lunedì 4 aprile 2016

MAURIZIO SOLDINI: "A PISA UNA SPINA SUL FIUME", INEDITO



Maurizio Soldini collaboratore di Lèucade






Spicca il bianco sul verde
nello sfondo grigio o azzurro
in cieli biechi di silenzi e orme


e la strada dell'ospedale
si congiunge con la piazza
dei miracoli. Malati e pellegrini

si rifugiano nel miracolo a vista
della torre pendente. E lì sperano
seppure in sfere diverse il salto.

Ma c'è altra meta che non scorge
che non raggiunge e viola a passo
il pellegrino del tocca e fuggi via.

Il lungarno cede il borgo stretto va
e il corso Italia tace là dove incontri
volti e cecine e negozi di libri in buste.

E c'è una spina sacra lungo il fiume
che punge il viso e che si allunga
come un'ombra che atterrisce a raso,

al tramonto dove si spegne la città
che si ritira negli orti e sull'aie
e precipita ora pro nobis San Ranieri.

Maurizio Soldini


Roma, 1 e 2 aprile 2016




DEDICATA ALLA MAGIA POETICA  DI MAURIZIO SOLDINI ; AL SUO GRANDE POTERE DI  SAPER VIVERE UNA REALTA'  CHE, DOPO UNA GIUSTA MATURAZIONE NELL'ALCOVA DELL'ANIMA, SI E' FATTA IMMAGINE CALDA  E POETICAMENTE COINVOLGENTE.


Pisa
  
Dai campi in fiore dove scorre il Serchio
tra i pini profumati del Tirreno
e poi si spegne, ombreggiare si vede,
o mia città, sulla terra di Golgota
la torre. L’Arno ammira
Santa Maria brillare nei suoi gorghi
speculari alle mura che sul mare
vide possenti contro i Saraceni.
Fu là quel centro dove i Cavalieri
ebbero sede e diedero a Buscheto
e poi a Rinaldo il compito più arduo
con l’oro delle guerre. Caterina
splende in nostrani marmi da romana
e accanto ai Francescani si scolora
per l’umiltà di un tempio consacrato.
Lascio alle rughe i lontani pensieri
e torno spesso all’ultimo tuo sguardo
sopra di me che ascolto scalpitare
i passi in Borgo Stretto. Il campanile
annuncia il mio partire
da studente irrequieto.
E si slarga il pensiero sopra le acque.

Anche se l’Arno volle allontanare
coi suoi detriti sguardi alla marina
che padrona ti volle, ancora geme
col flebile lamento e l’ala ferma
il canto del gabbiano; lungo il fiume
compie il suo corso, ammira i tuoi riflessi
e poi la sera torna a riposare
nascosto al sole che si rompe in mare.

Nazario Pardini 

25/02/1993














9 commenti:

  1. Grazie, caro Nazario! Grazie, in primis per averni accolto su Leucade e poi per aver voluto duettare insieme a me con la tua splendida poesia che celebra la tua città tra la Storia e la tua storia, alias la tua esistenza, che svetta su tutto con la partenza dello studente irrequieto quale fosti, facendo così primeggiare la nostra storia individuale e esistenziale sulla Storia.
    E questo ci accomuna. Dacché anch'io ho privilegiato il dato esistenziale della quotidianità nella rammemorazione di quando di recente mi trovai a passare per Pisa con mia moglie, Mina, e la "vivemmo" tra il passeggiare e il degustare la cecina e incantandoci davanti al miracolo della piazza ma soprattutto davanti alla chiesa della Spina sul lungarno. Un abbraccio Maurizio

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  2. Un grande e sentito ringraziamento a Maurizio per il suo indelebile canto alla mia città e, in particolar modo, alla perla della Spina che riflette le sue guglie nelle acque dell'Arno.
    Nazario

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  3. Ringrazio Maurizio Soldini che, con le sue terzine di endecasillabi sciolti ed eleganti, ha fatto rivivere nella mia memoria le immagini che, di Pisa, anche a me sono restate nel cuore. La chiesina della Spina sul Lungarno, in particolare, ha un fascino straordinario al tramonto:
    "E c'è una spina sacra lungo il fiume
    che punge il viso e che si allunga
    come un'ombra che atterrisce a raso...".
    Complimenti. E complimenti anche a Nazario "che celebra la sua città tra la Storia e la sua storia" (come giustamente afferma Soldini) ribadendo che senza la storia con la "s" minuscola non ci sarebbe quella con la maiuscola.
    Vedete, cari amici, come si può viaggiare insieme sull'Arno con il battello della poesia!

    Sandro Angelucci

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  4. Soldini e Pardini uniti nel canto di questa stupenda città con due testi densi di vibrazioni poetiche e intensamente connotati: il primo, prevalentemente visivo, lega i luoghi a una trepidante umanità; il secondo, più memoriale e storico, è un autentico canto del figlio alla propria madre.
    Due belle e forti poesie che mi hanno riportato a Pisa, me ne hanno fatto rivivere scorci e bellezze.
    La bellezza della città e quella della poesia, in un fervido connubio che genera emozioni.
    Pasquale Balestriere

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  5. Si vedono immagini quasi come in un filmato, fino a qundo, inattesa, appare la spina dorsale che tutto regge. Più che Pisa, in questa poesia, colgo il senso della vita, la capacità evocativa delle due terzine finali che dona quel senso di sacro, necessario affinché l'esistenza si trasformi in vita. Grazie Maurizio.
    Completa questo scorcio una poesia quasi esplicativa, che coglie il senso sacrale della storia raccontata dall'acqua. Essa continua a scorrere, portando, nella sua indifferenza, la storia dei luoghi. Il fiume non è percorribile come le strade, si è costretti a contemplarlo, e allora il verso può farsi voce di flutti che mai hanno smesso di riflettere il cielo. Grazie Nazario...
    Claudio Fiorentini

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  6. Soldini canta, con il suo verseggiare impreziosito da dolcissimi endecasillabi, la bellezza della città, di Pisa, nelle cui acque si riflette la fragilità umana.
    Trovo molto significativo l'occhio diverso che il poeta riserva a pellegrini e malati accomunati dallo stesso interesse al miracolo "seppure in sfere diverse".
    Ma mentre al malato giustamente è concessa la speranza del "salto", al pellegrino distratto il poeta non perdona la cecità verso l'altra meta, quella dove "incontri volti" e la splendida "spina sacra lungo il fiume". Meta che purtroppo troppo spesso sfugge a chi guarda in alto per chiedere, quando, per sentirsi vivi basterebbe essere grati ogni volta che ci è dato di vedere come " spicca il bianco sul verde" anche " in cieli biechi di silenzi e orme".
    Basterebbe imparare dal gabbiano,forse ci suggerisce nella splendida chiusa il Prof. Pardini, che "lungo il fiume compie il suo corso, ammira i tuoi riflessi e poi la sera torna a riposare".
    Ringrazio questi due poeti per le immagini toccanti e coinvolgenti che ci hanno donato con la loro magia poetica.
    Annalisa Rodeghiero

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  7. un bel duetto per cantare le bellezze di una grande città,celebrata con versi musicali e intensi,una cartolina intrisa di vita che scorre lungo il fiume
    Complimenti Maurizio,complimenti Professore
    Graziella Carletti

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  8. Bello questo duetto con protagonisti la poesia e Pisa, la città che mi ospita. E quale piacere nel rilevare in tutti gli autori dei commenti il compiacimento per la bellezza dei versi di entrambe le poesie e per quella dell'antica gloriosa repubblica marinara.
    Complimenti a Maurizio Soldini e a Nazario Pardini.
    Ubaldo de Robertis

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    1. Sono molto grata a Maurizio Soldini ed a Nazario Pardini per le due struggenti poesie che, di nuovo, mi fanno innamorare di Pisa come ogni volta che giungo in questa affascinante città, piacevole da visitare in ogni stagione. Tuttavia, in tali occasioni, a malapena riesco ad ammirare Piazza dei Miracoli, di rara bellezza per il Duomo, il Battistero, la Torre "Diotisalvi" e il Camposanto; Piazza dei Cavalieri, le cui tristi vicende mi fanno ricordare un verso di Dante "Più che 'l dolor poté il digiuno"; Borgo Stretto, un quartiere molto amato dagli stessi pisani; i Lungarni, spettacolari soprattutto al tramonto. Ed ogni volta vorrei soffermarmi di più, ma il treno non mi aspetta e quindi mi comporto esattamente come "il pellegrino del tocca e fuggi via".

      Maria Ebe Argenti

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