mercoledì 4 febbraio 2015

UMBERTO CERIO SU "IL CIELO INCOMPIUTO" DI DOMINICK FERRANTE

DA "FRANCO CAMPEGIANI SU "IL CIELO INCOMPIUTO" DI DOMI...": 

Nella mia nota di gennaio, alla notizia della presentazione de "IL CIELO INCOMPIUTO" di Dominick Ferrante (che è la raccolta di tutte le pubblicazioni postume del giovane poeta) ho affermato che quella di Dominick è vera poesia e che il poeta a soli ventotto anni aveva già dato molto alla poesia e moltissimo ancora avrebbe dato, se " la furia delle onde" non lo avesse rapito " a questo mondo". Dominick ha dato la sua vita per salvarne altre. Ma non è di questo che voglio dire qui, quanto della sua poesia. Mi trovo completamente d'accordo con te, caro Franco, e con la tua lucida esegesi su "IL CIELO INCOMPIUTO", di una vita incompiuta ma già ricca di significativa poesia, spezzata per la generosità del giovane poeta, che già si era misurato con il dono del suo impegno sociale nelle case di assistenza, nei CASONI, dove "Ciò che si immagina, scompone, non ha suono / verbo frase, e solo fiato che si schiaccia". O dove incontra una vecchia donna, che non capisce il nome del poeta "come a dire D'Amico!?, / poi scroscia matta a ridere, potente./ Ma è vecchia, tossisce troppo dopo". Dominick è giovane, ma ha grande maturità, per i suoi anni. Maturità di uomo, di poeta, di pensiero (tra postmodernismo e ed ermetismo, che si risolvono in una poesia originale e personalissima) di forme, con un linguaggio forte ed espressivo, ricco di ossimori, metafore, sinestesie, assonanze, ritmo, allitterazioni. Una poesia, dunque, ricca e variegata, dove spesso compare anche il racconto (di pavesiana memoria). Una poesia dove vive un paesaggio diffuso, che è fisico e visivo (CASONE 2,3,4, ecc,) e di immagini stagliate in pochi versi, ma un paesaggio che è anche mentale-spirituale e che rimane sempre altamente lirico, momento essenziale della poesia di Dominick. Una poesia dove sono presenti le dilatazioni dello spazio (SOLOCEANO , RICORDO, NOVEMBRE-PENDOLO), del tempo (IL MIGLIORE, FUORITEMPO , LASSO), dell'anima (quasi sempre, ma soprattutto in "MORTE"), oltre ad un lirismo diffuso (FATA e A MIA MADRE), dove canto e metafore diventano quasi un inno. "Sei tu il vento. Vieni, volerò con te, / impareremo ad alzare la testa / nessuno sopra di noi, / da quassù tutte mosche quegli eroi". "Un armonioso scalpitar di zoccoli / di trenta fusilli lesto investe / il magro grigior al pomeriggio / carezza lieve mura spente, / il suo sguardo intento, / sorridente". Se tutto questo è vero -ed è vero- Dominick Ferrante è vivo. Con noi.

Umberto Cerio


1 commento:

  1. Carissimo Umberto, ti ringrazio per questa testimonianza di grande livello professionale e di intenso afflato umano, scusandomi per il ritardo con cui lo faccio, dovuto a impegni e contrattempi vari. E' vero ciò che affermi: Dominick, a soli ventotto anni, ha lasciato segni indelebili di poesia e di umanità. Una coerenza stupefacente, la sua, che ce lo fa sentire vivo, in carne ed anima, vicino a noi. E quella sera - lo abbiamo avvertito in tanti - era davvero in sala con noi. Sorridente e giocoso più che mai.
    Franco Campegiani

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