sabato 18 giugno 2022

CLAUDIO FIORENTINI: "RACCONTO"

 Un giorno mi serviva una pietra per delimitare il mio campo

15/06/2022 Claudio Fiorentini

Lo so, gli animali marcano il territorio con l’urina, ma io sono previdente e so che la pietra dura nel tempo… la pietra l’ho presa da un campo di pietre.

Poi ho visto che, per impedire che animali e persone passassero sul mio campo, non mi bastava una pietra e ne ho prese altre mille per costruire un muretto. Il padrone del campo di pietre si è visto svuotare il suo terreno, ed è venuto a protestare ma, avendo visto il muro, ha deciso di vendere le pietre per fare muri.

Il mondo si è diviso in proprietari di terra segnata da muri e proprietari di cave che macinano montagne.

Il campo recintato produceva alimenti, la montagna produceva materiale per segnare i confini. Gli affari andavano bene e ho comprato altra terra e altre pietre per segnare altri confini, costruire un casale con la stalla e il porcile, fare una stradina di accesso, una legnaia coperta e scavare un pozzo, delimitandolo con altre pietre.

Il padrone della montagna aveva continuato a scavare, ma il verde dei boschi, ormai, era diventato lo sterile grigio dei sassi e la montagna era ridotta a metà. Io ho continuato a coltivare e delimitare, ma la terra era grande e mi serviva aiuto, non vedevo i confini più lontani e mi serviva sorveglianza, portava molti frutti e mi serviva la capacità per immagazzinarli e trasportarli; tutto questo andava gestito e mi servivano i manager, ma per fidarsi ce ne vuole, quindi mi servivano consulenti esterni per gestire i manager che gestivano l’azienda e i dipendenti…

Poi dovevo moltiplicare il profitto e ridurre gli sprechi, per cui mi servivano gli “auditors”, naturalmente i migliori, e poi mi serviva la certificazione per la quotazione in borsa, per far parte del mondo della finanza, per soddisfare gli stakeholders, e tutto diventò di una tale complicazione che io non riuscivo più a gestirlo. Intanto la terra era diventata sterile e chiedeva nutrimento, ma il bosco era stato abbattuto per costruire navi e mobili, il sottobosco non esisteva più, la terra era diventata pietrisco, l’humus era scomparso e il letame non era sufficiente a concimare tutta la terra che possedevo.

Allora venne un amico che aveva trovato il sistema per produrre quel nutrimento grazie alla ricerca scientifica, una droga potente che rendeva la terra fertile, e il raccolto fruttò come non mai. Mi occorrevano altra terra e altri confini, il sistema dei muretti era obsoleto e comprai recinzioni elettrificate. La cava fallì, ma nel frattempo aveva distrutto tutte le montagne e il territorio era un susseguirsi di cave dismesse e di terre coltivate concimate chimicamente.

Allora mi servì una consulenza di ancor più alto livello per capire come far fruttare queste mie terre, per cui licenziai gli altri consulenti, esternalizzai il management, impegnai i ricercatori di tutto il mondo per produrre un concime ancora più efficace, acquistai droni irrigatori per spargerlo, arrivai a fertilizzare cento ettari con poche gocce, ottimizzai l’utilizzo dei macchinari, ridussi l’intervento umano e dimezzai il consumo di acqua per essere in pace con la mia coscienza ecologista…

Ma quando mi presentai al mercato con il mio raccolto capii che nessuno l’avrebbe comprato perché le cave di pietra avevano chiuso, i produttori di macchinari avevano licenziato metà del personale, i miei braccianti non lavoravano più, il management era stato sostituito da consulenti esterni, i consulenti esterni erano stati sostituiti da consulenti di altissimo livello che lavoravano in un altro continente e compravano la frutta dal contadino del quartiere rigorosamente ecologica e a chilometro zero.

Insomma, non andava tanto bene e dovevo render conto agli auditors che dovevano rendere conto agli shareholders che dovevano rendere conto agli stakeholders; chiesi aiuto a consulenti esterni di ancor più alto livello che mi consigliarono di vendere, ma la mia terra valeva quasi nulla, perché i clienti erano ormai pochi e quasi tutti amici dei consulenti del più alto livello che compravano la frutta dai contadini a chilometro zero in un altro continente.

Ho venduto la terra.

Ora vendo pietre a quelli come me, e in gruppo andiamo ogni settimana a lanciarle sui vetri dell’azienda dei consulenti esterni di più alto livello, quelli che ci hanno consigliato di vendere a una private equity, e che comprano la frutta dal contadino a chilometro zero in un altro continente.

Morale della favola: le sorti del mondo sono decise da “consulenti esterni” che decidono sulla base di analisi e di modelli matematici che per ingrassare le casse dei loro stakeholders non considerano gli effetti a lungo termine che, a volte, si traducono anche in guerre di cui non ci importa granché, tanto succedono sempre altrove.

scritto da:

 

Claudio Fiorentini

Poeta, scrittore pittore. È traduttore di Alberto Blanco e di Ernesto Pérez Zuñiga. Ha partecipato a prestigiose mostre in Italia, Francia, Spagna, Turchia, Lussemburgo e Malta. Tra i riconoscimenti: Lo Spoleto Festival Art 2014, per attività di promozione della cultura. Vive a Madrid dove gestisce una galleria d’arte.

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