lunedì 19 aprile 2021

EDDA CONTE LEGGE: "TRA LE CREPE DELLA VITA" DI C. BALDAZZI E A. LEPONE

Lettura  di  "Tra le crepe della vita "

Un viaggio tra poesia e critica.                                                                           

di C. Baldazzi e A. Lepone

 

Edda Conte,
collaboratrice di Lèucade

Davanti ad un testo molto corposo, quasi un testo dentro un secondo testo, di grande spessore l'uno  e  l'altro, non so dire  quale dei due prometta di più, se quello in versi o quello critico che lo segue e ne consegue.; sono interessanti entrambi, a prescindere dall'importanza del nome dei  rispettivi Autori. Grande  impegno richiederebbe  una analisi  dell'opera, per me che non sono un critico di professione, ma ugualmente grande  è il desiderio di infilarsi "tra  le crepe" di questi testi impegnativi, che promettono  cultura e poesia, discussioni  sulla vita, amore  e  sofferenza  che  da sempre accompagnano la storia dell'uomo.

Gli Autori rappresentano  già un binomio di grande aspettative: la eccellente  scrittrice critica Cinzia Baldazzi e Andrea Lepone,  giovane poeta e scrittore eclettico  che compare qui con una ventina di composizioni di grande impegno e innovazione stilistica. I due scrittori si fronteggiano  dalle rispettive  posizioni, dove  anche la differenza generazionale gioca un importante fattore di stimolo.

Meditazione, riflessione, ribellione, cultura , buon senso e saggezza...il tutto alla ricerca di un equilibrio che, pagina   su pagina, attraverso dubbi, memorie e citazioni  di notevole portata conducono anche se con fatica ad una conclusione  implicita  in una bellissima  citazione latina : Mens super omnia - mens insita in omnibus .

La riflessione è sempre presente  nella cultura che mediante la saggezza dell'esperienza  porta ad una forma di consolazione.  Sta forse in questo la risposta alla filosofia dello spirito che genera la poesia di Andrea Lepone.

Se nei versi del Poeta  si legge realismo, sofferenza, riflessione critica nei confronti della storia presente e passata - forse anche per una  forte spinta a ricercare i valori perduti-  le pagine  critiche di Cinzia Baldazzi esprimono sempre  tra le pieghe  di una vastissima cultura  il suo grande equilibrio , il  sereno  distacco del giudizio che non è mai assoluto.  Il suo è un umanesimo profondamente sentito., che pur tra le crepe della vita riesce a trovare  la bellezza della cosa giusta.

Si può dire dunque che in questi saggi, pur così ponderosi, la scrittrice  finisca col guardare  la poesia del giovane collega con il "terzo occhio". Merito anche  di un'età più matura, vissuta nel proprio eremo.

In questa opera, davvero di grande serietà culturale, si leggono tanti saggi, ma in definitiva  un unico saggio, in cui la scrittrice nei suoi interventi critici che accompagnano ogni poesia non si limita ad una esegesi del testo, ma  lo completa ampliando il periodo storico con ricchezza di  informazione e profondità di acuzie critica.  Anche qui si può parlare di doppio testo, l'uno  dentro l'altro, come in una matrioska russa.

Spesso nel commento  si cerca di dare una risposta ai perché del Poeta.

A tal proposito  trovo di notevole interesse la poesia "Metamorfosi spirituale" con il relativo commento  che  la evidenzia come  preghiera.  Sullo stesso piano mi sembra  "Acacia"  per  la spiritualità del significato sotteso.  Cito i primi versi di questa poesia:

 

Amore platonico, versato in un bicchiere

di vino dionisiaco, tra le parole scorte un poco

nella foschia informe della sterpaglia, adagio.

...........

Il commento , molto curato, rivela la grande abilità  esegetica di C. Baldazzi, la profonda  attenzione  per il mito, la cultura classica, l'amore per la poesia tout-court.

 Ma il poeta continua a guardarsi dentro, a considerare il presente che vive ed il passato che conosce; tra questi non riesce a fare un bilancio obiettivo, spesso trovando modo di colpevolizzarsi.  (ved. la poesia " Rabbia e amore")

Si indovina forse nella composizione "La Lingua degli Angeli"  il pensiero  del Poeta, nel ricordo delle sfilate  capitoline  della Roma antica, nel tentativo di  un paragone   di contrasto  sotteso con i cortei e i disordini dei nostri giorni.

Struggente il verso della chiusa:

 Un  giorno, impareremo a parlare la lingua degli angeli.

E'una poesia molto sentita, e molto interessante  la pagina critica che approfondisce il dettato poetico.

 

Così, la lettura  di questa opera  prosegue tra poesie e commenti ,di pagina in pagina sempre più stimolante.

 

Mi piace soffermarmi  ,a questo punto ,su una composizione che mi ha molto colpito, tanto nel dettato poetico quanto  per l'importanza  dell'analisi   che ne sottolinea  la profondità di pensiero.  Non a caso  la poesia si conclude con quel verso di grande apertura psicologica che ha dato il titolo all'opera.  :

 

 

Croci Rivoltate

Croci rivoltate, riverse al suolo,

scrittori randagi, corrispondenze

interrotte, bruscamente ridestati

dalle voci degli avi persi in atroci

tormenti, aduliamo le simmetrie del tempo,

denigriamo le divergenze dello spazio.

Siamo il ponte sospeso sulla lastra ghiacciata

del dolore, le mani levate, i bassifondi aristocratici

che rischiarano le perversioni del firmamento,

che languiscono, tra le crepe della vita.

 

Tra le fessure di questi versi  si nascondono frazionamenti esistenziali di larghi orizzonti . Da una croce simbolo terreno e celeste  che è materia e spirito, simbolo di martirio universale che tutti coinvolge, il Poeta vacilla,  ponte sospeso sulla lastra ghiacciata del dolore, in preda al tormento.

E' in questa poesia , più che altrove, che leggo il tormento continuo  sofferto " tra le pieghe della vita", lo strazio della passione lirica che travolge ogni obiettivo esistenziale.

 Concludo  rinnovando il mio apprezzamento  a  Cinzia Baldazzi per il contributo  critico  a questa opera e   in ultima analisi per la profonda sensibilità  dimostrata

lasciando al Poeta  l'ultima parola .

 Credo anch'io che le due liriche finali, "Roma "e Chester" non abbiano alcun bisogno di essere commentate.

 

                                                        Edda Conte  Aprile 2021

 

3 commenti:

  1. Accogliendo l’intensa e lungimirante recensione di Edda Conte, ripenso alle parole di Renato Solmi quando, leggendo e traducendo Walter Benjamin, segnalava il suo rintracciare, nella poetica contemporanea, una profonda precarietà di passaggio tra il passato e il futuro. In scala riduttiva – è chiaro – con Andrea Lepone abbiamo tentato di infiltrarci «“tra le crepe” […] che promettono cultura e poesia, discussioni sulla vita, amore e sofferenza che da sempre accompagnano la storia dell'uomo».
    È proprio nel giusto la scrittrice Edda Conte, dunque, nell’osservare come nell’analisi io abbia tentato di recuperare nei versi commentati un saldo bagaglio di saggezza dell’esperienza che porta a una proficua «forma di consolazione» rispetto alle ansie del presente in divenire.
    Cos’altro aggiungere? Dinanzi ad una comprensione così completa, anzi aggiuntiva del messaggio poetico-critico proposto, l’unica indicazione utile da fornire ai lettori (nel ruolo di mittente-autore di una parte del libro che mi trovo a ricoprire) coincide con invitarli a seguire le parole della Conte, passo dopo passo, anche se il raggiungimento della tappa finale – d’accordo con la mia amica, come lei ha precisato – la lasciamo volentieri a loro.

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  2. Straordinaria pagina critica della mia Edda, che fa seguito al capolavoro di Nazario, del testo "Tra le crepe della vita" di Cinzia Baldazzi e Andrea Lepone. Senza meritarlo sono stata ritenuta meritevole da Cinzia di recensire questo libro, che la mia amica d'anima mette in luce, con lampi creativi, come un incantevole incrocio di poesia e critica letteraria. Mi sono specchiata nella sua analisi della 'grande abilità esegetica di C. Baldazzi, (del)la profonda attenzione per il mito, la cultura classica, l'amore per la poesia tout-court.' Cinzia, pur non scrivendo in poesia è poesia. Nei versi di Lepore, che non ho l'onore di conoscere Edda coglie le ragioni del titolo del testo, asserendo con saggezza e lungimiranza che 'tra le fessure di questi versi si nascondono frazionamenti esistenziali di larghi orizzonti'. Sostiene quanto si tratti di liriche che rivelino il tormento continuo sofferto tra le pieghe della vita' e credo dia grandi soddisfazioni a questa coppia di lustro che rende ottimi tributi alla Poesia, regina di ogni Arte. Ringrazio la mia compagna di viaggio Edda, Cinzia e Andrea, che spero di provare a recensire in tempi reali, e li abbraccio tutti, insieme al carissimo Nume Tutelare, infaticabile sostenitore di ogni forma di Cultura!

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  3. Grazie Cinzia e grazie Maria!
    Le vostre parole di apprezzamento ,per quanto ho scritto di un'opera di grande interesse ed eclettica cultura, mi inorgogliscono non poco. Pertanto vi abbraccio con profonda gratitudine.
    Al nostro "Capitano" sempre e comunque i sensi di una sincera e affettuosa riconoscenza.
    Edda Conte


    riconoscenza

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