DANTE A GUIDO CAVALCANTI
Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi.
Splendido post del rapporto ambivalente tra Dante e Guido Cavalcanti. Questo sonetto fa parte della raccolta Rime. E’ una poesia giovanile ed è indirizzata a Guido Cavalcanti che rispose con il sonetto "S’io fossi quello che l’amor fu degno". Il sonetto è incentrato sul tema dell’evasione senza meta, tipico della letteratura romanzesca della Francia del Nord. E’ il desiderio di trovarsi con gli amici più cari, Guido Cavalcanti e Lapo Gianni, insieme alle rispettive donne, a bordo di un vascello che naviga senza meta. E’ il sogno di una vita staccata dalla vita reale, della vita “cortese”.
RispondiEliminaNel concetto dell’amicizia, intesa come concordanza di idee e di aspirazioni, si individua l’elemento stilnovistico anche se nel complesso il componimento appartiene al genere e al gusto provenzale del plazer che consiste in un elenco di fatti piacevoli. Credo sia sempre cosa saggia e giusta ricordare le origini della nostra letteratura. Un grazie di cuore al Professor Nazario... Maria Rizzi