venerdì 22 gennaio 2021

MARIA RIZZI LEGGE: "BRICIOLE DI VITA" DI MARCO ZELIOLI


Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade


Marco Zelioli

BRICIOLE DI VITA

Ricordi e pensieri (2000-2019) 

Recensione di Maria Rizzi


Briciole di vita di Marco Zelioli, edito da Miano Editore - Milano -, è, per definizione dell’Autore, la Raccolta di ricordi e pensieri composti dal 2000 al 2019. Il Poeta introduce con una pagina breve e pudìca la Silloge, che è l’ideale continuum della precedente Come spuma di onde, e il prefatore della stessa è l’infaticabile, ottimo Enzo Concardi, che analizza le tematiche care al Poeta e la sua cifra stilistica. Per quanto riguarda quest’ultima va detto che Zelioli sceglie di scrivere in endecasillabi dal 1996. Non ricorre alla rima, se non in forma libera, ma predilige il metro classico, consapevole che la vera Poesia si basa sulla conoscenza della tradizione. D’altronde non v’è dubbio che l’endecasillabo rappresenti il verso più vario di ritmo e il più armonioso, soprattutto nella disposizione degli accenti ritmici sulla sesta e sulla decima sillaba. L’Opera ha senz’altro carattere spirituale, infatti è legata alla concezione mistica, ascetica, cristiana dell’esistenza. Il Poeta propone varie liriche di impegno civile, ma i toni non sono provocatori, salaci, bensì morbidi, attutiti dalla humanitas, concetto inteso nell’accezione latina, ossia di ideale, che racchiude in sé l’integrità, la dignità e la civiltà, che contraddistinguono l’anima e il modo di leggere le storie di Zelioli. La poesia che apre la Raccolta è il dialogo interiore del Poeta sul senso della Chiesa e fa riferimento a quel sentire che non trascende mai dalla necessità di appartenere e di aderire al valore della Chiesa, nella convinzione che sia necessario uniformare i propri pensieri e le proprie azioni alla misericordia di Dio.

 

“Basta un attimo, basta una presenza

 che possa rimandarti al senso vero

 di ciò che sei, di ciò che vivi e vedi.

 

 Davvero la Sua grazia sovrabbonda,

 perché non ti nasconde il Suo mistero,

 facendosi al cammino compagnia:

 seguila, volentieri e capirai”

(versi tratti da “Colloquio interiore”)

 

I versi di denuncia sociale si palesano già nelle seconda e nella terza lirica, che affrontano la vicenda avvenuta a Genova il 20 luglio del 2001, nel corso del G8 durante gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Il giovane Carlo Giuliani di soli ventitré anni venne colpito al volto da un proiettile sparato da un carabiniere. Il Poeta leva il suo canto commosso, accorato e privo di ogni forma di odio. La casualità, non la predeterminazione, ha generato la tragedia. Accanirsi contro il giovane carabiniere non dà senso e tantomeno giustizia alla fine prematura del ragazzo.

 

“Un odio indotto t’ha condotto al varco

consegnandoti all’amore di Dio

per mano d’uno spaventato a morte.

 

Voi che vi dite da giustizia mossi

non seminate più denti di drago

ma solo e sempre esempi di pace”

(La lirica “Genova triste”)

 

La stessa pietas, lo stesso autentico intenso dolore, spingono Zelioli a scrivere della ‘mattanza’ delle Brigate Rosse, in riferimento all’uccisione di Marco Biagi, consulente del Ministro del Lavoro, impegnato in una riforma. Ovviamente il Poeta non mostra indulgenza verso i terroristi, ma nei confronti della vittima. Per coloro che credono di cambiare il mondo con le armi usa il termine che corrisponde alla fase finale della pesca dei tonni - mattanza - e asserisce che non sono capaci di ‘porre il Vero sopra tutto’. L’Autore mostra di porsi controcorrente nel dire della fede, irrazionale nella definizione comune, che sia legata alla ragione, ma a ben vedere, essa rappresenta un’adesione dell’intelligenza alla verità di Dio con segni intellegibili e tangibili. Che non si opponga alla ragione risulta ancora più chiaro dall’evento dell’incarnazione. Dio va incontro all’uomo e sarebbe assurdo pensare quest’incontro come incomprensibile.

 

“Non c’è nulla di tanto razionale

 come la fede dei credenti in Cristo.

 

 per questo troppo spesso sbeffeggiati

 da quelli che combattono il mistero

 del Dio che, fatto uomo, ci ha salvato.

 

Magari non per odio duro e puro

Forse più per timore che sia vero”

(La lirica “Fede, ragione e odio”)

 

La chiusa di questa lirica, in levare, è l’ennesima dimostrazione del sentimento di compassione che rende l’Autore teso verso una quotidiana elevazione. Scorrere le sue poesie significa entrare in una commovente dimensione di ascesa, di assenza di impulsi negativi. Cito un distico di sublime verticalità: “Ci vorrebbe questa regola, forse: / fare tutto come fosse per sempre”- tratti da “Forse…” Se riuscissimo a comportarci almeno una volta nel modo consono al credo cristiano potremmo ‘conquistare ora’ il modo per ‘compiere la vita’. Non a caso la spiritualità di Zelioli si lega alla visione panteistica dell’esistenza. La realtà, l’ambiente hanno i caratteri della divinità, pertanto Dio si identifica con l’universo. Le affermazioni panteistiche, di un mondo che è il prolungamento di Dio si trovano già in Platone, Aristotele approva l’affermazione della divinità che abbraccia la natura e il Nostro, nella sua prospettiva di verticalità, sublima i miracoli poetici del creato. Li sente parte integrante della sua esistenza come un soffio al cuore.

 

“Neve, s’ispira a te la mia preghiera

 oggi, che dopo tanto tempo appari.

 

Purifica, Signore, questa terra,

reca perdono a chi causò violenza

e dona pace a chi ne fu colpito.

 

Come la neve scenda a noi il tuo amore”

(La lirica “Preghiera della neve”)

 

E forse sarebbe più esatto dire parte essenziale della sua preghiera, visto che l’intera Silloge è una lunga preghiera, non intesa nel senso etimologico del termine, ovvero come intercessione, se così fosse la fede avrebbe il valore della stampella alla quale appoggiarsi nei momenti del bisogno, bensì come un continuo mettersi in contatto con Dio. Il Cantico di Zelioli rispecchia l’uomo che ha cercato il proprio posto nel mondo per scoprire che era dentro di lui, dove fluisce il suo sangue, dove respira, piange o ride restando vivo, consapevole d’essere stato amato quando era ancora peccatore - parafrasi dal testo di un verso formato dalle parole di San Paolo nella Lettera ai Romani - Tengo a sottolineare che il percorso di crescita e di ricerca interiore dell’Autore si coniuga a un senso di modernità che accresce il potenziale del metro classico. L’endecasillabo sciolto nella sua infinita musicalità non sarebbe adatto al crudo realismo, ma si sposa con il misticismo della Raccolta in modo eccellente senza renderla antiquata, anzi dimostrando che le anime moderne sono più disposte a ricevere il pensiero cristiano come stato mistico, piuttosto che il sentimento cristiano irrigidito in formule scolastiche. Zelioli lo evidenzia introducendo nella Silloge versi di cantautori cari al suo cuore, come Luigi Tenco, un intellettuale irriverente, o Claudio Chieffo, legato al cattolicesimo… Le poesie respirano di quella commistione artistica che dimostra quanto oggi il mondo abbia la necessità di essere cuore pulsante di ogni forma di cultura. Indubbio segno di modernità della poetica spirituale del Nostro è poi il riferimento al dubbio, come sorgente di fede, come ‘metodo faticoso, ma infallibile per conquistare la verità’ - Cartesio.

 

“Finché ci resteranno certi dubbi

 sul senso della vita e della morte

 se esiste Dio oppure sia un miraggio

 vuol dir che abbiamo solamente il nulla

 su cui basare il nostro umano vivere.

 

 Bisogna fare un passo dietro l’altro

 con il coraggio d’esser provvisori.

 

 E poi, nel dubbio è conveniente credere”

(Versi tratti da “Nel dubbio”)

 

La Silloge “Briciole di vita” mi ha sorpresa per il modo tenero nel quale mi ha rapita. Ci sono scivolata dentro e mi sono sentita avvolta dall’abbraccio del Poeta. Mi ha coinvolta sul sentiero dell’ineffabile, dell’infinito, dell’illuminazione. Mi ha sedotta con la forza del vero amore, quello che ha come unico scopo il bene dell’altro… e che, pur da credente, difficilmente dubito di saper perseguire.


Maria Rizzi


Marco Zelioli. Briciole di vita. Ricordi e pensieri (2000-2019). Guido Miano Editore, Milano 2020, pp.100; isbn 978-88-31497-14-5.

 

 

10 commenti:

  1. Ringrazio il nostro Nume Tutelare per aver inserito il mio tentativo di recensione di un'Opera dal grande respiro come quella di Marco Zelioli e ringrazio quest'ultimo per avermi concesso di visitare il suo mondo interiore e di uscirne arricchita. Abbraccio Nazario e saluto molto caramente l'Autore.

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  2. Brava! e sempre un modello di modestia...
    Un abbraccio.
    Edda

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  3. Sono sorpreso e commosso da tanta bontà nei miei confronti. Davvero grazie di cuore.
    Marco Zelioli

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  4. Davvero notevole questa esegesi di Maria Rizzi sull' Opera di Marco Zelioli.

    Si intravede la luce di una fede cristiana solida, volta unicamente al bene e al perdono.

    Le parole dell'Autore spesso si trasformano in preghiera: "Davvero la sua grazia sovrabbonda...seguila, volentieri, e capirai".

    È un credo che illumina tutto, anche gli episodi di violenza e di dolore, è un " cadere tra le braccia di Dio" affidandosi a Lui senza timore.

    Congratulazioni all'Autore, a Maria, che è stata bravissima nel trasmetterci queste verità con la sua consueta passione e al nostro Nume tutelare che protegge l'Isola felice di Leucade.

    Loredana D'Alfonso

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    1. Grazie, Lory, questo testo ti sarebbe piaciuto moltissimo, leggendolo ho spesso pensato a te. Le liriche tessono una trama verticale, che nulla concede alle sovrastrutture, è purezza di pensiero e di intenti. Ti ringrazio per le bellissime parole e per il tuo abbraccio che è vivo, nonostante la distanza fisica.

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  5. Edda, seme d'amore, sempre al mio fianco. Sono sincera. E visto che trovo l'Autore lo ringrazio per avermi concesso l'opportunità di leggere i suoi versi e il suo cuore.Vi stringo entrambi...

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  6. una bella recensione che invoglia a leggere il libro, grazie Maria per averci presentato la poetica dell'autore
    Claudia Piccinno

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    1. Grazie infinite a te, Claudia, poliedrica, attentissima amica mia. Sei nel cuore!

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  7. Bellissima e accurata nota di lettura. Complimenti, Maria, per la tua capacità di analisi e per l'entusiasmo che poni in tutto ciò che descrivi. Leggerò con piacere questo libro. Ti abbraccio
    Marisa Cossu

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  8. Marisa dolce e carissima dette da te queste parole acquistano valore speciale. La Silloge è un cantico che merita lettura, anche in virtù della squisita modestia dell'Autore. Tu sei la Poesia e sai vedere nei versi in modo unico. Grazie e un fortissimo abbraccio!

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