sabato 11 dicembre 2021

ERAVAMO IN CINQUE

 

SAURO FRATELLO MAGGIORE

Eravamo in cinque. Tre in un letto. E due nell’altro. Ma felici. IL FRATELLO MAGGIORE CI FACEVA DA PADRE, MIO PADRE VISSE TUTTA QUANTA LA VITA IN SANATORIO. mALATTIA CHE COLPIVA COLORO CHE AVEVANO MISERIA. e NOI NE AVAVAMO TANTA. mA BASTAVA GUrdarci per capire il bene che circolava.

La casa era di due stanze: una la cucina e l’altra la camera.  DAlla cucina un buco  ci COLLEGAVA ALla stalla: da la’ veniva il riscaldamento delle bestie.

Ma c’era anche un grande focolare, dove una seggiolina mi ospitava al fuoco del camino. mio fratello piccolo riparava le bici per tre  bicci, ed io studiavo.

La  mattina presto andavo al magistrale.

ricordo che mi vergognavo di tutto. ero timido. Mi mancavano i libri e gli insegnanti mi inviavano i testi per posta: di latino, di matematica… Che famiglia!   che amore! Sauro, il fratello grande, con la bici

andava alla  stazione a prendere il treno e da la’ si recava a lari per lavorare sulla strada. così manteneva la famigliA. Mi portava sempre con sé, mano nella mano, anche quando cantava (aveva una  bella voce), non mi lasciava mai un secondo.

Il bisogno di averlo vicino lo sfogavo con la penna, facendo continuamente la sua firma. Mia madre al fornello a carbone faceva un grande polverone.

e sognava una vita diversa. Anch’io sognavo.

chiedevo continuamente a mio fratello i significati delle parole e spesso si indispettiva anche perché non riusciva a saperli tutti. Mi chiedo spesso cosa avremmo fatto senza DI LUI che manifestava tutto il suo bene con la responsabilita’, l’amore, l’affetto per la famiglia.  Scrivevo poesie già da piccolo, e spesso gridavo al sole quello che avevo dentro: “diventerò importante e farò del bene per i miei genitori e mio fratello.”. Mi ricordo la domenica che incignai il vestito nuovo. Me lo comprarono levandosi il pane di bocca.

Mi guardavo attorno, come se tutti notassero il mio vestito. avevo due amici fedeli a cui ero molto affezionato: Angelito e Angelo.

Sono morti lasciandomi sempre più solo.

Non è che brillassi negli studi e mio fratello mi mandava a lezione da un suo amico prorofessore. Naturalmente non lo pagava.

Un giorno vidi mio padre all’ingresso

della scuola. Restai sorpreso.

Fu per me una grande gioia. Si mangiò assieme a panini, mi volle fare la sorpresa che io ho intitolato in una mia poesiA: lA SORPRESA DI NATALE. “STUDIA NAZARIO”, ERANO LE SUE PAROLE. sPESSO PIANGEVA PERCHé NON POTEVA AIUTARE LA FAMIGLIA.  mIA MADRE MANDAVA AVANTI IL COMMERCIO, PERCHé SPINTA

DALLA VOGLIA DI CAMBIARE L’ECONOMIA DI CASA.

AVEVAMO UN PEZZO DI TERRA CHE NOI CHIAMAVAMO IL CAMPO, DOVE CRESCEVANO VERDURE E FRUTTI.

nOI DA RAGAZZI ANDAVAMO SPESSO A LAVOARE

LA TERRA, A VANGARE, A COGLIERE L’UVA,

A RASTRELLARE. MIA MADRE SI RECAVA ANCHE

NEL CAMPO. RIVEDO LA SUA IMMAGINE APPESA

AD UN CARRETTO CON LE BALLE DI SPINACI 

DA CONSEGNARE AL COMMERCIANTE DI TURNO

PER TRE LIRE. sONO TUTTE immagini

CHE MI SONO RIMASTE DENTRO E CHE A VOLTE

NON MI FANNO DORMIRE. aVREI POTUTO FARE DI PIù? SICURAMENTE MIO FRATELLO GRANDE FU UN importante ESEMPIO, MA ANCHE MOTIVO DI DOLORE NEL CONSIDERARE  LA SUA VITA GRAMA E DIFFICILE, FATTA DI PRIVAZIONI. iL GIORNO PIù TRISTE ERA QUELLO DEL BAGNO. sI DOVEVA FARE IN UNA TINOZZA, MA LA STANZA ERA TALMENTE FREDDA CHE VENIVANO I BRIVIDI. ERa stretta e la poca acqua spesso era gelida e non vedevo l’ora di uscire. Mi ricordo che quando mio fratello si sposò e dovette cambiare camera io restai avvilito, triste, addolorato, e piansi per il suo distacco, vivevo del suo calore, e in tre insieme si riusciva anche a sopperire al freddo delle lenzuola che fumavano di umidità.

Ascoltavo la radio, che a volte trasmetteva

Degli sceneggiati e raccontavo fiabe a mio fratello minore prima che si addormentasse. Che bene gli volevo!

inventavo macchine a vapore e fingevo che

mio fratello fosse meccanico realizzatore

mentre io sognavo la loro funzionalità.

Soffrivo già della mia solitudine

e mi addoloravo, sperduto fra i tramonti

che tingevano il gradino su cui mi siedevo.

andavo a studiare al fresco di una grande

quercia. Quando avevo fame staccavo

un pezzo di pane e lo mangiavo

accompagnandolo con una pigna d’uva

delle filAte. Mangiavo anche fichi castagnoli che in abbondanza cadevano sul prato. 

Un giorno mio fratello grande  mi portò

in città e, lì al ristorante da  Sandrino,

in corso Italia, mi fece mangiare le lasagne.

Che novità per me, una cosa divina,

che io pappai con sazietà. Poi mi disse se ne

volevo altre e così ne mangiai un’altra porzione.

era con altre persone che facevano da sensali, e andarono a festeggiare un affare al ristorante, dove io mi pappai le lasagne. Finiti gli studi cominciai a insegnare. La  prima occasione fu all’iTI, poi sulle colline pisane: lari, laiatico, terricciola… Sauro mi veniva a trovare e un giorno, mentre io finivo la mia lezione, restò a dipingere

un tratto di strada di Lari.

quando uscii mi regalò il quadro con dietro la dedica. Quante volte ho pianto nel vedere quel quadro e nel leggere le parole che mi dedicò! Mi venne a trovare anche e più volte in ospedale di nascosto e mi portava le bistecche di maiale, dopo l’operazione ad un piede.

Non ho fatto niente per lui, mentre lui

mi ricopriva d’affetto e d’amore.

Sono queste le cose che mi fanno male

e che spesso tornano alla mente la notte prima di dormire. Non prendo sonno e piango per ciò che non ho fatto.

Un giorno, di ritorno da una gita

con gli amici, lo trovai sulla strada

che mi aspettava, Era verde in faccia.

“mi sento male” furono la sue ultime parole.

Lo portai all’ospedale  ma non ci fu niente da fare, morì, solo come un acane, mentRe gli infErmiEri lo torturavano pungendogli 

le dita nella speranza di farlo riprendre.

Ho sempre negli orecchi il suo straziante

lamento: “mi fate male”.

Avrei dovuto prenderlo, baciarlo, abbracciarlo, e portarmelo via, ma stetti lì fermo come un baccalà senza respirare,

senza fare nulla. Se lui fosse stato al mio posto e io al suo non ce l’avrebbe fatta a stare senza far niente. Povero il mio Sauro,

sono sempre le persone migliori ad andarsene. E lui se ne è andato lasciando un vuoto incolmabile. Quanti rimorsi!

 

NAZARIO

12 commenti:

  1. Nazario! Ti ho letto con tutti i sentimenti in un unico palpito di commozione indicibile.
    In privato la risposta dell'animo.
    Grazie, amico Grande e Buono.!
    Oggi è già Natale!
    Con tutto l'affetto . Edda.

    RispondiElimina
  2. Nazario mio, una pagina simile non fa parte della Letteratura, che ci guidi a trattare sull'Isola, ma della Cultura della vita, dell'Amore, dei Sacrifici. Benchè si continui a dire che il valore del passato non debba essere amplificato, il pozzo dell'infanzia e dell'adolescenza resta lo scrigno segreto dal quale traiamo linfa vitale per affrontare il presente e il futuro. E la famiglia ... qualsiasi famiglia non si può considerare un'immagine incollata sul cielo del passato, rappresenta la radice, l'essenza, l'origine di ogni sentimento, di tutti gli ingorghi affettivi, dei sensi di colpa, dei rimpianti. Mia madre nella villa borbonica bombardata di Portici, in provincia di Napoli, visse esattamente come te. Il padre ebbe la tubercolosi, ci dormivano insieme... la superarono tutti. Avevano una fame, nei racconti della nonna, del nonno e dei tre figli si percepiva il senso profondo del ricordo di quella fame. Fisica, mai affettiva. Si dividevano anche i pezzi di pane con l'olio. Tu, Sauro, tuo fratello piccolo, avete avuto una storia di patimenti e di legami sempre più forti, che vi hanno resi eternamente devoti a ogni giorno trascorso insieme. Non puoi e non devi sentirti colpevole di nulla, amico adorato, i primogeniti nascevano - ora di meno - con il compito di proteggere i fratelli, conoscevano sin da piccoli la sedia del dovere. Sauro ti prendeva per mano e ti insegnava le strade della vita. Tu facevi altrettanto con il fratello più piccolo. Una catena d'amore commovente che non può generare rimpianti, ma incanti. Siete stati uniti, sempre e per sempre, conservi l'Amore nei confronti di ogni elemento della tua famiglia in centinaia di liriche, nelle preghiere della sera, nei pianti, nel cuore fanciullo, che ha resistito alla durezza degli anni e si è lasciato temprare solo dalle esperienze d'amore. Un grande pittore, un Professore stimato da tutti, un Uomo di infinita Cultura che divora tutti i libri che trova: siete diventati pilastri dell'Arte partendo da zero! Non bastano le parole per dirti l'ammirazione, la commozione, che questa pagina di Vita ha generato in me. Mi inchino all'Esempio dato da Sauro, dai tuoi genitori e dal nostro Nume Tutelare, che conosce i segreti degli angeli e ce ne rende partecipi. Ti stringo forte forte insieme a tutti i membri della famiglia, che non è un'equazione su un quaderno, esiste fino alla fine del tempo e, nel vostro caso, conosce l'eternità.

    RispondiElimina
  3. Caro Prof. Pardini, Questo brano storico di vita famigliare ha un sapore che non è facile definire; è appunto storico, personale se non intimo, è poesia in se che induce, come mi ha indotto, alla commozione più vera e più spontanea; è uno spaccato di vita di ieri ove mi sono palesemente ritrovato e perciò l'ho sentito anche mio. Lei con la meravigliosa figura del fratello e della madre, il sottoscritto con la figura del padre e della madre con l'aggiounta di uno zio paterno totalmente cieco a seguito disgrazia, instancabili nel loro ruolo per portare avanti la famiglia. Sono fatti e scene che immancabilmente restano scolpiti in modo indelebile nella memoria e nel cuore di un ragazzo che ha avuto in dono un quid di sensibilità in più. Leggendo quanto mirabilmente da Lei scritto sopra si è messo (metaforicamente) a nudo e pertanto è assai facile conoscerlo nella sua essenza uomo e comprendere la Sua magnanimità, la sua disponibilità ad accogliere tutto e tutti, la sua silenziosità quando, seppure involontariamente, Le viene propinato un gesto o uno sgarbo immeritato. Mi spiego anche il perchè di questo blog essere il più frequentato e il più quotato, apprezzato in Italia: perchè il suo timoniere è un "fracescano della cultura" perchè oltre ad accogliere, aiuta, supporta, corregge, incoraggia, esalta l'opera dei requentatori i quali si sentono a proprio agio, a casa loro. Questo ho sentito di dirle con tutta la stima, oramai sancita, e l'affettività che mi sprigiona dall'animo. Le auguro di cuore ogni bene e una salute da vent'enne sempre. Pasqualino Cinnirella.

    RispondiElimina
  4. Travolgenti emozioni, Nazario! Non si può trattenere il pianto dopo una lettura così. Ma è un pianto di riscatto, di rinascita, di profonda gioia interiore. Purtroppo, come si possa nello stesso tempo essere poveri e felici non è più comprensibile oggi, rintanati come siamo nei nostri paradisi tecnologici, artificiali. Quanto bisogno avremmo di apprendere da quell'umanità che continuiamo a ritenere ingenua e credulona, arroganti ed ignari come siamo della dura e disincantata realtà in cui viveva!
    Franco Campegiani

    RispondiElimina
  5. Caro Nazario, il tuo racconto è un tributo, un omaggio d'amore. Una testimonianza di cosa è la vita, di quanto sia forte l'amore fraterno. Sei di una tenerezza infinità, di una fragilità tutta poesia. Ti ho sempre considerato una persona speciale ancor prima del tuo magistero poetico. La tua vocazione nasce dall'amore fraterno, dalla povertà che si fa arte, della terra che si fa pane spezzato, il pane che tuo fratello spezzava il più grande per te l'altro più piccolo per se. Nella tua poesia ci sono i brividi del freddo che si traducono in brividi di bellezza. Non hai nulla da rimproverarti, tu fratello Sauro sarà fiero di te ed ogni giorno, ogni tuo gesto, ogni tuo essere uomo e poeta è un omaggio a Sauro. Realizzando il tuo sogno hai realizzato il suo sogno quello di farti felice. Un grande abbraccio

    RispondiElimina
  6. RICEVO E PUBBLICO

    Ho letto e ho preso la stilo in mano, Nazario, cogliendo il suo grido di dolore. Un grido che traspare sovente nella sua poetica. Ad esempio nella poesia Fra quelle mio fratello, che mi colpì quando la lessi sul blog e lasciai due righe di commento.
    Ed eccomi qui ad accostare una carezza sull'anima, almeno credo lo possa fare questa mia riflessione.
    Si vivono passivamente, talvolta, situazioni convenzionali ma gravose e determinanti della storia personale che rispecchiano un proprio imperscrutabile equilibrio circoscritto dalla riservatezza e dalla percezione di un improvviso e inevitabile vuoto sentimentale colmo di luce e di speranza.
    Invero, è una marcata percezione sulla realtà che disattende le nostre aspettative e ci svuota di qualsiasi buon concreto auspicio. Ha in cuore un doppio lamento: "Mi fate male." quello di suo fratello Sauro e suo, Nazario. "NON HO FATTO NIENTE PER LUI, MENTRE LUI
    MI RICOPRIVA D’AFFETTO E D’AMORE.

    SONO QUESTE LE COSE CHE MI FANNO MALE"
    Nell'evidenza, colpiti irrimediabilmente, si ha una sola possibilità di far pace con se stessi: accettarsi per ciò che si è; perché così si è stati accettati dal fratello (in questo caso) con amore, coscienza e buona pace di sé. Sì, accettarsi nello spazio che vive solo il silenzio del tempo per non perdersi e non perdere, soprattutto, il bene disinteressato donato dal fratello e goduto. Un atto d'amore a Sauro. Nessun vuoto sussiste, nessun vuoto giustifica una mancata buonanotte.

    "La buonanotte" a Lei.

    Fulvia Fazio




    Inviato da s

    RispondiElimina
  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  8. RICEVO E PUBBLICO

    Miseria, malattia, famiglia e soccorso vicendevole: questa l’eredità, la ricchezza che ti fa da tesoro e ti rende quell’uomo vero che sei, un rapporto parentale di abnegazione e amore autentico che ci siamo dimenticati, col coraggio di dire di no… alla sorte…perché si credeva in te. “ANCH’IO SOGNAVO…. GRIDAVO AL SOLE QUELLO CHE AVEVO DENTRO: ”. E la poesia: - arma, medicina, sogno-. L’anima sa dove deve andare: “SOFFRIVO GIÀ DELLA MIA SOLITUDINE E MI ADDOLORAVO, SPERDUTO FRA I TRAMONTI CHE TINGEVANO IL GRADINO SU CUI MI SEDEVO”. Lo sapevano in famiglia, lo sapeva tuo fratello-padre, indimenticabile, groppo inscindibile di dolore che porti in te: l’amore per lui è stato vederti volare, per te non dimenticarlo mai. Maria Grazia Ferraris

    RispondiElimina
  9. RICEVO E PUBBLICO, II PARTE

    Il commento è postato sul blog -il mio intendimento scritturale è, come sempre, in primis, rivolto empaticamente alla sua persona, Nazario-; e quindi grazie di averlo accolto, tanto da renderlo pubblico, nel suo animo fragile e schietto.
    Una fragilità e una limpidezza emotiva da cui si deduce la complessità esistenziale del suo vasto poièin. Ma, indubbiamente, la sua intrigante Poesia restituisce amore a chi le ha donato la gioia del proprio amore, amandola (suo fratello Sauro e familiari e suoi amici e poeti e letterati e quanti hanno avuto la fortuna dell'incontro.) E serenità a Lei che elargisce la sua pura creatività. Una compensazione umanamente spiccata.

    Rinnovo il dono della mia poesia LA BUONANOTTE nell'abbraccio alla vera bellezza sulla percezione della realtà. E auspico si faccia nel giorno cullare ("... non percepire in sogno/ il suono dolce/ di mille mandolini..."), in sintonia con la mente e il cuore, dal suono vibrante, spiritoso, originale e dolce del mandolino; dalla serenata di Mozart (Don Giovanni). E non dall'astraente dell'intelletto: "E pensa che ciò che viene pensato/ non può prendere le distanze/ dal pensiero stesso.." (ricollegandomi al pensiero hegeliano).
    Tanto che della realtà e del sogno l'uomo goda di luce propria e bellezza: "La luna avrà la sua luce/ e le stelle saranno ancora più belle." E della pluralità dell'intelletto e del sentimento, espressa da ogni differente uomo possa egli vivere nello scambio della propria originalità.

    LA BUONANOTTE
    di Rita Fulvia Fazio

    Appendi la luna alle stelle

    e falle più belle

    dei sogni che hai avuto,

    degli sguardi più belli.

    Sì, non ti addormentare,

    non percepire in sogno

    il suono dolce di mille mandolini;

    ma ascolta la mia voce

    e pensa che ciò che viene pensato

    non può prendere le distanze

    dal pensiero stesso.

    Così, se accendi la luce e sogni,

    la luna avrà la sua luce

    e le stelle saranno ancora più belle.

    Un affettuoso e cordiale saluto a Lei e ai lettori del blog.

    Rita fulvia Fazio

    RispondiElimina
  10. Ringrazio tutti gli amici che con il loro contributo hanno reso ancora più vero ed emozionante il mio racconto personale.
    nazario

    RispondiElimina
  11. Grande emozione leggerti. Nazario caro hai tutta la mia stima e il mio affetto.
    Serenella

    RispondiElimina
  12. Leggo solo ora. Nazario riesce sempre a commuovermi. Mi sentro tra loro, una di loro e centellino ogni parola di questo struggente e veristico racconto in cui vive la rappresentazione scenica e intimistica di un quadro di vita famigliare ricco d'amore e di legami indissolubili. Mi commuove il messaggio e il modo di comunicarlo. Grande Nazario 1 i radicati sentimenti sono leggibili in tutta la tua poetica. Questo racconto è bellissimo. Te ne sono grata.
    Marisa Cossu

    RispondiElimina