sabato 11 dicembre 2021

CLAUDIO FIORENTINI: "VIAGGIARE NEL TEMPO"


Claudio Fiorentini,
collaboratore di Lèucade
Ho letto un articolo molto interessante in cui si dice che viaggiare nel tempo potrebbe essere possibile. E si ipotizza anche che invece di essere un inerme spettatore, il viaggiatore potrebbe avere anche un ruolo attivo. Ma poi ci sono quelli che dicono che non è possibile cambiare il corso degli eventi già confermati dalla storia e quindi il ruolo attivo sarebbe inconsistente, o si potrebbe limitare a scacciare una mosca, ad assaggiare una mora o ad aiutare un bambino a rialzarsi dopo essere caduto dalla bicicletta.

Per fare un esempio, i soliti americani usano il verbo uccidere: “un uomo decide di viaggiare nel tempo per uccidere il nonno prima che concepisca suo padre” (da notare che oltre ad usare il verbo uccidere, il presupposto è un po’ sessista)… e quindi, ammesso che ci riesca, l’assassino uscirebbe dalla storia perché tecnicamente non sarebbe mai nato. Beh, forse è vero, ma di fatto è nato, è lì, e se lo mandiamo nel passato con capacità di interagire, potrebbe riuscire nel suo intento.

Ora immaginate qualcosa di meno egoista, come per esempio viaggiare nel tempo per fare uno sgambetto a Hitler impedendogli di diventare führer. Immaginate che ci si riesca… cosa succederebbe? Di sicuro occorrerebbe riscrivere la storia, ma tanto l’autore di questo gesto quanto tutti noi che siamo venuti dopo dovremmo iniziare un’altra vita con ben altri momenti, ammesso che sia possibile, perché la nostra vita è fatta di passato e i nostri passati sono la storia.

Ebbene, direi che interagire con gli altri o con altro, in un viaggio nel tempo, non sembrerebbe possibile. Però immaginiamo che lo sia e che si possa fare qualcosa. Cosa succederebbe? Che la storia futura del momento meta del nostro viaggio sarebbe diversa, e lo sarebbe senza nulla togliere alla storia vissuta dell’intruso e dei suoi contemporanei, cioè la nostra.

Ma allora, che succederebbe alla gente di “quel” tempo? Che avrebbero ben altro da raccontare dopo qualche decade. E noi, forse capiremmo che si è usciti dall’Uni-verso e si è entrati in una delle molteplici sfaccettature del Multi-verso, e che questo si manifesta anche attraverso strati paralleli di storia e di eventi. Oppure ci si renderebbe che tutto è apparente, che tutto è “maya”, che il senso non ha senso e si finirebbe in qualche asceterio salmodiando ininterrottamente la nostra follia perché l’uomo, per quanto si sforzi, non è in grado di capire altro che la sua realtà.

Ma non andiamo in quella direzione, per ora limitiamoci ad immaginare che sia possibile per qualcuno di noi fare questo viaggio, che si possa cambiare il tempo e alterare il corso della storia e, ad esempio, che sia possibile salvare Ghandi o Martin Luther King, che si impedisca a John Lennon di sposare Yoko Ono, che si impedisca ad Al Bano e Romina di partecipare a Sanremo (questa sarebbe una vera opera buona)… scherzi a parte, anche la più insignificante variazione, come ad esempio che mia nonna, quel giorno, invece di mettersi a lavare i piatti si sieda sul divano a guardare il cielo, scatenerebbe reazioni imprevedibili… ed è bene ricordare che anche una virgola di differenza nella storia di qualsiasi individuo avrebbe conseguenze sull’equilibrio degli eventi e sullo sviluppo della storia per cui tutto sarebbe diverso. E il diverso, nella storia, non è possibile che venga conosciuto, perché semplicemente non è esistito.

Quindi va bene, viaggiamo nel tempo, alteriamo anche con un colpo di tosse la successione degli eventi, alteriamo la storia, proviamoci: nascerebbe un universo parallelo.  

Ora immaginate che da quell’universo, dopo alcune decadi, ignaro della nostra esperienza, viene fuori qualcuno che impara a viaggiare nel tempo e decide di alterare qualcosa della storia, forse viene fuori un altro universo parallelo. E poi da quall’altro universo qualcuno fa la stessa cosa, magari alterando altri pezzi di storia, forse insegnando ai Neanderthal a migrare, o allertando gli abitanti di Pompei prima dell’eruzione… che so… e andiamo avanti fino ad arrivare a una miriade di strati paralleli, di universi che si sviluppano a modo loro, ingovernabili e inconoscibili. Insomma, mille possibilità di vite diverse.

In tutto questo, però, la nostra consapevolezza rimane sempre e solo una, per cui noi possiamo viaggiare (di nuovo, ammesso che si possa) solo nel tempo che racconta la storia che conosciamo, perché dell’universo parallelo sviluppatosi da uno dei nostri interventi, dato che è storia che non conosciamo, semplicemente non sapremo mai nulla, o almeno non potremmo mai considerare un eventuale viaggio in uno di quegli universi come viaggio nel tempo, perché non ci è dato di conoscere quel tempo e non lo riconosceremmo come tale.

Il tempo che conosciamo è il limite della nostra capacità di viaggiare nel tempo: non esiste il tempo che non conosciamo. Per questo sarebbe impossibile viaggiare nel futuro, ma solo nel passato. Ogni nostra ricerca sul tempo richiede, per definizione, che vi siano dati che possano essere misurati per dare testimonianza del tempo. Per questo, secondo me, viaggiare nel tempo è impossibile. Ciò che potrebbe diventare possibile, forse, sarebbe viaggiare nella storia, ma solo come spettatori. E non posso escludere che un giorno, invece di guardare una megaproduzione cinematografica, esistano maxischermi 3D ai quali verrà aggiunta la quarta dimensione, il tempo, che tempo non è, in quanto può essere solo storia.

Claudio Fiorentini

5 commenti:

  1. Mi tornano in mente le parole di Sant'Agostino "O allora che è il tempo? Se nessuno me lo domanda lo so, se voglio spiegarlo a chi me lo domanda non lo so più"

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  2. Caro Claudio, quello che hai scritto, per me è semplicemente -speculativo-, astremamente fantasioso ed inverosimile ovviamente, però è accattivante sia come pensiero/messaggio sia nel modo elegante e scorrevole così come posto. Hai dimostrato che l'uomo ha quel quid divino in se capace di valicare il tempo e lo spazio pur restando nel tempo e nello spazio "prigioniero" Complimenti. Pasqualino Cinnirella

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  3. Stimolante riflessione, questa di Claudio Fiorentini. Immaginare di poter viaggiare nel tempo con la nostra forza mentale (non voglio neppure considerare la risibile ipotesi di arzigogoli tecnologici brevettati per tale uso) implica l'esistenza di una sfera mentale capace di visitare il tempo da spettatrice, senza entrare in azione. Una sfera mentale che in realtà non viaggia nel tempo, visto che chiunque vive nel tempo non può che viverlo da attore. Una sfera mentale, pertanto, che si limita ad osservare gli eventi che scorrono, traendone benefici di conoscenza e di evoluzione spirituale. Una sfera mentale immobile, che appartiene all'uomo stesso, ma che vive sospesa nel tempo, immune alle ingiurie del tempo, in una sorta di eterno Presente, da non confondere con il presente temporale. Si può ovviamente essere scettici sulla reale esistenza di tale sfera mentale, ma se non esistesse, come potrei pensare che l'uomo che io sono oggi, con l'esperienza che mi ha indubbiamente modificato, sia lo stesso uomo nato settantacinque anni fa dal grembo di mia madre? E se quella forza mentale, vivendo nel Presente, ha la possibilità di conoscere il tempo che scorre verso il Futuro dal Passato, perché mai potrebbe conoscere solo una parte di esso (il Passato) e non potrebbe invece conoscerlo per intero? Il fatto che io io personalmente non abbia alcuna cognizione diretta del tempo trascorso (se non di qualche spezzone del mio personale Passato), né tantomeno di quello a venire, non inficia la validità di queste argomentazioni, perché sta a significare semplicemente il fatto che io non sento alcun bisogno di attivare quella sfera mentale (e non è certo una colpa, ci mancherebbe altro!). Ma la veggenza esiste da sempre, come esiste la premonizione. Si dirà che in quest'ambito c'è molta confusione, per non dire di peggio (imbroglio e quant'altro), teso ad alimentare illusioni, ma non è lecito fare d'ogni erba un fascio. Ma poi un pizzico di verità (e di realtà) esiste nel fondo di ogni illusione.
    Franco Campegiani

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  4. Mi tornano in mente le parole di S. Agostino:"O allora che è il tempo? Se nessuno me lo domanda lo so, se voglio spiegarlo a chi me lo domanda non lo so più"

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    1. "In interiore homine abitat veritas", appunto.
      Franco Campegiani

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