Loredana D’Alfonso su “Oggi è primavera e io non posso vederla” di Marco Solaro
Loredana D'Alfonso,
collaboratrice di Lèucade
“Oggi
è primavera e io non posso vederla” di Marco Solaro, della Edizioni Graus, è un
libro molto originale e nell’apparenza complesso.
L’Autore
- neurologo e scrittore - molto acutamente ci svela la chiave del romanzo in
premessa, nella citazione di Jorge Luis Borges “Qualunque destino, per
lungo e complicato che sia, consta in realtà in un solo momento: il momento in
cui l’uomo sa per sempre chi è”.
In
questo modo Solaro ci apre un sentiero per seguire il romanzo che si divide in
due parti: il prologo ci presenta un non vedente seduto su un marciapiede e un
cartello vicino al cappello con la scritta “Sono cieco, aiutatemi per favore”.
Un pubblicitario di passaggio cambia la scritta con “Oggi è primavera e io non
posso vederla” e la trovata fa sì che il cappello si riempia rapidamente di
banconote.
Il
personaggio centrale, il non vedente, è descritto con una tale empatia che esce
dalle pagine come una persona reale, e ci sembra di conoscerlo da sempre.
Avendo
perso la vista, vive intensamente con gli altri sensi. Si accorge del tempo che
passa dal cambio della temperatura del gradino dove siede a mendicare, dai
rintocchi della campana della chiesa, dal rumore del traffico che muta con il
passare delle ore, dagli uccelli che cantano al tramonto, dagli odori che lo
circondano.
Altro
personaggio importante della vicenda è il salumiere che ha la bottega nelle
vicinanze e con il quale il cieco stringe amicizia.
Il negoziante gli lascia un vecchio magazzino attrezzato con bagno, un angolo
cottura e un posto letto.
Il
giorno in cui il pubblicitario cambia la scritta sul cartello e, per caso, gli
dà l’opportunità di avere un’abbondante elemosina, il cieco viene assalito,
derubato e malmenato. Questo episodio di violenza gratuito scatena una tale
desolazione nell’uomo, che “il cieco che si sente cieco”. Privato di dignità, in balia della
paura e del buio.
Un
buio completo, che lo riporta ai tempi infantili quando invocava l’aiuto del
padre.
L’Autore,
nel far parlare i suoi personaggi, (il cieco, il salumiere e sua moglie)
enuncia grandi verità. Sono veri e propri dialoghi di alta filosofia sulla vita
in generale e sul concetto di primavera che “non è un semplice oggetto
che possiamo riconoscere solo con la vista. Per essere vista va riconosciuta e
ciò può essere ottenuto utilizzando tutti i sensi”.
L’uomo
che adesso si trova a mendicare non era stato sempre cieco ma si era ammalato
da adolescente, aveva perso i genitori e la vita lo aveva privato della vista e
poi costretto a chiedere l’elemosina in strada.
L’Autore
ci parla di Borges, del senso della vita, di Dio e di Suo Figlio che
aveva sperimentato, al pari di ogni uomo, la disperazione del Getsemani e
l’abbandono sulla Croce.
In questa
prima parte del romanzo il cieco è ripiegato su se stesso, si trascina nei ricordi,
soprattutto rivolti al padre, e sente che negli altri può suscitare solo pena.
Nella
seconda parte il protagonista si sveglia con le ossa dolenti per la notte
passata sul marciapiede.
Ha sognato tutto? E’ mai
esistito il suo amico salumiere?
Chi è lui veramente?
Questo
è uno dei passaggi nodali del libro, uno dei messaggi profondi che Solaro ci
trasmette.
“Non è solo chi
non conosce nessuno, ma è solo chi non conosce se stesso”.
E ancora “Se
una persona conosce e riconosce se stessa è perché ha imparato a
riconoscere negli altri l’immagine del proprio volto”.
Il
cieco avverte la fame e va verso il negozio del salumiere che ovviamente non
conosce.
Ma il salumiere conosce lui, vedendolo da
anni sul gradino del marciapiede ad elemosinare. L’uomo ordina pane e
mortadella, e seguendo sempre il filo dei suoi pensieri, si sente
sempre più convinto “che il sogno della notte precedente era arrivato al
momento giusto, era un utile carburante per proseguire”.
Piano
piano, il suo comportamento cambia, capisce che non si era mai aperto al
prossimo, ma che aveva usato la sua cecità come uno scudo per difendersi dal
mondo.
“Follia
è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”.
L’uomo
adotta nuovi comportamenti, va nei bagni pubblici, porta i vestiti nella
lavanderia a gettone, si rade, compra una brioche, piange per una musica
struggente che si perde nell’aria.
E cambiando
gradatamente abitudini “sperimenta che condividere significa
distribuire il carico delle gioie e dei dolori, così da rendere i dolori più
sopportabili e le gioie più intense”.
Alla
fine della vicenda il sogno diventa realtà perché il salumiere decide di dare
al suo nuovo amico uno spazio dove dormire riparato e potersi accudire.
“Se
non c’era un Padre immaginario disposto ad ascoltare l’invocazione di un
figlio, ci sarebbe stato almeno un fratello in carne ed ossa in grado di
farlo”, pensò il
salumiere”.
Ed è in quel
momento che il cieco riacquista la vista, quella interiore, perché finalmente
riesce ad aprirsi al mondo.
Mi
sono persa tra le pagine di questo libro, dove sono racchiuse molte verità e
altrettanti spunti di riflessione, dove ci si commuove e dove si trova un
grande messaggio di speranza: l’Amore continua a nascere, a dispetto di
tutto, spesso spunta e cresce nei luoghi più impensati e nelle
situazioni più impervie.
Il
testo di Marco Solaro indubbiamente ha una forte impronta filosofica e non
religiosa: Cristo viene vissuto dall’Autore come un Volto in cui tutta
l’umanità si può riconoscere.
D’altra parte, devo dire che la vicenda, così emozionante e piena di delicatezza, ha richiamato alla mia memoria una celebre citazione dello scrittore Gilbert Cesbron: “Il Cielo è simile alle sponde di un biliardo: le nostre preghiere, se sono abbastanza forti, vi rimbalzano per raggiungere la loro meta. Talvolta restiamo sorpresi per la direzione che esse prendono”.
Loredana D’Alfonso
Cara Loredana, è difficile rispondere adeguatamente a una analisi così attenta, completa e delicata. Grazie per le tue parole e soprattutto per aver bene inteso il significato del mio scritto.Ho imparato con gli anni che essere compresi è un bene prezioso e quando ciò accade, quello che si riceve è un grande regalo,una spinta a continuare a comunicare e condividere il proprio pensiero. Si, solo condividendo e relazionandoci con gli altri potremmo vedere più rigidamente noi stessi. Sono onorato per le tue parole perché so da chi provengono. Conosco La tua grandezza umana e il tuo spessore di scrittrice di poeta. La grazia e la delicatezza che ti caratterizza emergono dalle tue parole. Sono onorato e commosso.
RispondiEliminaMarco Solaro
Caro Marco
RispondiEliminaL' onore è tutto mio, credimi.
La nuova lettura che ho fatto del tuo romanzo mi ha donato ancora una volta un mare di emozioni che sono felice di essere riuscita a comunicare.
Un grandissimo abbraccio
Loredana D'Alfonso
Lory, una scelta importante e bellissima, quella di recensire ex novo uno dei libri che tutti abbiamo amato di più. Sei stata poetica, filosofica e aderente alle idee di Borges che ha ispirato il nostro Marco. Il suo è un testo che apre un universo! Io sono stata fortunata, in quanto ero sempre relatrice nel corso delle presentazioni - ne abbiamo fatte almeno tre -, e ho avuto modo di condividere l'empatia, l'umanità e il talento di questo Autore, che nel libro descrive la vita che dovremmo imparare... Il non vedente si trasforma quando acquista fiducia nel prossimo e prende atto che la cecità è un fatto interiore, come sottolinei perfettamente. Tutti dovremmo imparare a rapportarci al prossimo con i cinque sensi e con la consapevolezza che gli altri siamo noi stessi, ma non è un concetto che può essere dato per scontato. Citi il meraviglioso passaggio: "Se una persona conosce e riconosce se stessa è perché ha imparato a riconoscere negli altri l’immagine del proprio volto” e sei nel cuore di Borges e di quell'unico volto che è specchio di tutti, ovvero il volto del figlio di Dio. Mi piace aggiungere che nella stesura di questo romanzo adattissimo alle scuole, Marco è ricorso, forse inconsapevolmente, al realismo magico, caro soprattutto agli scrittori latino - americani, che mette in luce 'il mondo capovolto', ovvero un mondo in cui la dimensione sensoriale è amplificata. Tutti dovrebbero leggere "Oggi è primavera e io non posso vederla" per riflettere su tante tematiche, non ultima l'uomo buono che attendevamo all'inizio di questa terribile pandemia. Lory: sei fantastica! Ti ammiro e ti voglio un bene infinito. Marco abita il mio cuore allo stesso modo e in lui mi riconosco sempre! Vi stringo entrambi e allargo l'abbraccio al nostro Condottiero che le verità scritte in questo testo le conosce tutte.
RispondiEliminaMaria cara, difficile, anzi impossibile rispondere degmamente al tuo commento. Non lo farò, ma non posso non ringraziarti per la tua preziosa amicizia che sento sempre più viva e pulsante.
RispondiEliminaMarco