domenica 1 dicembre 2019

MARCO DEI FERRARI: "IL PATTERN DI PARDINI"


IL PATTERN DI PARDINI

Marco dei Ferrari,
collaboratore di Lèucade
Pardini non smentisce mai il suo memorarsi lirico tra stagioni e ambienti di fasce temporali-esistenziali come il mare, la spiaggia, l'amore, la ragazza...
In questa lirica apparentemente colma di tristezza e malinconie varie (il Sole che si squaglia... il singhiozzo di settembre... le rene amare...) il Poeta rievoca un distacco finale da una stagione morente.
Ma qui il significante delle parole si distanzia dal significato delle stesse che non si inquadra in un finire musicalmente tradotto dallo spartito dei giorni: tutt'altro.
Infatti per il Poeta l'accostarsi alla fine è solo l'inizio di un percorso retrospettivo: salsedine e ragia si alimentano di giovinezza; la stagione triste è vivacizzata dalla simulazione della ragazza che partecipa a estati rinnovate da un incendio di passioni reali che il Sole interpreta nelle "vele" di orizzonti estesi oltre il pensiero di memorie e sguardi; la mestizia di un amore perduto ne sollecita un altro sorretto da un Sole gonfiato e da aliti d'aria rinforzati e carezzevolmente spruzzati in un suono di salmastro arricchito (...più pieno...) e di fogliame prezioso (d'oro) e intramontabile.
Ecco dunque l'emergere progressivamente articolato nel tracciato lirico, di un ottimismo mascherato magistralmente sino a utilizzare il settembre opacizzato dalle memorie per rilanciarne l'intrinseca giovinezza intersecata da presunti singhiozzi ripetuti.
Tali singhiozzi però non si manifestano nella finitudine tragica di un iter esistenziale ma si sostanziano nell'inizio di una catena di fasi vitali successive ebbre di passioni intense che mai tramontano con l'esorcizzare ogni tentato distacco dalle metamorfosi dell'Essere perpetuo e onnipotente.
Occorre ancora rilevare che le strade di Pardini assumono una coinvolgente "continuità-discontinua" che certifica il doppio suo itinerario artistico, in particolare per il motivo di ogni singola parola che esprime una riflessione unitaria scissa circolarmente ad occupare lo status psico-ambientale della virtualità reale prescelta.
In questo "circolo" il mare assume qualificante preminenza nella sua indefinibile orizzontalità verticale riconvergendo il presente rattristato (virtualmente) nel passato gioioso di un'estate compresente sempre ricca di percorsi amorosi dinamici (lontani dallo statico settembre) sussunti nell'immaginario artistico del Poeta.
Allora, improvviso, il tutto si ravviva nei gesti e nei personaggi ambientali e umani: il cane gioca ,il pattino non è più logoro, i gabbiani richiamano il mutamento, l'aria si intenerisce nelle carezze, l'amaro delle tamerici si dissolve nell'attesa, la barca non è più solitaria, la musica è vivace, la fanciulla si offre al Sole, le foglie sempre più maliziose rifuggono l'oro...
La semplice malinconia dell'abbandono così si trasmuta nell'altra dimensione di carisma esistenziale affidato alla presenza dell'Essere che disvela, oltre la maschera, il vero pattern dell'Artista.

Marco dei Ferrari


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