venerdì 9 aprile 2021

MARIA RIZZI E EDDA CONTE: "RACCONTO A QUATTRO MANI"

 

La Clessidra

 

Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade

Cesare Baldi non è più giovane, ma non è neppure vecchio, ha solo tanta stanchezza sulle spalle e sulle ginocchia, che si piegano da sole.

Molto ha lasciato di sé sui solchi del campo, dove con precisione ogni anno mette i semi a dimora, molto ha faticato per falciare l'erba, per sradicare la gramigna; la sua schiena si è ingobbita con le stagioni ,nella lunga fatica di cavare le patate dai solchi, di strappare i cavolfiori dalla terra indurita dal freddo…


Edda Conte,
collaboratrice i Lèucade

E' semre stato un uomo semplice e schietto, devoto alla tradizione e ai costumi degli avi, contadini esperti da generazioni.

Ha sposato in età matura Lucia, ragazza  timida e devota, molto più giovane di lui, una brava ricamatrice che si è volentieri adattata a fare la moglie del contadino, il quale non ha mai preteso che lei andasse a lavorare nei campi.

Una coppia tranquilla i coniugi Baldi, anche se non propriamente bene assortita, comunque in accordo sempre; lei attenta alle necessità di lui, rispettosa nell'osservare  scrupolosamente gli orari a cui l’uomo tiene moltissimo, impeccabile nelle faccende di casa e nell'accudimento degli animali.

Cesare a sua volta cerca di non dimenticare mai le date delle feste per i regalini ai quali Lucia sembra essere stata abituata. Quando si avvicina il compleanno della moglie, oppure per Natale e Pasqua, lui si veste elegante e va in città per sceglierle il dono; quando torna si chiude in camera da letto per nasconderlo fino al giorno della ricorrenza.

Una volta Lucia ha scoperto che Cesare in quelle occasioni comprava sempre una cosa anche per sé, quasi in segreto; si trattava generalmente di orologi, di tutte le fogge: da tavolo, da polso, a muro... anche una sveglia, finché un giorno vede  comparire un oggetto sconosciuto.

- Cos'è? - chiede al marito.

- Si chiama Clessidra -, dice lui , e subito la mette in tasca.

Con queste parole il discorso sembra concluso.

Ma Lucia resta con la curiosità, soprattutto per la ritrosia dimostrata dall’uomo. Nei confronti di lui conserva un senso di soggezione, sia per la differenza dell'età, sia per il suo innato rispetto per il marito.

Cesare, in effetti, è un contadino stanco, ma anche saggio e profondamente intelligente: ha sperimentato per anni il mutare del tempo di ora in ora, di giorno e di notte, dai grandi slanci e dai declini delle stagioni. Il periodo che predilige è da sempre l’inizio dell’autunno, anche se coincide con la fatica della vendemmia. Tutto ha i toni dorati della terra: un collage mutevole di foglie bagnate, che si rispecchia nei riflessi del cielo.

La passione per gli orologi esula dal senso della tradizione dell’uomo, è legato a una tendenza tutta sua, che non saprebbe spiegare, ma che ha provato il giorno in cui nel comprare un pacchetto di dolci alla moglie, scoprì, per caso, un negozio di orologi.

Il contadino avvertì la necessità di comprarne uno, economico, classico, con le lancette grandi… Nell’indossarlo provò emozioni mai immaginate, potenti, destabilizzanti. Ebbe la sensazione di specchiarsi nel quadrante, di scoprire la misura del tempo reale e soprattutto delle proprie ansie recondite. Erano lì, nel quadrante, miniaturizzate.

Cesare da quel giorno conosce il mistero del tempo reale, quello che non necessita di sottomissione all’ordine della natura, e che non ha come mezzo d’azione le preghiere e le pratiche superstiziose.

Il contadino ha sviluppato a poco a poco la sua ossessione verso quello strumento, che rivoluziona i suoi punti fermi e sa che le lancette di ogni oggetto acquistato - sveglia, orologio da taschino, da polso -, rappresentano frecce che viaggiano in una sola direzione, per dirla nel linguaggio a lui consono, dal seme al frutto… alla polvere. Il passato non torna, se non nei sogni, nella nostalgia.

Il tempo rappresenta la lotta perpetua dell’uomo e lui ne possiede meno di Lucia.

La donna non comprende che in tutti quegli orologi si celano le nuove paturnie del marito, che all’apparenza è l’uomo taciturno di sempre.

Cesare ha sempre ammirato la puntualità della donna nello svolgere le mansioni domestiche, ma da tempo ha sviluppato una tendenza al controllo sui ritmi quotidiani e alla fretta.

Lei se ne è accorta nel corso dei pranzi, che hanno perso ogni aspetto di convivialità e nella volontà dell’uomo di accelerare i lavori mattutini con gli animali.

Vivono rincorrendo le ore, continuando a conoscersi poco e a rispettarsi.

Fino al giorno della clessidra.

Quando il contadino torna con lo strano oggetto e si limita a dirne il nome alla moglie, lei evita di fare domande, ma avverte la sensazione che la loro vita cambierà.

Cesare, in effetti, desidera riprendere il senso del tempo che possedeva prima di scoprire gli orologi, per non sentirsi schiavo di quei giorni sospesi e di quell’esistenza che corre sempre più velocemente di lui.

Lucia è giovane, graziosa, ha atteggiamenti più filiali che da moglie, e lui li ha solo incoraggiati con l’indole solitaria e introversa. Il loro matrimonio è sempre stato una semplice consuetudine, non una storia di amore, di complicità e di  confidenza.

Il negoziante d’orologi aveva in esposizione lo strano oggetto di vetro colmo da un lato di granelli di sabbia, e quando Cesare aveva chiesto cosa fosse, gli aveva risposto:

- Una clessidra. Molto diversa dagli orologi. Uno strumento antico, legato alla memoria, alle esperienze fatte nel tempo -

Il contadino non aveva compreso molto, ma al collo del  bellissimo oggetto era appeso un foglietto con le parole: “Vedere il mondo in un granello di sabbia, / e un cielo in un fiore selvatico, / tenere l’infinito nel palmo della mano / e l’eternità in un’ora”.

- Bah, ‘l’eternità in un’ora’, -  aveva bofonchiato l’uomo

- Rallentando la corsa è possibile, noi non possiamo capirlo, perché siamo nella morsa del caos, ma lei dovrebbe insegnarlo, visto che vive i tempi della campagna - , gli aveva risposto il negoziante.

Cesare decise di comprare la clessidra, mentre avvertiva qualcosa di fastidioso muoversi nel petto.

Lucia si accorge quasi subito che il marito è diverso. Ha un atteggiamento più tenero, tende a guardarla negli occhi, a sorriderle.

Un pomeriggio, mentre sono seduti sotto al tiglio, intenti a togliere i fagiolini dai baccelli, di colpo le solleva il mento con la mano e la bacia.

Non era mai successo.

E Lucia mentre annega in quell’odore di fieno secco, sudore e carne morbida

sente le guance avvampare e il cuore aumentare i battiti.

Restano seduti fino al vespro, ignari delle faccende da sbrigare, della cena che deve essere consumata alle diciannove.

La donna, stordita, pensa alla clessidra e si convince che sia un oggetto magico.

Cesare scopre che la ‘danza lenta’ allunga i tempi importanti della vita e, con pensieri suoi, sente ‘ l’infinito nel palmo della mano’.

 

 Lillà e Margherita

 

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9 commenti:

  1. Ringraziamo il carissimo amico Nazario per avere ospitato qui il nostro Racconto."La Clessidra".
    Lillà e Margherita.

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  2. Straordinario racconto, care amiche mie...la clessidra scopre la "danza lenta" del tempo e stempera le consuetudini, scioglie le rigidità, avvicina marito e moglie in un bacio complice, fuori dalle abitudini.

    Un racconto che parla della magia che fa la sua comparsa nell'attimo stesso in cui si decide di non smettere di sognare.

    Ad astra, carissime scrittrici!
    Vi ammiro molto e vi abbraccio forte

    Loredana D'Alfonso

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    1. Grazie in finite Lory, siamo davvero felici che il nostro brano ti abbia colpita. La clessidra simbolizza proprio l'inizio di un tempo diverso, della 'danza lenta' della vita. Sei sempre presente e sempre attenta e profonda. Ti vogliamo bene... sono certa di esprimermi anche a nome della mia fantastica compagna di viaggio! Abbracci a te , a lei, al Nume Tutelare, che rende sempre più viva e palpitante l'Isola e agli amici di Leucade.

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  3. RICEVO E PUBBLICO
    In questo nuovo racconto scritto a quattro mani da Margherita e Lillà, come amano firmarsi le Autrici, ho ritrovato la conferma della loro creatività immaginifica che impreziosisce la trama con le emozioni esistenziali dei protagonisti. Con l’arte della parola/immagine, quasi portandolo per mano, conducono ogni lettore ad essere parte viva e co-protagonista del racconto, in quanto, le sensazioni si identificano con quelle dei protagonisti Cesare e Lucia che percorrono un loro sentiero di vita quotidiana di anonima serenità famigliare nella consapevolezza che il tempo declina con le stagioni e non può rimanere altro se non che nei sogni e nelle malinconie
    Poi, grazie a quel misterioso oggetto chiamato clessidra, comprato per la sua passione di collezionare orologi, Cesare scopre un nuovo fluire del tempo nel granello di sabbia che scorre al suo interno e che diviene l’immagine di ciò che era stato ieri e che si proietta verso un poi diverso. Quel granello di sabbia ora è metafora di una nuova luce nell’infinito celato nel palmo della mano del presente di Cesare che si concretizza nel guardare con occhi amorevoli Lucia e, con tocco delicato, nell’alzarle il mento e baciarla, come forse, mai era avvenuto prima.
    Che dire ancora ?. Altre parole sarebbero certo insufficienti, ma posso dire che rileggerò ancora più volte questo racconto che considero di meditazione per le emozioni che mi ha donato.
    Un caldo abbraccio alle care … anonime amiche alle quali rinnovo la mia stima. Un saluto al nostro Nocchiero che, riunendoci sotto la sua ala protettrice, ci permette di essere partecipi a queste emozioni,
    Lino D’Amico

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  4. Il vostro racconto è molto, ma molto, interessante. Non mi occupo di narrativa ma essenzialmente di poesia ma - Maria lo sa - quando un testo mi colpisce è perché c'è sempre, tra le sue righe, qualcosa di poetico, intendendo con ciò non la versificazione né nulla che abbia a che fare con la tecnica bensì l'essenza stessa, il fuoco interiore che alimenta la scrittura. E, qui, quel calore riscalda come il Sole in primavera.
    Un passo per tutti: "Cesare, in effetti, è un contadino stanco, ma anche saggio e profondamente intelligente: ha sperimentato per anni il mutare del tempo di ora in ora, di giorno e di notte, dai grandi slanci e dai declini delle stagioni...".
    Perché proprio questo? Perché il tempo - e questo lo stanco contadino l'ha capito bene - non ci vuole portare alla morte; alla morte ci porta soltanto la folle gara di corsa che, con lo stesso, abbiamo iniziato e continuiamo sempre di più a voler vincere. Più lo "batteremo" e più saremo sconfitti...

    Sandro Angelucci

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  5. Ritengo indispensabile ringraziare l'amico Lino e il carissimo Sandro per i loro interventi, in quanto il primo si è quasi identificato nel protagonista a livello di insegnamenti di vita, il che rappresenta una gioia infinita per chi scrive; il secondo ha letto l'anima di Cesare, la sua volontà di dare diverso corso alle storie della vita per non superarla, ma stare al suo passo,comprendendo che non esiste corsa che 'si possa vincere', solo una danza lenta da assaporare. Sono commossa e lascio spazio alla meravigliosa compagna di viaggio per le sue eventuali considerazioni. Vi abbraccio forte, amici miei, insieme a 'seme d'amore', al Condottiero e a coloro che hanno avuto la gentilezza di leggerci...

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  6. Esprimo anch'io la mia soddisfazione davanti a questi commenti.
    In primis ringrazio sentitamente il poeta Angelucci che esordisce
    così: -Non mi occupo di narrativa......ma quando un testo mi colpisce......-
    Questa dichiarazione , che ci gratifica, è un chiaro apprezzamento convalidato anche dalla citazione di un passo del racconto che lo ha interessato in modo particolare.
    Non sono parole d'occasione, ma osservazioni che denotano aperta condivisione. E di tanto gli sono grata .
    Parimenti ringrazio l'amico Lino per l'ampio commento che puntualizza il suo partecipato sentire, espresso con la sua consueta sensibilità e delicatezza.
    Un grazie particolare a Loredana per la costante attenzione e plauso verso i "Racconti a quattro mani".
    Con un abbraccio, cari amici, e grande simpatia, vi saluto.
    Edda Conte

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  7. Edda Conte e Maria Rizzi ci offrono un altro tracciato narrativo molto stimolante per le nostre percettività sensitivo/affettive.
    Il tema centrale è lo scorrere del "tempo" nelle sue declinazioni ambientali e naturali, lo snodo è l'oggetto qualità presente nel orologio da collezionarsi per l'uomo; da rispettarsi per la moglie; la sintesi del confronto sta nella clessidra, nuova misura animata di comportamenti e sentimenti oggettivati nel desiderio di un sigillo finale ovvero un bacio imprevisto è sorprendente.
    Il tracciato si articola con la consueta capacità di flusso analitico descrittivo dove scena di esterni la campagna interiori stati d'animo d'attesa si integrano interagendo armoniosamente nei dettagli. L'amore, sempre occultato, si ribella dunque è trova il mezzo la clessidra più opportuno al proprio manifestarsi. Lo stile, il percorso, il viaggio esistenziale mutano improvvisi, rompono schemi e consuetudini, se affidano alla leggerezza nei un'astrazione che non inganna o illude, ma certifica ed assevera. E' la conclusione di un'esistenzialità senza acuti nella monotona cadenza campestre/stagionale, è l'inizio di una neo realtà che l'età non discrimina, ma anzi rafforza in onore del sentire più potente presente nel genere umano: l'amore.
    La famiglia Baldi è "concreta esperienza" di apporto supporto Intesa esistenziali nelle pagine di queste due autrici particolarmente sensibili alle sfumature del tratteggio, delle presenze naturali, vene ambienti dei dettagli e delle caratterizzazioni familiari. Ringrazio Edda e Maria e ne ammiro l'intenso operare artistico.

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  8. Caro Marco sono io, anzi noi, ma Edda vorrà esprimersi senz'altro anche in prima persona, a ringraziarti per la lettura critica, analitica e ricca di sfumatura di questo racconto, che entrambe amiamo molto. Hai messo in luce l'amore per i dettagli, per le ambientazioni e per la volontà di rompere gli schemi e considerazioni simili rappresentano un grande sprone a continuare in questo viaggio di coppia che diviene sempre più appassionante. Si entra sotto la pelle dell'altra e la magia è il non perdere la propria, ma ritrovarla più vera. Ti stringo al cuore, mio filosofo e grande esegeta e, ovviamente l'abbraccio circolare si estende a 'seme d'amore' e al grande Capitano!

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