mercoledì 18 dicembre 2019

LIDIA GUERRIERI LEGGE: "LE MIE CHIMERE" DI ADELE IBERO


Lidia Guerrieri,
 collaboratrice di Lèucade
Una lettura della raccolta “ LE MIE CHIMERE” di Adele Libero.

(Lidia Guerrieri)


“Abitiamo lo stesso albero “ dice Adele Libero rivolgendosi ai poeti : e basterebbe a presentarci questa poetessa così lontana da certi atteggiamenti di ringhiosa competitività che a volte oscurano il mondo della poesia. Per Adele invece “...vivere la poesia..è baciare l'anima” ( “ Lo stesso albero” ), è avvicinarsi agli altri con la mente pulita e il cuore disposto alla fratellanza. La raccolta “ Le mie chimere” brilla di una pietas che tutti abbraccia nella sua luce, di una comprensione che esula da toni melodrammatici e, scansando le sabbie mobili dell'enfasi, si mantiene sul sano terreno di un' equilibrata partecipazione : ecco dunque la “ leonessa ...che il duro viaggio ha consumato” per fuggire dai deserti africani verso giorni migliori, ecco il barbone che conosce solo il marciapiede e l'indifferenza della gente, ecco i giovani dei bassi in cui il fiore dell'età è già appassito nella miseria, nella delinquenza, nella droga perché “ la luce sfiora appena quelle vite” ( “ Bassi” ). Questa sofferta partecipazione ai mali ed alle ingiustizie sociali sfocia nel j' accuse verso l'indolenza della politica e l' apatia della società che resta “immobile e stupita” anche di fronte a “ i profughi che scappano, a milioni “ ( “ Brividi” ). Tanta compassione non dimentica chi è già stato inghiottito dalla storia : gli Ebrei ed i prigionieri sovietici su cui si accanirono in una chiesa i nazisti “ a disegnare le carni di rose troppo spinose” ( “ La chiesa”), i ragazzi che persero la vita in Normandia ( “ D Day), la patria dilaniata in passato dalle invasioni e scarnificata nel presente dall'avidità dei governanti ( “Italia”). Torna spesso nelle poesie di Adele Libero la parola “ragazzi” a dirci della sua anima teneramente materna...la ritroviamo perfino riferita a Cristo ( “ Croce” ) : il Figlio di Dio che è stato chiamato con tanti appellativi, per Adele è in primis un “ragazzo morente” e non c'è nulla di più umano e di più vero di questo. E' chiara la scelta cui la poetessa si tiene fedele in tutta la sua opera :” la poesia è baciare l'anima”, e se è così, allora la poesia deve permettere agli altri di accostarsi a chi scrive, non solo “ascoltando” le sue esperienze, le sue emozioni, i suoi pensieri , ma “ vivendoli” e questo avviene con maggiore immediatezza accorciando la distanza tra il verso e il lettore mediante un linguaggio schietto e misurato che rifugge da certe scelte che sembrano studiate per stupire piuttosto che spontaneamente sgorgate da un'anima tesa a farsi intendere.
Allo stesso fine di assicurare la percezione dell'emozione in tutta la sua intensità e di incidere immagini dai contorni netti, la Libero si avvale di figure retoriche di vario genere, specie della metafora ( “ gli occhi sono fondi di bottiglia “), ma anche di prolessi “ Mai non la lascia nello spazio immenso”, di iperbati “ nero di colpe”, di sinestesie “ muto segnale” e, nel contempo, evita quasi sempre l'enjambement a favore di un completamento del concetto o dell'immagine nell'ambito del verso. L'ispirazione domina sempre, e disciplina la metrica nel senso che la poetessa, pur solitamente fedele alla forma canonica, non rifugge dal concedersi la libertà di piccoli dirottamenti dalla grammatica o dalla sintassi ( es. omissioni di un articolo) per rientrare nel metro quando reputi necessario assicurare l'organicità strutturale della forma metrica, o, al contrario, sforare di una sillaba quando sia impellente la necessità di completare un concetto.
Centrale nella poesia della Libero è l'amore della donna per l'uomo, che si tinge di tutta la gamma cromatica dalla tenerezza alla passione e in cui la parola semplice diventa preziosa nell'uso particolare che ne viene fatto “ respirammo insieme gli anni più belli “, “ bevimi ancora...il succo accogli di ogni mia stilla, che brilla, bagnata e celeste” : come di sopra anticipato, non la ricerca a volte studiata e forzata di parole astruse che in qualche caso hanno il sapore di frutti messì lì per stupire, ma l'abbandono alla parola nuda, pulita, chiara che, con l'uso particolare, si fa gemma lirica. L'amore è visto come equilibrio fra l'io e il noi, come simbiosi perfetta intendendosi la parola nel suo significato etimologico, come convivenza da cui ognuno trae vantaggio, con la connotazione positiva che ha in biologia e non con quella sfumatura negativa di dipendenza e soggezione con cui la percepiamo a volte in psicologia. “ Tu che metà mi sei d' ogni respiro...ti guardi nello specchio ed io ci sono” ( “ Sogno d'amore”)...insieme, dunque, ma nessuno cammina davanti all'altro perchè, dice Adele “ ti darò forza..ma...non sono cosa da succhiare dolce. “ ( “ Donna”) Parla una donna del Sud forte e caldo, romantico e battagliero, che si dichiara nella sua complessità :” aurea luce oppur ombra” ( “ Essenza”), pronta ad accorrere “ come formica al pane dell'amore”, a consolare “ raccontami i tuoi sogni di bambino”, a camminare a fianco del suo uomo , ma sempre “ libera...e fiera “, al punto che a volte percepisce se stessa come una nuova donna angelo “ sarò la tua stella del mattino, quella che portò luce “ ( “ Stella del mattino”). L'amore nella poesia di Adele Libero è senza dubbi e senza tempo, è linfa vitale e speranza. Può giungere inatteso, improvviso “ sei tu che scompigli le mie carte” ( “ Orizzonte”), ma è per sempre e quando la vita te lo porta via, continuerà a vivere nel ricordo perchè la sua essenza è immortale. Simbolo ne è l'albatros che con la sua compagna “ si libra una vita intera....e quando uno ... diventa cielo, l'altro si ferma e più non cerca il volo” ( “L'albatros”). L'amore non ti fa mai sentire inadeguata perchè è camminare sempre insieme , è farti sentire amata anche quando il tempo più dolce è passato,“ anche se il volto è una ragnatela”. Amore , fiducia, speranza danno calore all'opera poetica di Adele Libero che non indulge mai all'autocommiserazione né si abbandona del tutto a quelle paure che ci sono così familiari. “ Quando l'eterno appare più vicino” o quando le illusioni sono “ finite addormentate dentro il mare”, ( “ Orizzonte”) di fronte al tempo che implacabile avanza e artiglia il corpo, nello smarrimento di fronte al sommo mistero, Adele trova conforto nella poesia e la sua maniera di intendere la poesia trova il proprio manifesto nei primi versi di “ Nasce la poesia” :” E' nelle vene e nella voce...non c'è scampo, lei è felice quando nasce.” La trovo una dichiarazione bellissima: appare così immediato, così totale questo arrendersi dell'anima al bisogno di scrivere per trovare nel verso la sua purificazione da paure, da dubbi, da noie, da pene : la poesia diventa un mare in cui bagnarsi per ritrovare freschezza ed energia, e da cui attingere i ricordi per riviverne il calore, per riceverne conforto, per recuperarne il senso e l'insegnamento attraverso il filtro delle esperienze di una vita ed alla luce dell'età più matura. La poesia e la poetessa camminano di pari passo perchè se lei riceve conforto dai suoi versi, anche la poesia, come creatura viva, figlia del suo cuore e della sua mente, è felice di nascere. Si ripropone fra le righe il tema della maternità che è soprattutto gioia di dare e se il fato non ha voluto che Adele fosse madre, l'ha resa tale la poesia facendo germogliare in lei i semi di una maternità che la natura le aveva negato. Ecco che allora la poetessa sa che “ quanno 'na mamma se ne saglie 'ncielo” ( “ Angelo”) non può trovare pace e allora scende per stare accanto alla sua creatura e “ sulo quanno 'o figlio suo è crisciuto se ne po' riturnà 'o Paraviso”: mamma è quella che piange ai piedi della Croce, mamma è quella che rinuncia al Cielo fino a che il figlio non è al sicuro. L'amore materno che, almeno nella normale disposizione delle cose, è l'amore supremo, trova in Adele una degna voce. L'ombra del dolore non manca certo nelle poesie della Libero : senza fare riferimento a mali estremi come la guerra, i naufragi di chi sfida il mare in cerca di pane e di pace, temi che non mancano in una poetessa così sensibile ai problemi sociali, i dolori più grandi ed a tutti comuni sono nei suoi versi la coscienza della nostra fragilità e la solitudine. Pur generalmente così solare, Adele si sente smarrita ed infinitamente piccola di fronte all'immensità del Cielo, così smarrita da invidiare “ la più piccola formica” che “ sa il senso di sua breve vita...non prova invidie né cerca la fama”(“ Cielo”) e, nella sua compassione per se stessa, fraternamente abbraccia tutti noi che “ nuotiamo come rane in uno stagno, saltando nelle ore come matti.” C'è, qui, tutta l'umanità col suo misero destino e il suo inutile affannarsi. E, l'altro grande male: la solitudine...la pena che provi quando hai “ addosso un cappotto di ricordi” e “ un groppo in gola grande come il mare perchè lo sai di non poter volare”(“ Solitudine”). La solitudine sfocia nell'annullamento della voglia di vivere, ti tarpa le ali e ti spenge. C'è un rimedio a questi mali? Alla paura della nostra debolezza, dell' ultimo passo, della solitudine? C'è ed è uno solo : l'amore. Come sempre, l'amore è il nodo cui confluiscono e da cui si dipanano tutti i fili perchè l'amore è speranza, è dolcezza, è conforto, è sicurezza, perchè l'amore è fiducia, è starsene “accoccolati verso l'infinito” respirando “ stelle lontane”, perchè l'amore è una strada che possiamo percorrere fianco a fianco “ per valicare insieme l'orizzonte”.

Lidia Guerrieri 

1 commento:

  1. E ha saputo leggere alla grande la mia poesia, la mia anima, il mio cuore!! Adele

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