Nota per Sandro Angelucci
Raccolta
Titiwai, Ladolfi Editore, 2019
Sandro Angelucci, collaboratore di Lèucade |
Lo
sguardo del poeta Sandro Angelucci è l’innocente sguardo francescano che sa
cogliere la quintessenza del reale valicando i limiti del visibile per giungere
a una dimensione metafisica.
La sua
parola con naturale limpidezza riferisce verità che sono all’origine del
movimento della vita. La sua contemplazione della natura riconduce alla radice
primaria di leggi cicliche configurate in uno spazio-tempo eterno.
Questa
purezza di cuore, quest’accoglienza dell’armonia cosmica, questo abbandono al
mistero e al divino sono il viatico di un viaggio all’interno della creatività
e della parola.
Così
la manifestazione del creato coincide, in totale sintonia, con la manifestazione
espressiva.
Sono superati
contraddizioni, limiti, scontri, in superiori equilibri. La legge della
necessità è sovrana nel mondo.
Il
poeta ne coglie l’ordine, l’euritmia e conserva intatto lo stupore innocente di
un risveglio alla vita. La libertà di questa visione supera gli schemi mentali,
le sovrastrutture, le ingiustizie, le prevaricazioni, le violenze: l’amore
vince sull’odio.
Il
linguaggio dell’autore non si appoggia a mode, a correnti letterarie, a
ideologie: è profondamente unico e originale. La sua comunicazione è diretta,
sincera e nella sua essenzialità raggiunge il lettore negli intimi spazi della
coscienza del cuore commuovendolo intensamente.
La
poesia L’abete è emblema
dell’inclinazione con cui il poeta si accosta al reale: (…) E’ così bello essere mortali
/ sapere di far parte del mistero. / Svegliarsi / aprire gli scuri / ed
affacciarsi sulla vita: / quella di adesso / quella che non tradisce / e ti
sorprende. / Come fa l’abete / con chi è disposto ancora / ad ascoltarlo.
Il suo
abbandono alla natura senza riserve costituisce la vittoria del bene sul male:
unica modalità possibile per attraversare la vita senza esserne annientati. La
natura deve essere accolta, ascoltata….
Ecco
lo splendido testo Io sono colui che sono:
Crepuscolo. / Il dorso di Palmarola. / Una lampara / che dondola sul mare. /
L’ultimo pescatore. / Le barche senza i remi. / Le grotte / senza barche. /
Eppure, sento distinta / un’eco: / “Io sono colui che sono”. Con intensa
commozione è consegnata la dichiarazione di fede in un Dio che si manifesta proprio
attraverso la natura la quale sempre ci accompagna in un rapporto di osmosi.
E la
poesia è il luogo dove emergono le domande fondamentali: chi sono? dove
andiamo?
La
poesia di Sandro Angelucci coinvolge proprio perché partecipa verità e pone
domande comuni a tutti gli uomini.
E le
risposte risiedono nel mistero. La poesia è luogo Feroce come un pugno / dolce come una carezza. E’ luogo dove
nell’unità si sposano gli opposti.
E
ancora la celebrazione della poesia trionfa nei versi Quello che adesso suono / con l’unico / strumento che conosco: / una
semplice canna, / un filo d’erba / dove, semplicemente, / soffio.
E’ la
semplicità dello sguardo francescano a comporre tutto in armonia e a dare
origine a questo testo: Una musica divina
/ è scesa dall’azzurro / di un’incombente estate. / Biondo come le spighe, /
come le spighe pane, / all’ombra del salice più grande / l’angelo dell’amore /
mi ha detto respirandomi: / “Vieni, / andiamo con il fiume / ad incontrare il
mare”.
E’anche
qui evidente una simbiosi con la natura che eleva al trascendente e diventa “religiosa”
per quel legame con il divino che manifesta in diafania.
In
questa raccolta si conferma il profondo misticismo del percorso spirituale e
poetico dell’autore già molto esplicito nella precedente pubblicazione Si aggiungono voci, LietoColle, 2014,
ove nella poesia Per un solo raggio di
sole scriveva è essere qui
completamente immersi nel miracolo.
Questa
poesia è talmente ‘onesta’ che affronta temi vitali con coraggiosa sfida: denuncia
con vitalissima adesione la sconfitta dell’uomo e dell’umanità. Con altrettanto
coraggio offre la positività della speranza specchiata nella natura, nella sua
vocazione alla bellezza, all’amore, alla luce. Ed è la luce dei titiwai che, a
lettura ultimata, risplende nell’anima del lettore.
Silvia
Venuti, novembre 2019
Puntualissima e disarmante questa attenta e commossa disamina di Titiwai svolta da Silvia Venuti. Una poesia, quella di Sandro, già di per sé disarmante, per purezza di cuore e per sguardo francescano. La natura è tutto e l'uomo è davvero se stesso quando scopre di esserne elemento e parte integrante, rinunciando all'infame proposito di manipolarla ed asservirla ai suoi fini. Condivido profondamente la visione di Silvia, che è anche quella di Sandro, secondo cui il sacro e la sapienza risiedono nella natura stessa, come nell'universo intero.
RispondiEliminaFranco Campegiani