Maurizio Zanon
TUTTO FU BELLO QUI
Recensione di Maria Rizzi
Senza
piaggeria confesso l’amore a prima vista per
L’opera
è un compendio di liriche tratte da varie Raccolte dell’Autore accomunate dalla
tensione verso i miracoli poetici della natura, dall’empatia verso il creato,
dal desiderio di tendersi ad arco verso l’altro. Zanon possiede la levità di una
carezza. Mostra l’attitudine a prediligere liriche sobrie, che evitino la
sovrabbondanza, gli orpelli e si palesino nella loro essenza. Le metafore, le
similitudini, non sembrano care a questo Poeta raffinato, elegante, che rende
spartiti le sue liriche e regala la costante sensazione di danzare sui versi.
La
prima poesia, di soli quattro versi, rende il fenomeno atmosferico della
nebbia, non sudario, ma tessuto d’organza in grado di celare le piaghe del
tempo:
“Tu che nascondi le cose
nascondimi quelle lontane
gli amari ricordi e le piaghe
del tempo deluso e sconfitto”.
(Lirica “Nebbia”)
La
figura retorica dalla quale sembra sedotto Zanon è l’anafora e non potrebbe
essere altrimenti, visto che la ripetizione è parte di ogni musica. Le note
sono così evidenti che le liriche si ascoltano alla prima silenziosa lettura.
“Così il poeta
può continuare a sognare:
sogna il suo mondo oltre i confini
dove nulla è finito
e nebbia non c’è”.
(Dalla lirica “Il sogno del
poeta”)
Se
è opinione comune che i sogni invecchino prima dei sognatori è altrettanto vero
che il Poeta, cantore dell’esistenza, come il Nostro, possiede il coraggio dei
sognatori, gli unici capaci di coniugare i verbi al futuro, grazie al cuore -
fanciullo e all’innocenza, miracolo più resistente del giunco. Nella Raccolta
sorprende che liriche, attinte da sillogi composte in diversi periodi - dal
1985 al 2019 -, che coprono, quindi, l’arco di circa venticinque anni, riescano
a mostrare una consecutio eccellente. Non si notano cambi rilevanti nel timbro,
nella struttura, nel ritmo e soprattutto nella musicalità. V’è, come credo sia
fisiologico, la tendenza a posarsi sulle storie, a guardarle a tratti con una
patina di disincanto, di minor luminosità… Ma Zanon non rinuncia mai
all’aspetto empatico, alla visione ‘pascoliana’ della vita.
“Ebbene lo ammetto:
nella stagione fiorita,
irrequieto, ho tanto amato la vita.
Ora l’inverno attendo,
i suoi bianchi silenzi aspetto:
sotto i portici canti di neve vendo”
(Lirica “Rivelazione”)
Molti
versi sono dedicati alla sua città, Venezia, e alle isole vicine, presentate
con una consistenza e una delicatezza così intense che le elevano allo stato di
visioni. Sembra un ossimoro accostare il termine consistenza alla parola
visione, ma esiste nella grande Poesia la possibilità di far viaggiare sulla
musica del “piccolo lembo di terra
sottile / messo lì che pare un miracolo” - Santa
Maria del Mare - , del “sogno
/ che rinasce / ad ogni stagione” - Un sogno
-, del “vento che lento / il nostro passo
accompagna / lungo la laguna” - Pellestrina
- . Quante volte ricorre il sogno nel lirismo di questo Autore di raso e oro? E
come si scivola sui suoi versi come vele sulle onde in risacca? E’ forse la
musica del mare, o della sua laguna, che diviene la partitura sulla quale
ascoltare le note fluide, dense di pathos e ricche di immagini? La lunga storia
d’amore con la moglie scandisce il canto puntualmente, quasi a stabilire un
punto fermo, tra la corsa degli anni, il mutare degli eventi. Sa essere turbine
di parole laviche, distillato di tenerezza, linfa di desiderio e luce di
certezza.
“Sei la mia vita:
io so non ci credi, mi guardi stupita
ed in questo muovere di foglie
non sei solo - dici - c’è sempre tua moglie”.
(Lirica senza titolo tratta da Un girasole ho
nel cuore, 2004)
Zanon
impartisce lezioni di semplicità sublime, fronteggiando con i suoi versi in
musica la boria, l’egocentrismo di una nuova Poesia senza poesia, che si arroga
il diritto di introdurre forme sperimentali, prosastiche, talvolta deliranti.
Io non sono poetessa, ho marcato il mio territorio dopo vent’anni di
esercitazioni, e non possiedo i codici di lettura di un critico o di un Poeta,
ma dopo anni di amore disperato per questa branca del sapere, che ritengo
l’origine d’ogni forma di creatività, riconosco la malìa del verso che forza le
dighe dell’anima, che irrompe tra le fronde interiori, le scuote come vento di
libeccio e le bagna di rugiada. La poesia di Zanon merita l’accompagnamento
della lira, in quanto esprime il mondo interiore dell’Autore, i suoi rapporti
affettivi con gli amori fisici e con gli elementi della natura, la sua
malinconica nostalgia. Si legge di un Poeta che non ha cercato il suo posto nel
mondo, è sempre stato consapevole che fosse dentro di lui, dove fluisce il sangue,
dove respira, piange, ride, lotta, restando vivo.
“Ho amato la vita, pur tra
mille affanni, l’ho amata
nelle aspettative senza pretese della gente
per
strada
nel profumo del pane e negli odori ai mercati
nel suono di quella campanella a scuola la
mattina
nei desideri degli scolari, nei loro sogni.
E le volte che più semplice s’è mostrata, di
più
l’ho amata”
(Lirica “La vita”)
Si
esce da questa Opera avvolti dalla grazia vertiginosa di Maurizio Zanon, consapevoli che
Venezia, quale allegoria del tempo, è pur sempre il fragile labirinto sul bordo
del mare, che ci rammenta quanto sono brevi e pericolosi i viaggi della vita,
ma al tempo stesso quanto sia importante per dare il giusto valore al frammento
d’eternità che possediamo la costante consapevolezza che esista un ordine delle
cose nel mondo, un ordine che si rivela solo a coloro che tendono a
incastrarsi, a collimare. “Alla fine di tutto il nostro andare / ritorneremo al
punto di partenza / per conoscerci per la prima volta” - T.S. Eliot -
“Ci siamo consumati fino a
morire
Sotto un cielo da cui aspettiamo ancora
grandi cose”.
(Versi tratti dalla lirica “Tutto fu bello qui”)
Maria Rizzi
Maurizio Zanon, TUTTO FU
BELLO QUI, pref. di Enzo Concardi, pp.90, Guido Miano Editore, Milano 2020,
isbn 978-88-31497-24-4.
E' stato un viaggio d'amore la lettura di questa Silloge in un periodo così particolare. Mi ha permesso di assentarmi, di volare, di sognare. Forse l'eccessivo slancio ha privato la lettura del rigore necessario, ma l'autenticità delle emozioni provate credo sia evidente.
RispondiEliminaLo ringrazio e gli garantisco che il viaggio nella sua musica mi ha fatto credere, che 'sarà tutto bello qui'...