mercoledì 24 settembre 2014

CARLA BARONI SU "I PREMI LETTERARI"

Carla Baroni, poetessa

Caro Nazario,
                      qualche tempo fa è apparsa sul tuo blog una serie di articoli sui taroccamenti, disguidi, o altro di alcuni premi di poesia, tutte cose che non invogliano certamente a prender parte a simili concorsi. Comunque, dato che questo è l'unico modo per fare conoscere i nostri lavori e dall'esterno non è facile giudicare l'affidabilità o meno di un concorso, si continua a partecipare fidando nell'onestà dei giurati e degli organizzatori. Premetto che non sono una che protesta quando vede l'ingiustizia di certe graduatorie e anzi ringrazio anche per una semplice segnalazione quando, a mio giudizio, avrei meritato molto di più: mi riservo soltanto il diritto del mugugno che esercito solo con gli amici più intimi. È forse questa apparente rassegnazione, questo accettare con il sorriso sulla bocca che vengano talvolta premiate poesie che sono la evidente parafrasi di testi che dovrebbero essere noti, soprattutto di Montale, – perché copiare significa anche questo- che fa di me la giuggiolona con scritto giocondo sulla fronte. Ed è per tale motivo, per sfatare cioè questa fama immeritata che mi sono involontariamente guadagnata, che voglio riferire che cosa mi è capitato al Rhegium Juli di quest'ultima edizione.
Vengo avvertita con non molto anticipo che sono finalista per una silloge inedita di poesia che contiene anche molte liriche premiate in altri concorsi. Al Rhegium ho sempre partecipato con una raccolta perché, data la distanza da Ferrara mia città, il compenso per la poesia singola copre appena le spese. Ma per la silloge si promette, in caso di vincita che viene proclamata solo nella cerimonia conclusiva, la pubblicazione di ottocento copie della raccolta inviata, pubblicazione che viene poi distribuita - anche se in veste molto modesta- al colto e all'inclita procurando una certa notorietà.
Da come mi viene risposto quando confermo la mia presenza alla serata finale capisco subito che non ho alcuna speranza di vittoria: se stessi a casa farei un grande piacere all'organizzazione. Però ai premi si fanno conoscenze, si intrecciano amicizie e parte delle spese sono pagate.
Non sto a dilungarmi a descrivere la premiazione: dico soltanto che non si è classificata alcuna silloge perché, alla richiesta fatta da me pubblicamente, nessuna di  esse aveva raggiunto il punteggio necessario per essere vincente. In definitiva mi ero fatta dodici ore di treno (unica condizione per essere rimborsata delle spese di viaggio) e altrettante le avrei fatte al ritorno per sentirmi dire, in sintesi, che le mie poesie erano così brutte – e così quelle degli altri candidati - da non meritare alcun riconoscimento. Mi ero accorta che mi avevano fatto leggere, in un ventaglio di quaranta poesie, quella di minore impatto però...
Analoga conclusione per la poesia dialettale ma i partecipanti erano tutti del luogo e non avevano fatto alcuna spesa.
Poiché la clausola interna addotta a giustificazione non appare nel bando, poiché, in caso di parità, il premio avrebbe dovuto essere diviso tra i concorrenti, poiché un vincitore già da oltre due anni attende la pubblicazione della sua raccolta, poiché inoltre sembra che l'anno scorso la sezione silloge non fosse prevista, quali conclusioni si possono trarre da tutto ciò? Ognuno la pensi come vuole ma si ricordi che questo non è un premio gratuito ma viene pagata una tassa di lettura il che configura anche diversamente le responsabilità degli organizzatori di fronte alla legge.
E allora faccia attenzione chi mi ha seguito in questo mio sfogo prima di dissanguarsi in tentativi inutili in concorsi a pagamento. Già una trentina di anni fa qualcuno, più esperto di me, mi aveva avvertita che esistono perfino premi che figurano solo sulla carta: insomma chi li riceve restituisce la somma assegnata, gli rimane soltanto la gloria se gloria è.
Credo, a questo punto, che dovremmo mettere i piedi per terra e costituire un sindacato poeti. Ne salterebbero fuori delle belle!
Ciao, grazie dell'ospitalità.


Carla Baroni

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