Loredana
D’Alfonso su “Inchiostri digitali” – Editore Blu di Prussia
Loredana D'Alfonso,
collaboratrice di Lèucade
“Inchiostri digitali” delle Edizioni
Blu di Prussia è una pregevole raccolta di liriche che vede la partecipazione
di alcuni dei migliori Poeti italiani contemporanei.
Lo stesso titolo dell’Opera riassume il
significato della poesia, che è nata con l’uomo ed è senza tempo, sia vergata
con pennino intinto nell’inchiostro del calamaio, sia composta con il più
moderno dei computer.
L’Antologia è stata presentata qualche
tempo fa a Roma “in presenza”,
espressione che ormai è entrata - tristemente - nel nostro vocabolario e che ci ricorda - anche
se allora non lo sentivamo appieno perché era qualcosa di scontato, a portata
di mano - quanto la presentazione di un
libro ben riuscito possa attirare calore, empatia, emozione, sguardi,
condivisione.
L’Opera è come un “immaginario palcoscenico” - si legge nell’accurata prefazione di
Eugenio Rebecchi - dove si “avvicendano l’introspezione analitica di
Angelo Andreotti; la passione civile di Sandro Angelucci; la solarità colorata
di Sheiba Cantarano, l’eleganza classica di Umberto Vicaretti e la raffinatezza
descrittiva di Anna Vincitorio”.
Ci sono versi essenziali e scarni, come
quelli del noto Poeta ferrarese Angelo Andreotti: “la pioggia è una foresta di aste oblique e lucenti contro i gialli
sgargianti che l’autunno tiene accesi graffiando quest’aria inzuppata come di
nebbia”.
Il cielo è una lavagna di ardesia, la
pioggia tratti di gesso.
Tra le righe non si sentono suoni, ma solo
la pace di grandi spazi di silenzio dove il lettore è libero di riflettere e di
ascoltarsi.
Ed ancora assenza di movimento, per
dare libero spazio all’introspezione personale: “In esilio, nascostamente il sole scartavetra il vero della realtà e
una brezza sottile espira nebbie diacce e sciolte in quest’aria immobile”.
Sandro Angelucci, Poeta reatino, esonda
con la lirica “Ha odore di fieno” (Da
“Verticalità” Book Ed. 2009), che è quasi il manifesto del suo poetare. “La mia ribellione ha odore di fieno. Non mi
prende alla gola non mi spinge a tossire, a sputare veleni……la mia ribellione
non urla si chiama poesia”.
I suoi versi profumano di natura, di
terra, hanno l’odore della legna che brucia nel camino, dei funghi coperti di
rugiada nel sottobosco. E parlano d’Amore, quello che non ha prezzo e che quindi
non si compra, ma si conquista.
E’ il messaggio che ritroviamo ne “Il
consiglio” (Da “Si aggiungono voci” Lieto Colle Ed. 2014) dove il Nostro spinge
ad uscire dai nostri soliti panni, chiama all’azione, scuote dal torpore: “Esci di casa, sfonda le finestre e dalla
notte non aspettarti altro che il silenzio. Sei tu che devi innamorarti, essere
l’ape che impollina le stelle”.
E’ una chiamata ad una precisa
responsabilità dell’essere umano: quella di cambiare la sua esistenza,
lasciarsi andare al bene, diventare “l’ape
che impollina le stelle”, perché solo così potrà contribuire a cambiare il
mondo.
La
carnalità della Poetessa Sheiba Cantarano ci affascina in “Amaranto”.
I monti Lepini (la Poetessa vive a
Latina) fanno da sfondo a “Circe” che “dorme
sfumato di rosso il sorriso di pietra”.
Torna il colore vermiglio nella lirica
ispirata al Vangelo secondo Giovanni (2 -1,3) in particolare allo Sposalizio di
Cana: “il vino finì, mancò l’ora del bene,
non ci unse la luce: non avemmo più vino”.
L’umanità, dolente, percorre l’altra
via, quella indicata dall’acqua stagnante, gli uomini sono così “esclusi dal miracolo” dell’acqua
trasformata in vino a distribuita agli invitati alle nozze.
L’uomo è messo alla porta, non è chiamato
a condividere alla gioia degli sposi.
Sono versi che inevitabilmente ci
appaiono come specchio dei nostri tempi così difficili, pervasi, appunto da un
malinconico sentimento di “esclusione”.
Ho avuto l’onore di leggere le liriche
di Umberto Vicaretti in diverse
circostanze. Il Nostro è nato in Abruzzo, a Luco dei Marsi.
In questa antologia ho ritrovato “Dorme la mia
città” una bellissima lirica dedicata a L’Aquila, dopo il rovinoso terremoto
del 2009.
“Dorme
la mia città, dorme la mia città profondamente. Larga come la notte ha una ferita
che artiglia ancora e ancora ancora brucia”.
Vicaretti dedica i suoi versi con amore
infinito a questa stupenda città ridotta in macerie e scommette nel miracolo: “Lentamente riannoda le sue fibre, promessa,
come l’Araba Fenice, al volo che riaccenda un tempo nuovo. Allora poserò, come
Tommaso, sopra le antiche mura la mia mano”.
Ecco la speranza di una Resurrezione, (la
poesia, non a caso è datata Pasqua 2010), sia pure imbrigliata dal dubbio
umano.
In “Scrivimi che stai bene” il Poeta
invia una lettera immaginaria alla Madre che non è più in questo mondo, con
note struggenti in cui si interroga sul mistero dell’”altrove”. “Scrivi, scrivimi presto; ti te, di pà, di
voi non so più nulla. Non so se in quell’altrove, che invera un altro tempo,
gentile c’è chi forte vi sostiene e lieve vi dà il braccio ed apre porte a
mitigare i transiti segreti”.
Vicaretti rincorre i suoi ricordi di
bambino “perso ai giochi, superbo re dei
vicoli e del vento”, ma il suo pensiero torna alla Madre che ha lasciato un
vuoto incolmabile nel suo cuore e nella “vecchia
casa” che “sanguina di assenze,
arresa e muta grida il suo silenzio”.
Il Poeta immagina una risposta alla sua
lettera, due righe piene d’amore che lo possano raggiungere e consolare : ”ma intanto che io scrosto palmo a palmo
rubini e stelle ai cieli dell’infanzia, dal tempo chiaro e indenne in cui tu
vivi prendi una rosa e scrivi, scrivimi che stai bene”.
La Poetessa Anna Vincitorio chiude l’antologia.
Nata a Napoli, fiorentina di adozione, ci cattura con il “Silenzio della figlia
n.6” (Da “I girasoli, Funghi Ed. 1992), un
delicato dialogo tra madre e figlia, con poche parole, spazi di silenzi
e di attese: “Aspetto e tu mi parli come
una nespola che si stacca dall’osso. Ti avvicini al mio grembo ed io ti
ascolto. Devo, perché sei lì seduta accanto a me, che raccolgo il fiume lento
delle tue labbra”.
Voci sussurrate, che tornano dal
passato ne “La notte del pane” (Genesi Editrice, 2004): “Voci che parlano, il pane era lievito acre ancora, profumo nella
memoria di quelle mani stanche senza il riposo della notte”. In “Ulivi” (Da
“Il richiamo dell’acqua”, Genesi Editrice, 2009) la Vincitorio dipinge l’ora che precede la sera con grande
abilità descrittiva “…Timida si leva una
falce di luna nel cielo dai cirri incendiati. Calma, la distesa argentea degli
ulivi illumina l’ampia valle. Volano in coppia gli uccelli della sera”.
A conclusione della lettura di questa
preziosa antologia, vorrei rubare ancora, perché pienamente condivisibili, le parole ad Eugenio Rebecchi che “non ha perso il vizio di pubblicare
antologie” in quanto “la poesia resta
un’arte di cui non poter fare a meno se si considera la vita come elevazione
dello spirito, necessario approdo verso l’infinito”.
Loredana D’Alfonso
Hai svolto un immenso lavoro, Lory, su quest'Opera che mi ricorda una serata incredibile e ricca di un calore che si toccava... Tu riscatti, reinventi, tributi nuovi omaggi agli Autori e li affreschi di tonalità degne della Poetessa che ci hai insegnato a conoscere. Le ali le stai spiegando in tutti i cieli, amica d'anima, e sei vento di novità e di armonia. Grazie. Stringo forte forte te e il nostro Condottiero che ci permette questa fuga nel sogno.
RispondiEliminaRingrazio Loredana per questa sua attenta e convincente lettura di "Inchiostri digitali": un'antologia nella quale mi onoro di essere stato inserito da parte dell'Editore Eugenio Rebecchi. Credo di parlare anche a suo nome nel dire che la D'Alfonso ha saputo cogliere aspetti determinanti di ciascuno dei 5 poeti che sono stati chiamati a comporre il florilegio.
RispondiEliminaOvviamente non posso dire di me (peccherei di autoreferenzialità) ma posso affermarlo con sicurezza conoscendo le scritture dei miei 4 compagni di viaggio. Tuttavia, per quanto mi riguarda - questo ritengo di poterlo asserire poiché mi ci ritrovo totalmente - le considerazioni dell'amica, che riporto: "I suoi versi profumano di natura, di terra, hanno l’odore della legna che brucia nel camino, dei funghi coperti di rugiada nel sottobosco. E parlano d’Amore, quello che non ha prezzo e che quindi non si compra, ma si conquista.", dipingono lucidamente il messaggio che, con i versi, intendo far passare.
Grazie Loredana e grazie Eugenio,
Sandro Angelucci
Non so come ringraziarti, Loredana, per la preziosa recensione all'antologia da me pubblicata. L'attento sguardo ai versi degli autori e la capacità d'analisi che ne consegue, sono elementi certi di un lavoro ben fatto. E' passato un po' di tempo da quando, a Roma, presentammo il volume. Ma il ricordo è vivo perché, in quell'occasione, si lessero poesie, si parlò, ci si conobbe e, tutti assieme, cenammo in allegria consapevoli di una convivialità a tutto tondo. Capimmo, in fondo, che quello poteva essere il giusto approccio per tentare di goderci la vita, almeno in quelle ore!
RispondiEliminaGrazie ancora, con stima e simpatia
Eugenio Rebecchi
Grazie dal cuore a Maria e a Sandro per i loro commenti.
RispondiEliminaNon sono un critico, ma, soprattutto per quanto riguarda le poesie, scrivo quello che mi detta l' emozione.
Vi abbraccio forte insieme al nostro Nume tutelare che permette questi scambi vitali e fecondi.
Loredana D'Alfonso
Grazie a te, Eugenio,
RispondiEliminasono onorata dalle tue bellissime parole.
Questa antologia mi ha rapito sia nel giorno della presentazione sia nella lettura più attenta di questi giorni.
Spero vivamente che possano tornare quelle serate culturali che ci davano tanto, in termini di scambio e di crescita personale.
Con profonda stima e amicizia
Loredana D'Alfonso