giovedì 21 maggio 2015

CARMELO CONSOLI: LETTURA DI "UN SOGNO CHE SOSTA" DI GIANNI RESCIGNO

                                      
Carmelo Consoli collaboratore di Lèucade


                           Gianni Rescigno
                         Un sogno che sosta
                                                         
                           commento critico


 di Carmelo Consoli

Un poeta può essere innamorato della vita o rinnegarla totalmente, oppure ancora restarne costantemente confuso e dubbioso in una ricerca continua di certezze e verità.
Non vi è dubbio che Gianni Rescigno appartenga alla categoria di coloro che amano intensamente la vita, tanto da darle il sigillo del sogno, i cui confini sono tanto affascinanti quanto fragili e travagliati, in attesa di un altrove catartico e divino.
La fede è il baricentro in cui ruota la sua poetica,  tanto da far nascere da essa note elevatissime di amore che superano ogni difficoltà e asperità dell'esistenza.
Una fede spesso estatica che travalica il dolore e ogni umano limite in quanto promotrice di magnificenze poetiche rivolte alla natura e all'uomo.
Dunque un percorso, questa silloge, tra umanissima materialità e alta spiritualità, attraverso il canto sia del singolo momento dell'uomo che della sua intera condizione esistenziale.
Un viaggio dell'anima umana tra la condizione temporale e la ricerca esistenziale, nell'attesa di un ritorno nella resurrezione celeste proprio come recita  nei versi iniziali della lirica di apertura del suo volume:  “Da dove venimmo/ torneremo”.
Si è investiti, leggendo questo libro, da ventate di emozione, sussulti di amore, trascinati verso un  spazio metafisico che diventa promessa di splendore.
Il mondo di Rescigno è un contenitore di bellezze e fragilità, di incantamenti e solitudini profonde, di paure e certezze; uno specchio insomma in cui riflettersi e riconoscersi nella meraviglia, nelle amarezze e nello stupore della vita.
Il poeta ha uno sguardo per tutti, uomini, animali, territori; ne constata i contorni di bellezza ma sottolinea anche la solitudine umana  e le sue domande sono a volte tipicamente leopardiane.
Ma egli va oltre la mera rappresentazione dei giorni e degli anni dell'esistenza per indicare, attraverso la fede, la strada che esalta la condizione umana  e la illumina nel tempo e nella eternità.
Con lo stile, asciutto, lapidario di versi brevi ma colmi di fragranze e cromie, sempre splendidamente musicali e profondamente immersi nella complessità della vita, che ormai gli si riconosce, egli fa scorrere  immagini e considerazioni di stagioni che gli sono appartenute e ricorre in lui, costantemente, il pensiero a quello che resta da vivere nella certezza di una continua azzurrità dei cieli.
Ciò che bruciano  al poeta sono le perdite degli amori, l'aura dei ricordi che egli rievoca costantemente nelle figure matriarcali e patriarcali, nell'infanzia trascorsa tra stelle e alberi, ma ferma è la sua convinzione dell'attesa, come fermo è il suo senso dell'amore nella sua più povera e assoluta essenzialità.
Leggiamo così nella poesia “Siamo pensiero”: /Siamo/soltanto pensiero ora,/ombre/con desideri di carezze/mai repressi,/anime/senza nomi/ che brillano nel silenzio/dell'attesa.”.
La doppia presenza dell'uomo tra vita e morte, il suo sdoppiamento tra terra e cielo domina la poetica di Gianni Rescigno il quale se da una parte mirabilmente evidenzia perdite amare ed esplosioni vitali dentro una natura arcaica e meravigliosa con i suoi riti, le stagioni, i moti, le direzioni, dall'altra è costantemente tutelato dalla presenza di Dio e di un aldilà rassicurante di amore.
Ed in Dio egli si smarrisce e si ritrova ogni volta nell'alternarsi dei giorni come recita nella sua poesia: “Se vuoi vedere Dio”.
La sottolineatura reiterata di queste due parti, come pure quella dei confini, spesso evocati tra il giorno e la notte, è costante ma i poli in opposizione tendono in continuazione a fondersi per riconoscersi in una armonica unione.
L'uomo con la sua fatica ed il sogno, con la sua vecchiaia e le preghiere, l'uomo delle nuda terra che discorre col tempo e si domanda guardandosi allo specchio, facendo il conto dei danni ma senza drammi e con la consapevolezza di un ritorno,( bellissima la sua lirica  “Prima che l'ombra cali” con la chiusa : ”/noi siamo gente/fatta per il cielo”) è anche l'uomo che crede fermamente, sempre lo stesso, davanti a Dio e che scorge Dio nella sua superiorità di armonie naturali , di amore e  pietas che caratterizzano il cuore  e l'anima.
La poesia di Rescigno ci assale con la sua sorprendente semplicità di penetrazione, una mistura, la sua parola poetica, tra familiarità di pensieri, quotidiane gestualità  e profondissime analisi esistenziali che si radicano nel tempo e nell'infinito.
Ed è bello per tutti ritrovarsi nel suo universo tanto struggente di bellezze, quanto consapevole di dolorosi cammini verso il ritorno a quella luce che ci ha generati.
Allora non resta che leggere e rileggere la sua intensa e fulgida preghiera a Dio nella poesia: “Come ogni sera”; una invocazione a Lui “Padre dei lupi/Signore delle stelle/Padre delle struggenti solitudini/” e come il poeta sentirsi fragili creature, rami nudi, farfalle di tramonto nella splendida consapevolezza della nuda essenzialità dell'amore e nell'attesa dell'evento risorgivo che alla fine si compierà.
Vorrei concludere questa  mia breve nota critica ringraziando l'amico Gianni per la sua ultima, preziosissima fatica letteraria che ci nobilita tutti quanti e che è specchio limpidissimo dell'anima, contenitore di ambrosie da sorbire a piccolissimi sorsi, volume talora di poesie brevissime, tre, quattro versi fulminanti, come le più strabilianti delle emozioni.


Carmelo Consoli






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