Claudio Fiorentini, collaboratore di Lèucade |
La narrativa contemporanea
Dopo aver letto e valutato
oltre mille romanzi di autori contemporanei (quasi tutti sconosciuti o
emergenti), credo sia venuto il momento di fare un’analisi sulle dinamiche
letterarie che animano il fermento letterario di oggi. Per farlo parlerò dei
generi maggiormente frequentati, tra questi quali contengono maggiore scarto, e
quali sono gli elementi letterari che impreziosiscono o che rovinano un libro. Infine,
porrei una domanda: per quale motivo il filtro lo devono fare i lettori e non
il sistema editoriale? Il sistema editoriale oggi è affollatissimo e, proprio
perché non filtra, fatte salve alcune meritevoli eccezioni, attraversa una
terribile crisi di credibilità che non fa bene alla nostra cultura letteraria.
Storico (o ad ambientamento storico), si tratta di un genere
fiorente in cui i contemporanei riescono anche ad eccellere. Richiede molta
ricerca e molto studio, di solito chi affronta questo genere di narrativa ha un
bagaglio culturale abbastanza solido ed è raro che le sue opere siano scritte
male, quindi il livello di scarto è inferiore alla media. Tuttavia, esistono
delle opere ignobili (molto splat, imprecisioni storiche gravi, overdose di
informazioni…), ma la cosa strana è che tra quelle valide (o accettabili) e lo
scarto, il divario è enorme ed è raro trovare le vie di mezzo. In genere, comunque,
ed eccettuando i casi patologici, gli autori di queste opere sanno il fatto
loro.
Il giallo, il noir
o il thriller sono tra i generi più praticati forse perché ritenuti, da
molti autori, da alcuni editori e da qualche agente letterario, più vendibili. Alcuni
sono di qualità, ma la maggior parte hanno impianti narrativi che sembrano
sceneggiature di film americani, e sono pieni di stereotipi (commissario di
mezza età, separato, con la gastrite; magistrato donna tacco 12, tailleur
attillato, quarantenne, ovviamente bella eccetera… figli maleducati e storia
d’amore, se non palesata, almeno insinuata, tra i due…). Occasionalmente
appaiono dei romanzi con meno stereotipi e più creatività, ma sono perle rare. Il
livello di scarto, in questo tipo di narrativa, è molto alto, spesso perché
molti autori affrontano il genere senza averne la capacità, ma anche perché gli
editori non sempre fanno una selezione accurata. Inoltre, data la dipendenza da
una “cultura” molto televisiva, i modelli proposti sono di solito molto simili
tra loro.
Nota: il giallo è un
poliziesco o un investigativo dove la mente del cattivo viene scoperta da chi
porta avanti l’indagine; il noir è la storia dal punto di vista del cattivo, insomma,
il protagonista del noir è il lato oscuro ed è meno buonista del giallo; il
thriller è una narrazione che ti tiene col fiato sospeso, e può essere noir,
giallo, horror, blended, mixed, fusion e tutta quella roba lì…
Fantasy, insomma, i vari emuli di Tolkien, C.S. Lewis, Ende
eccetera. Ne esistono molti, e alcuni editori puntano su questo genere perché puntano
a un pubblico giovane, e perché comunque la lotta tra il bene e il male,
l’esplorazione onirica di battaglie e combattimenti, di sfide, di spinta alla
scelta eroica, nostro eterno cruccio, sono temi che, bene o male, affollano le
nostre menti. Purtroppo, però, la spazzatura che si scrive è tanta, direi
troppa, e il livello di scarto in questo genere di libri è tra i più elevati. Ripeto,
purtroppo. Questo si deve al fatto che i romanzi fantasy sono, quasi tutti,
imitazioni (forse involontarie o inconsapevoli) dell’esistente.
Letteratura fantastica (da non confondere con il fantasy), è il genere che vede
Calvino tra i maggiori esponenti a livello mondiale e che ha molto di surreale
e di filosofico. Spesso viene considerata “surreale” e stranamente, è tra i generi
più osteggiati da editori e agenti (preferiscono cose reali, misurabili,
“credibili”). Credo, però, che ci sia una grande quantità di autori che,
credendo di appartenere a questo genere, producono solo spazzatura. Esiste,
tuttavia, un fronte molto attivo di autori di grande valore, e sono
protagonisti di un genere che ha da offrire moltissimo al lettore, questi
meritano di essere seguiti perché sono portatori di novità e di voglia di
sognare. E il sogno, si sa, è il seme delle idee.
Avventura, è il genere meno praticato. La letteratura classica
propone moltissimi esempi di grande valore, ma se negli anni sessanta anche la
TV proponeva telefilm salgariani, oggi abbiamo solo supereroi, polizieschi e
avvocateschi, e invece di giocare a Sandokan, si cade nello splat della play
station, quindi il genere “avventura” oggi fa ridere.
Fantascienza, non si può dire che sia un genere praticato, anche
perché per fare fantascienza occorre essere dei visionari.
Giornalismo/Inchiesta, lasciando perdere i nomi celebri di cui faremmo
volentieri a meno, esiste un sottobosco di scrittori che si impegnano su questo
fronte che, sebbene sia poco popolato, può riservare sorprese.
Erotico, ma più che di erotismo dovremmo parlare di maldestra
pornografia. Già, perché il peccato di molti autori sta nella sovrabbondanza
dei particolari. Di fatto è un genere poco praticato, se non per alcune pagine
volutamente inserite in altri scritti, che narrano i dettagli di un amplesso o
i risvolti di un percorso amoroso.
Autobiografico, il tasto dolente della letteratura contemporanea.
Attenzione, non occorre avere vite esemplari per saperle narrare, occorre però
uno stile maturo. Troppi autori si mettono a narrare i propri giorni senza
avere la capacità di scavare nella psiche e si limitano a ricordare la 1100
dello zio o le figure Panini. Lo scarto, qui, è enorme, si identifica
rapidamente e invita alla noia. Tuttavia qualche rara opera di qualità, di
tanto in tanto, si trova e qui, come nel romanzo storico, il divario tra lo
scarto e le opere di qualità è enorme.
Romanzo classico,
di solito si tratta di un progetto ambizioso e quasi inarrivabile, ma qualcuno,
ispirandosi alla più tradizionale letteratura, affronta il percorso e, con
tanta fatica e tanto lavoro, riesce a proporre un’opera degna di questo nome.
Purtroppo è il genere che vanta maggior numero di scarti. Per molti autori
occorre riempire di parole una pagina, usare aggettivi a profusione, descrivere
i minimi dettagli (anche quelli inutili) e aggiungere parole superflue. Trovare
il giusto mezzo è estremamente difficile e la quantità di spazzatura che si
propone, in questo genere, è incalcolabile. In genere si salvano i romanzi che
hanno una collocazione storica, cioè quelli che obbligano l’autore a
studiare ambientamento, linguaggio, usi e costumi dell’epoca in cui si svolgono
le vicende narrate, rimanendo pur sempre nell’ambito della fantasia.
In mezzo a questi generi,
vorrei inserire una linea trasversale che li copre un po’ tutti e che, proprio
perché non si tratta di un genere a sé, diventa un modo di vedere la vita tradotto
in stili letterari, e rappresenta una dinamica molto interessante. Siamo sul grottesco
e sull’umoristico, sul “non prendiamoci sul serio”, ma non siamo sul comico o
sul caricaturale. Esistono molti autori che usano il linguaggio per disubbidire
a una certa logica e propongono opere innovative per come sono scritte e per
come sono concepite invitano a pensare. E sono piene di elementi dissacratori
che invitano a sorridere. In questa linea trasversale possiamo trovare gialli,
horror, fantasy… non importa il genere, importa la struttura e l’impostazione
linguistica. Credo che sia una dinamica abbastanza diffusa tra i contemporanei,
ma poco gradita dagli editori che preferiscono una certa semplicità, più
vendibile, ma meno stimolante.
Quali elementi rovinano o
impreziosiscono un romanzo:
Affinché un romanzo
funzioni lo stile dell’autore deve essere molto personale, e tra gli
autori emergenti, diciamolo con franchezza, è un bene raro. Tuttavia esiste.
Alcuni autori hanno uno stile tanto marcato che diventano unici subito, ma
proprio per questo motivo non sempre incontrano i favori degli editori o degli
agenti letterari anche perché il mercato, che poi è l’obiettivo di chi lavora
nell’editoria con scopi imprenditoriali, non è incline ad accettare innovazioni
o sperimentalismi preferendo il percorso più rassicurante di ciò che è già noto
o consolidato.
Altri ingredienti possono
essere la complessità e la ricchezza del linguaggio, e purtroppo la
maggior parte degli autori contemporanei non si avventura in ricerche
linguistiche riducendo la letteratura di massa ad un melmoso piattume. Esistono
autori che, comunque, si distinguono per redazione, linguaggio e ricchezza di
vocabolario, ma sono rari.
A volte, non spesso, l’umorismo
viene considerato un ingrediente importante, ma il confine tra umorismo è comicità
è assai sottile e non di rado, se si inizia con la leggerezza dell’umorismo, si
sconfina nel grottesco della comicità forzata.
L’intimità, il sesso,
l’erotismo e la scoperta dei piaceri enologici e culinari, negli
ultimi anni hanno infestato la letteratura e capita abbastanza spesso la parola
di troppo che trasforma il libro in un breviario con tanto di istruzioni. Non
serve parlare dei dettagli, serve trasmettere una sensazione, evocare qualcosa
di profondo, questo lo si fa solo quando non si supera una certa misura, cosa
che pochi scrittori riescono a fare, debordando nel “mo te lo spiego io”. E
quindi un bicchiere di vino, una passeggiata in motocicletta, l’ascolto della
musica o… permettetemi, l’atto sessuale… diventano occasione per lo scrittore
di imporre i suoi gusti e di fare da maestro, cosa di cui, a meno che l’autore sia
un vero fuoriclasse, i lettori non sentono la mancanza.
Pensiero forte, manca, manca spesso. A cosa serve la scrittura se non
per dar vita al pensiero? Troppi romanzi sono privi di qualsiasi pensiero, e
allora dico, se la letteratura non va oltre l’intrattenimento, non chiamiamola
arte.
Claudio Fiorentini
Una diagnosi esemplare, uno sguardo complessivo dei vari generi letterari in azione, un approfondimento puntuale e maturo che solo l'esperienza di uno scrittore di lungo corso con anni ed anni di lavoro e pensamento scritturale poteva eseguire. Ottima la divisione in generi, veramente esemplare l'analisi di un mondo letterario spesso in conflitto con una editoria che non ha il coraggio di fare scelte qualitative, basandosi solo e solamente sull'aspetto economico. Pienamente d'accordo con lo scrittore...
RispondiEliminaFRANCO
Il pensiero forte è decisamente la cosa che più manca a tantissima letteratura di genere italiana (ma non solo italiana). Credo che comunque i motivi che spingono tanti autori a cimentarsi col genere non derivino soltanto dal fatto che esso appare più commerciale.
RispondiEliminaA questa motivazione se ne aggiungono, a mio avviso, almeno altre due:
la prima deriva dalla considerazione che spesso il genere è stato il primo battesimo alla lettura di molti che poi ambiscono a passare dall'altro lato della macchina da scrivere (tacendo del fatto che, per una fascia consistente di costoro, il genere continua ad essere la lettura prediletta anche perché meno impegnativa, essendo costruita su schemi dati e facilmente riconoscibili);
la seconda motivazione poggia sulla considerazione che, proprio in virtù degli archetipi e delle ricorrenze tematiche e stilistiche cui accennavo sopra, il genere si presta a una scrittura più automatica in cui ogni autore può sperimentare il desiderio di cimentarsi nel piacere egoico della scrittura avendo però il salvagente del sentirsi circondato da una comunità di lettori (a loro volto spesso autori) che guardano a questi sforzi con complice indulgenza.
L'analisi che Fiorentini fa della sconfortante situazione letteraria italiana è estremamente puntuale. Condivido molte cose che vengono dette in tale disanima. In fondo è il riflesso di quello che è l'Italia di oggi... un paese dove si scrive molto e si legge poco. Penso, inoltre, che l'editoria a pagamento abbia contribuito non poco a questa "débacle" della cultura italiana.
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