che al poeta appartiene profondamente -nella gioia o nel tormento, nella solitudine o nel ricordo - riesce a manifestarsi visibilmente per essere poi tradotta e il sogno sa essere fedele traduttore del nostro sentire profondo:
Sono nato una notte di febbraio, / la voglia di volare dentro il sangue/ il sogno di Icaro in fondo al mio cuore.

Annalisa Rodeghiero

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