mercoledì 6 gennaio 2021

MARIA RIZZI LEGGE: "SUL CONFINE" DI GIUSY FRISINA

Maria Rizzi su “Sul Confine” di Giusy Frisina – Blu di Prussia Editore

 

Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade

L’ultima Silloge di Giusy Frisina “Sul confine” (Nel tempo – non tempo della pandemia) edita dai tipi di Blu di Prussia, introdotta da un ottimo Giorgio Linguaglossa e da un passionario, avvincente Jacopo Chiostri, tocca vertici lirici, filosofici e umani di raro spessore. Il testo è vicino alle corde della mia anima già dalla copertina, dove la stessa Giusy ha dipinto un faro: l’allegoria del molo e del punto di riferimento nella navigazione marittima, ci lega in modo indissolubile. Abbiamo libri con la stessa immagine di copertina: due fari che ‘balenano in burrasca’, per usare un verso dei “Gabbiani” di Vincenzo Cardarelli. Nulla avviene per caso e non si può certo definire una coincidenza la scelta dello stesso simbolo, nonostante le caratteristiche profondamente diverse dei libri. Io e Giusy amiamo il mare in modo totalizzante, ci rende libere  e felici… Ma, ripeto, non può dirsi fortuita la scelta di un faro per una Raccolta di liriche sul tempo sospeso. Mutuo dal caro Jacopo l’accostamento a Pablo Neruda, uomo del sud, della pioggia e del legno, legato al suo oceano in modo viscerale, che attrezzò il Winnipeg, uno scafo piuttosto malandato, per trasferire duemila esuli repubblicani in fuga dalla Spagna franchista. Poco più che trentenne scrisse una leggendaria pagina d’amore sul mare, permettendo a tante persone di superare ‘il confine’. In modo diverso, senza ospitarci materialmente su uno scafo, Giusy con i suoi versi ci traghetta oltre la vita negata. La Poetessa svolge un’opera di destrutturazione della storia che coinvolge il mondo intero, separando gli aspetti tragici dai segnali di speranza. E, come sottolinea Jacopo, riesce in questa impresa grazie all’amore. Il talento di Giusy è cosa nota, nasce dall’ispirazione, da una creatività che si nutre di esperienza, studi, vibrazioni, ma il motore di tutta la sua vita resta l’Amore, inteso come inclinazione al bene, alla visione del prossimo intesa come eterno miracolo. La Silloge si apre con la FASE 1, ma la prima lirica è il dipinto di una luna alla finestra, che osserva il mondo  nuovo, deserto e silenzioso senza perdere il senso della meraviglia. Sembra di vedere Giusy, seduta nella lama argentea dell’astro notturno, con una piccola ruga verticale tra le sopracciglia e il sorriso di bimba:

 

“Nel silenzio abissale del tempo

  Quasi ragazza impudica ed ignara.

  Che vola oltre i numeri del giorno

  E vede dopo il pianto

  Come di bimbi mai stanchi alle finestre

  Almeno in questa notte

  Una giostra di fate

  E un nuovo ciclo di vita”   versi tratti da “Luna al perigeo”

 

E dopo l’accostamento al nobel della Letteratura cileno, mi sembra opportuno precisare che la nostra Poetessa lo evoca solo nel libro citato felicemente da Jacopo, Ovvero “Venti poesie d’amore e una canzone disperata”, per il resto si allontana, in quanto Neruda era capace di commuoversi per il dramma dell’uomo, non di penetrarlo e ricrearlo. Nella sua indole non c’era posto per la sfumatura, la complessità dell’animo umano e per lo scavo in se stesso. Giusy è sempre dentro la storia. La incarna, la interroga, ne patisce ogni aspetto. La sua voce è appassionata e commossa… simile al mare che ama tanto. Il suo respiro è ampio e inarrestabile, la sua apparente rassegnazione si nutre di tenerezza, speculazioni filosofiche e ribellione e, sulla cresta dei versi porta i relitti del nostro tempo – non tempo verso un lido sublime: la poesia nuova, oserei dire del futuro. Vi è nella Raccolta una lirica centrata sul mare, sui moli e sul già citato faro, che mette in risalto le voci che la Poetessa enumera:

 

“Adoro il mare

  Ma anche i porti hanno il loro fascino

  Per non parlare dei fari

  Potessi stare in quarantena in un faro

  A guardare per ore l’orizzonte steso

  Sui flutti blu dei desideri!

  Ma importante è avere un porto

  Per quanto malsicuro l’attracco

  Se l’anima che vi abita

  Vorrebbe sciogliere i nodi

  Ma non ci riusciva neanche prima

  Quando poteva salpare

  Quando restava in attesa

  Chissà di che o chi sa di chi

  Ma ora è l’ora davvero

  Di stringere le funi…

  Ora basta far viaggiare

  I pensieri incontaminati”.

 

La lirica: “L’ora dei pensieri incontaminati”

 

Sembra un ossimoro eppure per Giusy l’ora di far viaggiare il pensiero, di renderlo produttivo e vitale, è proprio il periodo di solitudine e di restrizioni. Non è ossimoro, perché la Nostra precisa che l’anima era incapace di salpare anche prima, quando eravamo felici senza prenderne atto, ed è nell’ottica della privazione che si dovrebbe scegliere di stringere le funi del pensiero e dare spazio a sentimenti più profondi. La fatica di vivere dovrebbe innescare il meccanismo della reazione, renderci desiderosi di spingere sulla leva dell’amore per riscoprici e scoprire gli altri che ‘siamo noi stessi’… Lirismo, quello della Poetessa che non si vergogna di urlare il proprio dolore, di chiedere che sia dato un senso alla conta delle vittime, nel titanico, generoso tentativo di abbracciare e ammonire gli uomini, immedesimandosi nella realtà sociale e politica fino alle radici.

 

“Che la morte non sia vana

  Che sia chiesto perdono alle vittime

  Per l’attentato alla Terra

  Per questa furia globalizzata

  Che prima poi doveva pagare

  Per il buco nell’ozono

  E per la corsa insensata

  Per il consumismo sfrenato

  E la mafia dei capitali

  Nelle terre dei fuochi

  E nel triangolo industriale

  Per i pipistrelli violati

  E per i macelli seriali

  Nel caos dell’ecosistema”       

versi tratti da “Che la morte non sia vana”

 

Giusy fa appello alla morale kantiana, al riconoscimento del dovere come valore, dal fatto che esistono volontà caratterizzate da un’assoluta universalità e necessità. Il suo j’accuse è rivolto agli ignavi, a coloro che sanno sposare soltanto la cultura del lamento, non prendere atto dei propri errori, degli errori di una società che ha perso il rispetto per la natura, madre – benigna e per il bene comune. La sofferenza è un mare fatto con le lacrime di coloro che non sono al potere e subiscono le altrui decisioni.

La sezione della Silloge intitolata FASE 2 si apre con un tributo al pianista, direttore d’orchestra Ezio Bosso, affetto da una malattia neurovegetativa, che non gli impediva di continuare il suo lavoro con straordinaria passione. Giusy dipinge il musicista con tocchi che commuovono e danno l’idea della sua cifra stilistica, della capacità di esprimere un universo di suoni, emozioni, colori, disperdendo l’essenza del suo essere nella tensione verso l’altro.

 

“Hai scoperto la musica

  dell’Universo immane

  le arpe e i tamburi del mare

  il tuono e la tromba a catturare

  la notte incombente,

  l’infinita notte che Rilke cantava

  con la lirica di Orfeo

  nel suo mistero di luce”              versi tratti da “Per Ezio Bosso”

 

Le liriche si succedono e in esse si scioglie la rabbia, il sangue, ma la Poetessa non dimentica mai l’ambiguità del termine ‘dolo’. La sofferenza è ambivalente. Non si può sapere fin dove spingerà quel sentimento che consuma. Non si riesce neanche a separare la felicità dalla disperazione, in quanto spesso l’una è ragione dell’altra. Mentre i mesi di maggio e giugno scorrono e non si ferma l’atroce conteggio dei morti, “apoteosi / attende invano / la trasformazione del cuore / per un mondo migliore” – da “E Giugno arrivava… “ – da Cape Canaveral.

Ogni lirica è in levare, l’Autrice si ferma sul bordo della speranza, il pilastro che la solleva da terra e la sostiene.

La terza sezione, ovvero la FASE 3 di quest’anno di pandemia: il periodo del “Divertissement” (con mascherine abbassate), della volontà di non vedere, di rilassarsi e dimenticare…

 

“L’anima si è oscurata

  Nell’ansia di vita

  della movida annunciata.

  Ma c’è vita davvero soltanto

  nell’acqua che nessuno beve

  e il cielo è rimasto col fiato sospeso

  sul bordo del pozzo a guardare”

 

Questa lunga storia di sottrazione di vita e di vite ci ha dimostrato, una volta di più, quanto è facile per noi esseri umani adattarci ad andare avanti all’ombra delle tragedie. ‘Resta il cielo col fiato sospeso’, non l’individuo, che guarda altrove, si stanca di aver paura, di rispettare le regole, soprattutto se il male non lo colpisce direttamente. Siamo anarchici e soffriamo di deliri di onnipotenza. Se il dolore non abita i nostri giorni, è lontano, forse non è neanche una tragedia, ma solo un virus come l’influenza. Il passato docet.  Nel periodo dell’Olocausto Auschwitz era una tranquilla cittadina, all’ombra di un lager dove lo sterminio era quotidiano. Nessuno si chiedeva cosa fosse quell’odore di fumo che infestava l’aria, nessuno voleva credere che si trattasse di qualcosa di diverso da un campo di lavoro. E ancora oggi non si contano le persone che negano quell’orrore e che perseguono un antisemitismo vergognoso. La pandemia è lo strazio di questo secolo, fino a oggi sono morti nel mondo un milione e mezzo di esseri umani, e in troppi vanno avanti “Con la gioia nel non senso / Mentre gli altri stavano facendo selfie / E sembrava che tutto quel baccano / potesse durare in eterno” – da “Nessuno” – L’ultima sessione del testo è la FASE… relativa al tempo

che non chiude il suo cerchio. Dopo dieci mesi tutto torna alle origini: si

contano le vittime, si vive distanziati, si evita di toccarsi, si dovrebbe rimanere a casa. Giusy fa i conti non con l’ira funesta o con il dramma, ma affidandosi ancora e sempre a ‘quella cosa piumata che viene a posarsi sul cuore’ – E. Dickinson - , la Speranza:

 

“ Volano gli angeli dove nessuno può vederli

   Oltre lo spazio-tempo vivono invisibili mondi

   Di universo quantico

   Gocce di pura coscienza

   Infiniti microcosmi si annidano

   Nelle frecce di luce

   Imperscrutabili scontri-incontri

   Di particelle-onde velocemente cangianti” 

                                                   versi tratti da “Speranza Quantica”

 

Vi è nella nostra Poetessa il desiderio di trovare soluzioni nell’esoterismo,

nel magnetismo animale, nella forza odica, e al tempo stesso nella scienza.

Da filosofa Giusy attinge l’energia dalla necessità di “Inventare un mondo nuovo / tra la verità delle cose / E la verità del pensiero” – tratti da “Tertium non datur”Energia che risolva, che sia coraggio e ideale. Che ci ricordi nelle disgrazie quanto può essere eroico sceglie di lottare per la vita. E di crederci. La mia amica - a questo punto sento il bisogno di dirlo -in questo testo che incredibilmente coniuga la melodia alla denuncia, il lirismo puro, incandescente alla rabbia, l’amore disperato per i miracoli della Natura e per il prossimo alla filosofia, la Speranza al sangue, scala vette di poesia che scorticano l’anima, rendono nudi, vulnerabili, e innamorati. Innamorati di una Donna e di un’Artista, che tra tutte le strade possibili sceglie di eliminare il ‘confine’, di osare, di continuare a traghettarci tra i versi, sperando di trovare l’approdo per l’umanità intera.

 

“Incontrarsi sulla linea di confine

  Ma il confine non c’era

  E l’inizio di una poesia

  Di cui forse non sapremo mai

  L’ultimo verso…”                          

La lirica: “Sul confine”


 Maria Rizzi

 

 

    

 

 

 

 

 

 

4 commenti:

  1. Bellissima esegesi di Maria Rizzi sull' Opera di Giusy Frisina "Sul confine". Avevo già letto alcune liriche della Poetessa che mi avevano entusiasmato e le ho ritrovate nel commento alla silloge.
    "Adoro il mare ma anche i porti hanno il loro fascino...." "Ma è importante è avere un porto per quanto malsicuro l' attracco...".
    Versi che esaltano gli spazi assoluti, la libertà ma anche le fragilità umane. Giusy non è solo la voce cristallina del mare, ma anche il grido indignato che risuona "che la morte non sia vana, che sia chiesto perdono alle vittime per l' attentato alla Terra".
    Maria ci rivela la poliedricità dell'Autrice che riesce anche a spaziare in altri mondi, da dove arrivano messaggi di speranza. "Volano gli Angeli dove nessuno può vederli, oltre lo spazio - tempo.....".
    Congratulazioni sincere ed un abbraccio a entrambe
    Loredana D'Alfonso

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    1. Lory, meravigliosa Amica, come sempre... Il merito è tutto dell'incredibile Silloge della nostra Giusy. Un cammeo sul tempo - non tempo della pandemia. Vi ringrazio e vi bacio entrambe e nell'abbraccio circolare coinvolgo il Capitano, che ci ospita con generosità e affetto a
      infiniti.

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  2. Intanto carissima Maria...Inutile ripetere che sono commossa dalla bellezza e nobiltà delle tue parole su quello che scrivo. Sai quanta forza e quanta fiducia mi trasmetti, ma stavolta leggo fiumi di parole preziose, quasi un torrente in piena e resto senza fiato. Posso solo fare una considerazione a margine: il dono di una lettura attenta, come sempre è la tua, può rivelare verità più profonde di quanto chi scrive è in grado di cogliere nei suoi stessi testi. Tu sei una preziosa speleologa dell'anima e io sono orgogliosa di essere tua amica e di amare come te i fari e le mareggiate. E di sperare, come te in un mondo migliore, anche se dirlo così può sembrare banale , non con le parole di una poesia che riceviamo dall'Oltre e che tu sai interpretare magicamente. Un caro affettuoso abbraccio anche a Loredana, sempre attenta e sensibile, e al nostro Condottiero. Giusy

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    1. Mi commuovi, Giusy, mi commuovi sempre. Ho le lacrime agli occhi. Vorrei diventare la speleologa che dici, ma sono soltanto una persona innamorata profondamente dei tuoi versi... a prescindere dal legame ci unisce. Tengo a fare quest'ultima precisazione, in quanto l'idea di un filtro affettivo sottrarrebbe valore alla tua Opera, che è a dir poco Unica! Ti ringrazio di queste meravigliose parole e... sai dove abiti...

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