Professore carissimo, ho letto appena una trentina di pagine del suo ultimo libro “ Dagli scaffali della biblioteca”, ma tale è l'emozione che mi hanno dato queste poesie che bisogna che qualcosa io la dica subito . Lei è un grande . :-) Grazie, grazie e un abbraccione
C'è chi pensa di sapere cosa sia la poesia
e cerca di definirla con una qualche formula precisa; io non lo so né mi
importa: per me è poesia quello che mi suona bene all'orecchio, che mi avvince
con le immagini e che mi dice qualcosa. Che poi essa sia anche altro è faccenda
da esperti e non mi riguarda. Mi limito a leggere e ad ascoltare l'eco delle
parole in me, il fluire del verso e la marea di risposta nella mia anima che
più si alza quanto più in quel verso avverto e catturo qualcosa di me. Per
questo la poesia di Pardini mi piace. A prescindere da quel suo modo di
raccontare misto di dotto e di semplice che si porge sereno alla piena
comprensione di sé con la chiarezza di chi non ha bisogno di ricorrere a
rigirii volutamente ermetici per sviare l'attenzione di chi legge da contenuti
più o meno banali e da concetti fragili, mi piace perché io leggo lui e vedo me
e in lui ritrovo le mie emozioni, la mia vita, i miei affetti, le mie mancanze.
Leggo “la sorpresa di Natale” (Dagli scaffali della biblioteca”) e quelle
stanze fredde, quella finestra aperta “a orizzonti larghi e vasti” sono le
stanze di casa mia, in via Bologna, dove sono nata e cresciuta senza un filo di
calore da una qualsiasi fonte, dove gli “spifferi di gelo” venivano da tutte
le parti e le parole si facevano sillabe di vapore, dove le finestre
affacciavano su un mare di tetti e vele di comignoli. E il padre del poeta , “un uomo stanco che scaldava la fatica ad una stufa povera di legna” è mio padre
che veniva dal lavoro e non si scaldava a niente perché la stufa non ce
l'avevamo. E il rimpianto di Pardini per non aver detto o fatto certe cose è il
mio rimpianto per i miei tanti sbagli, per non aver dimostrato affetto come
avrei dovuto e potuto a chi se lo meritava. E anch'io, come Pardini, “posso
soltanto piangere in disparte" (“Ricordi che pungono”). E' questo mondo che
è del poeta ma anche mio, questo tempo che è il suo ma anche il mio , la stessa
esperienza di andare alla città “che mi voleva giovane” e che anch'essa ci
accomuna perché ha modellato i nostri destini, quello che mi conquista, che mi
consola e che mi fa male, che mi prende l'anima, sì che la bella parola, il
suono morbido o aspro, l'immagine tornita, il dipinto variamente sfumato, non
si fermano a livello di ragione per una qualsiasi analisi, ma scivolano
direttamente nel profondo a pescare immagini lontane, esperienze, cose
dimenticate o coperte di polvere e le riportano a galla con la loro gerla di
sogni, di lacrime, di sorrisi, di pazzie, di gioie, di rabbie e di fallimenti.
Tale è la forza di questo ciclone che perde per me ogni interesse tentare una
qualsiasi analisi dello stile, e mi parrebbe profanazione smembrare creature
vive, quali sono le sue poesie, cercando assonanze, consonanze, figure di
qualsivoglia genere. Sono cose che chi fa critica guarda, questo lo so, lo deve
fare, è questo il suo mestiere, ma non sono da me; e non solo perché non sono
all'altezza, a questo si può bene o male rimediare con lo studio, ma perché per
me quel che conta è il sentire, è il fiume di emozione che tutto travolge e
che pretende solo per sé ogni attenzione. Questa, giusta o sbagliata che sia, è
la mia maniera di vivere la poesia, so di poterlo fare perché la poesia lascia
libero chi la legge , e perché questo vuole la mia natura istintiva e
irrazionale per la quale lo studio della forma, che non mi è del tutto
estraneo, di solito non si accompagna ad una vera partecipazione emotiva. Nelle
poesie di Pardini io mi trovo ad essere lettrice e protagonista; perfino nella
figura del fratello Saverio, in quella immagine di giovane conteso dalle
ragazze che volevano andare sulla Giulietta, e di lui che “adocchiava la
bottega di Graziella e lei corrispondeva ad occhio vispo fra una tintura e
l'altra” ( “A mio fratello Saverio e Graziella”) io rivedo mio zio Goffredo,
il più piccolo dei fratelli di babbo, quello che viveva con noi, che quando
mamma era incinta le diceva : "Fammi una bimbina , eh!” Perché loro erano tutti
maschi e che quando piangevo diceva “Se fate piangere la bimba vi ammazzo a
tutti !”, che adocchiava la bottega di Soliria che vendeva il vino, zio
Goffredo che mi portava sulla vespa e che morì di cuore a ventisei anni, quando
io ne avevo quattro, senza che io capissi cosa era successo né piangessi come
piango ora, dopo una vita intera, a ripensarci. Amo Pardini perché lo sento
uguale a me per quell'amore per la vita, per la natura nelle sue molte
manifestazioni, per quel suo incantarsi davanti allo splendore della terra ed
alla gloria del cielo e per quella passione per la campagna che scorre nelle
nostre vene orgogliosamente plebee, nel nostro sangue etrusco, nella nostra
anima di gente che è nata da famiglia povera, onesta e lavoratrice, perché apparteniamo a quella razza di persone a cui nessuno ha regalato niente e che
il poco o tanto che ha l'ha ottenuto con le proprie forze. Questo fa grande
Pardini al mio cuore di scarabocchiaversi che non conosce le belle parole ed i
dotti metodi della critica: il suo essere Uomo.
Di questo che Lidia ha scritto riguardo all'opera di Pardini ,(unica e trina come Dionostro: Poesia Affetti Cultura) dico solo con sincerità e commozione che è quanto di più bello mi sia capitato di leggere nell' ultimo periodo. Un commento che è una confessione e una dichiarazione che tocca il cuore.. Grazie Lidia carissima ...hai anche detto cose che ti accomunano a molti di noi.Grazie anche per questo.
RispondiEliminaTi abbraccio con tutto rispetto ,e la mia amicizia sincera.
Edda
Bravissima, sei un fiume in piena e della poesia hai un concetto altissimo, purissimo, quale non hanno tanti cosiddetti "addetti ai lavori", ricchi di sapienza tecnica ma poveri di valori umani! Tu dici: "La poesia di Pardini mi piace perché io leggo lui e vedo me e in lui ritrovo le mie emozioni, la mia vita, i miei affetti, le mie mancanze". Può sembrare soggettivismo, e invece sta qui - in questo annullamento delle distanze tra fruitore ed autore - l'universalità dell'arte e della poesia. Ti sto dando del "tu", anche se non ci conosciamo abbastanza per questo tono confidenziale, ma non ti chiedo scusa e, dopo quello che hai scritto, so che capirai. La poesia, la vera poesia, affratella e ci aiuta a farci sentire umani. Grazie.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Ho letto e riletto questa esternazione accorata di Lidia Guerrieri che mi ha commosso vero per il perchè e per il come è stata appunto messa in atto. La Lidia, tramite il confronto/paragone tra la Sua vita e quella del Pardini scuce aneddoti famigliari intimi e personali dove i ricordi fanno da impalcatura portante al dettato palesemente sentito e partecipe. Con grazia femminile la -Nostra- si è aperta come fiore colmo di brina al primo raggio di sole a marzo. Quando si riesce a dire cose in modo così partecipativo, anche per il lettore, pur se scritta in prosa, a mio avviso, è vera e pura poesia. Complimenti Lidia. Pasqualino Cinnirella
RispondiEliminaLidia... sempre così vera, così impetuosa, così intensa! Sei impastata di carne e sangue bollente. Sei nata per dare ai pensieri la possibilità di diventare subito parole che abbracciano. E il tuo dire sembra concepito su misura per il Poeta Nazario e per quest'Opera magnifica, che mi ha travolta e conquistata. Ti ringrazio per questo primo straordinario tuffo tra le pagine di un testo che palpita tra le mani del lettore e rende anarchici i battiti del cuore. Un grande abbraccio a te e al nostro magistrale Condottiero.
RispondiEliminaÈ questa, Lidia, così vera, autentica, tersa. Va a braccio, parla col cuore, non cerca intermediazioni. Qui, per chi non la conosce, c’è la rivelazione del linguaggio: immediato, commosso, vivace, scolpito. Come i suoi sentimenti. Nel dire di Pardini, dice di sé; che, tradotto, significa quanto Lidia cerchi affetti e corrispondenze, analogie e affinità, quanto ami stare nella vita e sentirsene parte non isolata; quanto ami stare “nella poesia”. Condividere per lei è insieme atto di autocoscienza e di solidarietà. Ri-scoprire se stessa -recuperandosi- attraverso gli altri, sentirsi sulla stessa lunghezza d’onda, gioire di questa condizione: un flusso emotivo quasi violento, che è alla base di questo suo commento a “Dagli scaffali” pardiniani.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Cara Lidia,
RispondiEliminaapprezzo la tua schiettezza, la tua bontà d'animo; sei un vulcano che invia in cielo parole d'amore. Ho letto ripetutamente il tuo scritto e ho imparato a conoscere tutti i tuoi parenti. Sei una ragazza dolce, piena di lucidi sentimenti, di sane memorie. E chi conserva le buone memorie, anche le più tristi, è una persona per bene. E tu sei per bene, cara amica. Ma come fai a scrivere tanto, così di getto? Sei una vera poetessa, con l'animo predisposto per il canto. E la poesia è quella che intendi tu nella recensione che hai fatto al mio libro: sentimento, vibrazione, memoriale, affetti, radici, emozioni; senza questi stati d'animo non si può cantare. E tu lo fai, dacché ogni tua parola sguscia commovente e pulita, sana e arrivante. Giunge al cuore e lo trafigge.
Buona domenica
Tante grazie, per la tua lettera di vicinanza
nazario
Mamma mia che emozione! Mi bruciano le gote :-) Io non mi aspettavo dei commenti così da persone come voi che conosco di fama e che sono critici veri, critici che sanno guardare nel profondo dei versi , scorgerne le sottigliezze e scrivere cose che incantano con grande sensibilità , occhio acuto e con la proprietà che dà la padronanza degli strumenti della critica. Quel che ho buttato giù è solo una chiacchierata, così, alla buona perchè ...insomma, quando leggo qualcosa che mi colpisce come queste poesie di Pardini, io non ci so stare zitta , è il mio carattere, bisogna che lo dica e subito...come mi viene. Non ho una Musa che mi detta, ma mi detta il cuore . Non mi aspettavo questo consenso da parte vostra, anzi, a dire il vero, non mi aspettavo proprio niente da parte di nessuno e così mi ritrovo sorpresa, imbarazzata, ma soprattutto contenta e vi ringrazio tutti, amici vecchi e nuovi : l'amica Edda, la cara Maria, il nostro Capitano, Pasqualino, Pasquale che mi è tanto caro e che di critica ne sa da vendere e il mio nuovo amico Franco del quale ho letto cose davvero da esperti e che mi piace chiamare per nome perchè ora siamo amici, no? Pensare che per poco mi perdevo tutto perchè non è che io mi sappia orientare tanto nel mare di Leucade :-) Vi abbraccio tuttissimi, e oggi me ne andrò per casa con un sorriso a salvadanaio , sentendomi davvero “ una ragazza” come dice Pardini invece che la settantaquattrenne che, per buona sorte o per sventura ormai sono. Ma questi commenti me li copio per rileggerli quando mi pare perchè poi...quando mai volete che ricapiti ad una scarabocchiaversi come me una fortuna del genere? :-) Grazie!
RispondiEliminaCara Lidia
RispondiEliminaChe belle e condivisibili le tue parole: " c'è chi pensa di sapere cosa sia la poesia e cerca di definirla con una qualche formula precisa; io non lo so né mi importa.....".
È vero, la poesia ci deve parlare, catturare, ci deve regalare emozioni e far volare in un altro mondo, ci deve fare esultare il cuore...
Diversamente, poesia non è.
Bravissima Lidia, mi hai fatto emozionare.
Un caro saluto
Loredana D'Alfonso