Claudio Fiorentini, collaboratore di Lèucade |
Da tempo in testa mi tormenta un tarlo
e non so come far per dir la mia,
ma se chi tace è complice, io parlo!
Io chiedo ad ogni Vostra Signoria
d’aver pazienza e legger fino in fondo
questo mio scritto in veste di poesia.
Le lingue che si parlano nel mondo
risentono dei tanti cambiamenti
che han investito l’omo a tutto tondo.
Ma non si può non essere scontenti
se invece di parlar correttamente
si parla con l’errore ‘n mezzo ai denti.
Gli strafalcioni ch’or vengono in mente:
“c’entra” senza l’apostrofo, che orrore
e leggo “questo qui non centra niente”
quando nell’intenzione dell’autore
c’era la presunzione d’innocenza.
Ma ci son cavolate più sonore
dico, ad esempio, che con più frequenza
“piuttosto che” lo si usa in modo errato
perché quest’espressione, nell’essenza
presenta di una scelta il risultato,
e se tu scegli, il resto è stato escluso.
Ma l’italiano è un mito un po’ appannato,
infatti le parole ad oggi in uso
non possono chiamarsi strafalcioni
ma sono un gioco a chi trova l’intruso:
Diciamo meetings per non dir riunioni
oppure Ok al posto di d’accordo
e fusion sta per contaminazioni,
ma in italiano, questo non ricordo
come chiamiamo il numero del plico?
Si chiama tracking number! E m’accordo
con lo spedizioniere per la data
della consegna usando, chiaramente,
la busta, quella che è standardizzata.
E il cruccio mio è che già troppa gente
dice uazzap, feisbuc, onlain, ciattare
squartando l’italiano impunemente.
Ma peggio, cari miei, ormai tuercare
- per dire del danzar com nell’amplesso -
à entrato nel linguaggio popolare!
Per carità, non è question di sesso,
ma una parola brutta, e brutta assai,
che in più tra l’atto e il suono non ha nesso,
non può rientrar nel lessico: giammai!
Che dire, grazie a questa nostra boria
la lingua passa tanti, tanti guai
perché siam tutti esperti, e la memoria
dell’ignoranza, ormai, l’abbiamo offesa…
e in queste condizion scriviam la storia.
Claudio Fiorentini
22 gennaio 2021
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