Pietro Rainero (e famiglia) collaboratore di Lèucade |
Il colore delle stelle
C’è un
pianeta, dalle parti della stella HD282, nella costellazione di Ofiuco, lontano
lontano da noi, sul quale i bimbi sono uguali, ma proprio identici, a quelli
terrestri.
Hanno
gli occhi neri, marroni e azzurri, i capelli biondi o castani e la pelle rosea,
nera, gialla e rossa. Sono piccoli, teneri, gioiosi, mai fermi, molto simpatici
insomma, proprio come quelli che conoscete voi. Hanno nomi bellissimi ( beh…. forse ) come
S321, R52, 2812 ( le lettere sono nomi e i numeri cognomi ). Anche le stelle, nei pressi di HD282, che
ha 20 pianeti, sono simili alle nostre: ci sono stelle rosse, azzurre, bianche,
arancioni e gialle. Anche là ci sono
tantissime stelle rosse, piccole, non molto calde ( si fa per dire, non
toccatele!) e poco luminose.
Sono numerose ma deboli ed i
bimbi del pianeta che danza intorno ad HD282 , anche quelli con la vista più acuta, riescono a
vederne poche, le più vicine. ( a proposito, quand’ero bambino vedevo il colore delle stelle, ora, con
gli occhiali, le scorgo a malapena; voi, bimbi, le vedete colorate?).
Tante sono gialle, come il
nostro Sole; scaldano da miliardi di anni i loro pianeti, con eterna pazienza. Avrebbero molte cose da raccontare, ma
non sanno parlare ed i bimbi di HD282 vedono tutte quelle vicine,
che sembrano a loro più numerose delle rosse, anche se non lo sono per nulla ( esattamente come qua
).
Infine ci sono quelle bianche
ed azzurre, caldissime e giganti, giovani ( anche qui si fa per dire:
sono molto più vecchie del
bisnonno di vostro nonno ).
I bimbi alieni ne vedono poche
nel loro cielo, per un motivo molto valido: perché sono proprio poche ( come da noi, uguale ).
Anche su HD282 le mamme e le
nonne cantano, la sera, ninne nanne che iniziano con “ stellina stellina che sei la più
vicina…..” e nenie analoghe.
Con una differenza, però; una
bellissima differenza.
Da tempo immemorabile dopo
l’imbrunire, su questo mondo così lontano, va in scena una rappresentazione incredibile:
ogni sera si accende un quadro diverso, ogni sera si susseguono disegni cangianti, nuove costellazioni
prendono forma per lasciare, 50 ore dopo (è questa la durata del dì da quelle parti ) spazio a
nuove invenzioni.
A volte tutte le stelle del
cielo sono rosse, a volte azzurre ( oppure metà rosse e metà azzurre ); mutano anche la loro posizione
durante la notte, dando vita a configurazioni che si muovono:
animali che si rincorrono,
ballerine danzanti, improbabili figure geometriche, caleidoscopi nel firmamento. Lo spettacolo è affascinante: i piccoli
di HD282 rincorrono, con gli occhietti
spalancati, questa meraviglia
di punti scintillanti che si avvicinano e si allontanano, vanno in alto ed in basso, a sinistra e a
destra. Poi le palpebre, piano
piano, si chiudono pesanti e stanche ed il sonno si popola di sogni pieni
di luce , felicità e vita.
Gli astronomi di questo remoto
luogo si trascinavano appresso da lungo tempo il rompicapo: come potevano le stelle del loro
firmamento violare in maniera così marcata le leggi conosciute?
Tutte le loro stelle sarebbero
infatti sicuramente state condannate da una ipotetica ipercorte di giustizia intergalattica per
palese testardaggine nel non volersi inchinare alle leggi impresse nella struttura del Creato.
Non obbedivano alle regole di
N152 ( un tizio vissuto qualche secolo prima e a cui era accidentalmente una volta
caduto in testa un frutto) e neppure alla più recente legge di E533 detta pomposamente “Elettrodinamica
dei corpi in movimento”.
Gli scienziati non sapevano
più che pesci pigliare: le due o tre teorie migliori di cui disponevano spiegavano tutto, da atomi
piccolissimi a galassie lontanissime, tutto tranne il moto delle stelle a loro vicine, che continuavano
bellamente ad infischiarsene delle eleganti equazioni che
descrivevano il resto
dell’Universo.
Qualche attempato signore con
la lunga barba, dopo una vita passata curvo sui libri e spesa a ricoprire lavagne di strani
segni tracciati col gesso, aveva abbandonato, esasperato, la professione per dedicarsi
alla cura delle
piante, alla pesca d’altura ( almeno sapeva che pesci pigliare ) o era diventato idraulico. Gli astronomi continuavano a
partecipare a convegni su convegni ed a cene con influenti politici
locali per sollecitare la costruzione di telescopi sempre più giganteschi:
pensate che l’ultimo entrato
in funzione era lungo quanto la nostra Gran Bretagna.
Aveva fornito bellissime
immagini fotografiche e permesso interessanti scoperte su luoghi remotissimi da HD282, ma non
aveva cavato un ragno che fosse uno da un buco che fosse uno circa l’enigmatico spettacolo serale
del cielo.
Cosa succedeva intorno ad
HD282?
Perché solo lì l’Universo era
complicato, poco elegante, ritroso alle regole e così tanto bizzarro?
Gli astronomi che scrutavano e
fotografavano ansiosi le immensità dello spazio attraverso i loro raffinatissimi tubi
lenticolari ossedevano in verità grandi conoscenze: sapevano persino che cos’è l’entropia !! ( non
spaventatevi, alla scuola materna non potete contrarla, non è contagiosa ).
Sapevano un mucchio di cose
perché già da bambini si erano posti domande quali: è più breve un attimo od un secondo? Perché
le mosche camminano sul soffitto a testa in giù? Che cosa è lo
spazio? Od anche più difficili come: Che ci facciamo
su HD282? Da dove veniamo? Ed infine la domanda delle domande: Perché
esiste qualcosa invece di niente?
Avevano poi studiato sodo
negli anni della adolescenza per rimediare alla loro ignoranza.
Sapevano tante cose … senza
conoscerne una.
Vi chiedete quale? Beh…. , c’era un bimbo di otto anni, W100,
che sapeva guardare nel piccolo cannocchiale in soffitta con
una disposizione d’animo particolare: con l’innocenza e l’ingenuità
della sua giovane età era
pronto a recepire la magia ed il segreto di quell’incanto.
I suoi occhi trasmettevano al
cielo, attraverso le lenti, un infinito stupore, un incommensurabile amore di conoscenza, la sua
mente era recettiva, la sua fantasia sconfinata.
Ed egli li vide. Sì, W100 li vide!
Erano piccoli, grandi quasi
quanto lui, fragili, orgogliosi, testardi, forti, leali, dispettosi,
divertenti, teneri, saggi, felici,
determinati, sorridenti, comici, leggeri, birichini, puri, spensierati,
lucenti, trasparenti, eterei e…… con le
ali.
Già, avevano le ali.
Erano angeli.
Angeli che spingevano una
grossa stella blu di qua, un piccolo astro rosso in giù, ne trainavano uno arancione a destra, ne mettevano
uno bianco a sud.
Poi collocavano una vecchia e
stanca stella gialla vicino a HD282 ed infine la allontanavano.
Una visione incredibile, per
la quale non esistono parole adeguate per una descrizione fedele.
Dopo W100 anche gli astronomi,
nei loro telescopi infiniti, li videro: chiunque accostasse l’occhio a binocoli, cannocchiali o
telescopi ( addirittura bastavano occhiali per miopi ) poteva scorgerli.
Scoppiò il finimondo: tutti i
quotidiani riportarono,ovviamente a caratteri cubitali, la più grande scoperta scientifica di tutti
i tempi. Fioccarono le interviste con
esperti più o meno accreditati:
teologi, astrofisici,
filosofi, matematici, biologi, campioni sportivi e stelle dello spettacolo (
per non parlare dei politici, cosa
scontata ) dissero la loro.
Dopo qualche settimana, a
conclusione di un lungo convegno, un gruppo di scienziati che si facevano chiamare Teorici
delle Superstringhe ( immagino che studiassero, fra le altre cose, anche
in quanti modi si possano
allacciare le scarpe ) annunciò che aveva la soluzione del mistero.
Questa, se vi interessa, è la
loro spiegazione:
esiste un atomo di spazio, una
dimensione minima, cioè, sotto la quale non si può andare.
Così come non possiamo
spendere meno di un centesimo di euro, non si può, se si misura una distanza, ottenere meno della
lunghezza di P695 ( il signore che ha fatto
la scoperta ).
E non solo succede
questo. Ci sono due metodi per
misurare lo spazio.
Noi ( e pure quelli di HD282 )
usiamo sempre solo una delle due possibilità, quella estremamente più facile da applicare e non
riusciamo a cogliere l’esistenza di una seconda possibilità, molto più
difficile da realizzare. Oggi gli astronomi pensano che l’universo
sia vastissimo ed in espansione eppure ( se la teoria delle
stringhe è corretta ) essi, con apparecchiature del tutto diverse dai telescopi ( e attualmente
inesistenti ) dovrebbero essere in grado di misurare le immensità celesti in altri modi ottenendo una
misura che è l’inverso di questa enorme distanza.
Pertanto è equivalente pensare
che l’universo sia grandissimo, come è consuetudine, oppure piccolissimo ed in ulteriore
contrazione.
Se adottiamo il “ modo facile
” di misurare le distanze, che ci è più familiare a causa delle nostre limitazioni tecnologiche, i
risultati ottenuti saranno sempre maggiori della distanza di P695.
Per quanto appena detto
qualche riga sopra, è del tutto equivalente pensare a stelle grandissime con piccolissimi angeli nelle
vicinanze oppure ad angeli grandissimi con in mano piccolissime stelline.
Ed ecco la soluzione! Gli angeli spostano le loro mani, le aprono,
le chiudono, si avvicinano ed allontanano da HP282 ed ecco
che prende forma in cielo l’affascinante spettacolo.
Il movimento delle stelle era
infine stato chiarito!
Una successiva riunione di
Teologi, a livello planetario, dissipò anche le ultime perplessità.
Senza ombra di dubbio alcuna,
gli angeli osservati in cielo erano le anime dei piccoli che terribili mali ed un destino crudele avevano
strappato dalla superficie del pianeta alieno e dall’amore dei loro genitori.
Erano in cielo e giocavano a
palla con gigantesche ed incandescenti sfere di gas, giocavano felici senza sforzo alcuno, incuranti
di N152 e della sua mela, di E533 e delle severe leggi del Creato.
Ora, sulla stella HD282, le
mamme che perdono un figlio non piangono più: sanno che vola in cielo ad accendere altre luci per
far sorridere i bimbi che rimangono.
Pietro Rainero
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