“Tulliola-
Renato Filippelli”. XXII edizione, 2014
Alcuni
dei Giudizi finali
Vergati
dal presidente del premio Ugo Piscopo
Sez. A, Poesia
1.
Michele Urrasio, Sillabe di silenzio
Raccolta
sobria, vigilata e lavorata al bulino, dall’andamento complessivamente
poematico, che potrebbe intitolarsi De
reditu suo. E’, infatti, per appunti e per frammenti, un diario, senza
concessioni al patetico e al descrittivo, di ritorno alle ragioni e alle figure
decisive dell’esistenza, su cui dominante è quella paterna, ora intravista, ora
appena sfiorata, ora inquisita con un altro sguardo rispetto al passato. E’ un
ritorno che è un itinerario verso le verità, che parlano in maniera misurata e
ferma della necessità di esserci in umiltà e serietà.
2.
Nazario Pardini, Si aggirava nei boschi
una fanciulla
Un
inquieto vagare tra i boschi intrigati della vita e, innanzitutto, della
memoria è la raccolta di Pardini, molto elaborata e, per così dire, argomentata,
alla presenza intravista in filigrana della poesia di tutti i tempi, a
cominciare fondamentalmente dalla Grecia antica e dai tempi di Icaro, che
lasciò il suo nome a un pelago periglioso e avido di inghiottire ancora oggi
altri trasvolatori folli. Questa esperienza della complessità (culturale)
tempo-spaziale è affidata felicemente al supporto di intrecci di narratologia e
levità poetica, di simbologia e balzi in avanti dell’immaginario.
3.
Andrea Venzi, Cielo di cristallo
Non
inganni il titolo, Cielo di cristallo,
che si riferisce a un sogno di deliziosa intatta felicità fatto dalla donna
amata e rapita troppo presto da un destino crudele. Esso semplicemente accende
uno squarcio di purissima luce in un mondo, che invece si costituisce
essenzialmente su cifre opposte: il dolore, l’assurdo, le voci d’ombra e di
mistero. Nella mimesi delle acute contraddizioni, la scrittura traccia i
diagrammi delle angosce quotidiane, mentre viene acquistando spessore uno
sfondo oscuro, gotico, conturbante.
4. Michela
Marano, Frammenti in-versi
E’ una
voce, questa di Michela Marano, che si viene facendo, mentre passa e ripassa su
ponti di silenzio e di indicibile, su flussi di parole che si strappano ed
estraniano ai loro nidi semantici, per germinare su altri orizzonti. E’ una
voce, che intanto ascolta la presenza di altre voci, che appartengono al tempo,
alla natura, alla storia, nelle quali il provvisorio e l’istantaneo rinviano
spontaneamente a concrete situazioni, come quelle dei drammi del Sud, che si
ripetono e sono sempre implacabilmente nuovi.
5.
Laura Croce, La scienza e la voce
Procedimento
di impianto costruttivistico e astrattizzante, quindi squisitamente moderno,
quello di Laura Croce, la cui scrittura è tutta una tessitura che rivendica a
sé, al suo porsi in essere in quanto tessitura, il primato assoluto. E’
significativo l’esplicito richiamarsi a griglie e a cifre iconograficamente
identitarie. Col felice risultato di intrigare nelle sue maglie
un’immaginazione che intreccia eleganza e levità di tocco.
Sez.
B, Narrativa
2.
Nicoletta e Luigino Vador, Il maestro di
violino
Delizioso
romanzo, Il maestro di violino,
indirizzato ai giovanissimi, ma anche a tutti i giovani spiritualmente, anche
se provetti in età. Il tema, il vuoto incolmabile lasciato nel cuore di un
adolescente dall’abbandono del padre, può riecheggiare e riecheggia situazioni
già note nel romanzo e nel cinema, ma viene riproposto in termini nuovi, nello
scandaglio dei flussi inquietanti che a ondate si susseguono nell’animo del
protagonista. Il quale si scopre uno colpito dall’assenza, ma anche abitante di
un universo parallelo inquietante, ma non disperante, soprattutto se dispone
della musica di un violino.
3.
Antonio Crisafi, Gocce d’amore
Narrazione
decisamente interessante, Gocce d’amore,
innanzitutto per l’essenzialità e sobrietà, senza concessioni a commenti e a
meditazioni marginali, poi per i rispecchiamenti oggettivi, certe volte neppure
nominati, di situazioni in movimento sul piano nazionale e internazionale nel
corso del trentennio che va dagli anni Sessanta a tutti gli anni Ottanta. Per
l’Italia è il periodo del decollo industriale, quando il mito degli Stati Uniti
si fa irresistibile. Tra le forze di maggiore coinvolgimento dell’immaginario è
il jazz, con la sua capitale, New Orleans. Gli Usa diventano asse di attrazione
anche per Marinella, una ragazza proveniente dalle campagne del Vicentino, che
negli Stati Uniti incontra un altro destino di successo e di fama, scoprendo,
però, in ultimo che forse tutto questo non basta, perché c’è qualcosa di più
importante, che lei può riconquistare col ritorno alla sua terra natale.
3.
Giancarlo Piciarelli, Come quando fuori
piove
Come quando fuori piove fa
parte del genere di romanzo, il poliziesco, che è oggi particolarmente fiorente
e atteso dal pubblico dei lettori. Il protagonista è un disinvolto, acuto e
arguto Commissario di polizia, Leonardo Blasi, detto Leo per gli amici e
innanzitutto per l’autore. E’ cioè quello che ci vuole per le indagini mirate a
identificare e a incastrare un serial killer di quattro delitti in cui le
vittime sono quattro donne, sul cui corpo viene lasciata una carta di gioco di
seme diverso, ma secondo l’ordine classico rispecchiato nel titolo. Il
Commissario, che ha più di qualche affinità col suo collega Montalbano di
Camilleri, ma ha un’agilità e una celerità di mosse feline che sono sue
proprie, riesce a scoperchiare il vaso di Pandora dei mali che affliggono una
certa società nella Roma dei nostri giorni e a ricostruire il tessuto di tanta
indicibile realtà, placando in ultimo sé stesso nella conferma di appartenere a
un tempo di mordi e fuggi.
Sec.
C, Saggistica
Paolo
Miggiano, A testa alta
Un
libro che mancava, questo di Miggiano, prefato da un’ottima e opportuna nota di
Raffaele Cantone e accompagnato, in appendice, dalla sinossi di una
documentazione, che forse non sarebbe male raccogliere e studiare a vari
livelli. E’ la ricostruzione di una vicenda suggestiva sotto molteplici
aspetti, quella di un lavoratore, Federico Del Prete, che da operatore
pressoché marginale, in quanto venditore ambulante, rivendica per sé e per gli
altri suoi umili colleghi un riconoscimento e il diritto di difendersi contro
soprusi e controlli spietati della comunità da parte della malavita
organizzata. Cade, in ultimo, assassinato il 18 febbraio 2002, alla vigilia del
processo, che lo vedeva testimone di accusa contro un potente clan locale. Il
caso viene scandagliato e ricostruito da Miggiano, con risultati nettamente
stimolanti, anche sotto il profilo di dare potenziamento alla storiografia
degli umili.
Albino
Bernardini, Un secolo di memorie
Anche
il libro di Bernardini, come quello di Miggiano, ci voleva davvero. E’
l’attraversamento veloce, fatto con garbo e sorridente comprensione delle
imperfezioni dell’esistenza e della società, di una vita intensa e agonica, che
ha attraversato un secolo di vicende travolgenti per tutti dentro e fuori dei
confini nazionali. Il personaggio è notissimo: è l’autore stesso, la cui figura
è entrata nelle nostre case portataci dall’eco dei dibattiti e dai nuovi media,
innanzitutto il cinema. Distintosi nei campi della scuola, della creatività
letteraria e dell’impegno a innalzare i livelli della vita democratica,
Bernardini ci consegna adesso un filo rosso per capire la sua avventura, che lo
porta da un paesino del Nuorese, dove nasce, fino a Roma e oltre, come
esponente di punta di una cultura che si proietta a rinnovarsi e ad allargarsi
anche sul versante del popolare, nel senso indicato da Gramsci.
Gennaro
Cesaro, Napoli dei suicidi, delle vite
bruciate e della monnezza
Con la
sua nota passione di intellettuale indisponibile alle compromissioni, Gennaro Cesaro ci dà ancora uno spaccato su
Napoli, dopo quelli affidati a libri pubblicati con Ferraro, con Tullio Pironti
e per i tipi di altri editori. Qui, più intensamente che altrove, egli disegna,
con indignazione savonaroliana, scenari a tinte fosche, di una Napoli
irredimibile “lugubre laboratorio sperimentale per malsani commerci e
corruzione ai più diversi livelli”. Le pezze d’appoggio, le ricava dalle
testimonianze e dalle vicende di intellettuali e scrittori, a cominciare da
Leopardi in poi. Utilissimo, a ogni modo, è il libro come pungolo etico-civile
e anche per gli spazi concessi ad autori molto significativi, che rischiano di
essere dimenticati, da Adriano Tilgher e Guglielmo Peirce a Lanfranco Orsini ed
Enzo Striano.
Federico
Bardanzellu, L’isola di Circe
Bardanzellu,
con questo libro, dà un ulteriore contributo agli studi archeologici, in cui
egli è un addetto ai lavori, e insieme coinvolge anche i non addetti ai lavori
in un avvincente viaggio mentale attraverso leggende e realtà di un luogo
fortemente suggestivo come il Circeo. In questa scrittura, si lascia apprezzare
e godere l’intreccio tra conoscenza diretta e dinamicamente in movimento delle
questioni trattate e l’elegante e intrigante abilità di porgere il racconto ai
lettori. Catturante è anche la seria passione etico-civile di denunzia di uno
stato di abbandono di un patrimonio prezioso sotto molteplici punti di vista e
della connivenza oggettivamente espressa da amministratori e società cosiddetta
“civile” nei confronti di patenti e orrendi abusi che deturpano.
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