Anna Maria Pacilli collaboratrice di Lèucade |
Riflessioni sul padre: modelli
storici, culturali e psicodinamici
Egli ama i suoi figli non perché tutto
in loro è
amabile e di suo gusto,
ma
perché esiste un legame
veramente incomprensibile,
più
forte di quanto si racconti
L. Brownlow
E’
motivo di grande incertezza decidere da che parte incominciare un racconto
della storia del padre: la frequentazione di testi che se ne sono occupati non
consente di localizzare bene un punto che rappresenti un convincente
riferimento per comprendere gli aspetti che più lo caratterizzano.
Nelle
pagine del libro della storia dell’umanità il maschio ha sempre considerato il
corpo della femmina e della sua prole come sua “proprietà” e la femmina, dal
canto suo, ha tollerato questa “gelosia” perché significava sicurezza e cibo
per lei e la sua prole, dunque necessaria alla sopravvivenza.1
Gli
studi etologici sul padre2 condotti su alcune famiglie di pesci e di
invertebrati, hanno messo in evidenza un tipo di famiglia “paterna”, dove il
maschio adulto si prende cura della prole.
Altrove3
è stato messo in evidenza che i comportamenti paterni degli animali (in
particolare, i primati non umani), sono più difficilmente osservabili di quelli
materni. Spesso il padre è assente o meglio meno precisabile nella dimensione
delle sue funzioni parentali, che sono influenzate da svariate condizioni
ambientali.
Prevale
la madre, più stabile con i suoi comportamenti, meno influenzata dalle
circostanze.
Si
sono visti sia maschi assistere alla nascita, premasticare il cibo per il
piccolo, curarlo, trasportarlo, rassicurarlo in stati di stress emotivo,
aiutarlo nell’acquisizione della funzione motoria, giocare e dormire con lui e,
anche se meno frequentemente, padri che spaventavano, attaccavano, uccidevano,
mangiavano i piccoli. Se il padre ha contatti precoci con i piccoli alla
nascita, più evidente è il suo coinvolgimento successivo nell’allevamento, ed
in presenza di un padre allevante sarebbe più precoce lo sviluppo dei piccoli.
Esisterebbe,
inoltre, un rapporto tra i comportamenti allevanti del padre e le esperienze da
lui fatte quando era piccolo.
Più
intenso è stato il rapporto del padre con i propri genitori e più affettuoso
esso appare nei riguardi dei figli.
La
presenza del padre favorisce la differenziazione dei comportamenti sessuali. Il
padre facilita anche l’inserimento sociale dei piccoli e incoraggia
l’acquisizione delle competenze motorie essenziali per l’interazione sociale.
Nella
cultura mitologica le figure parentali paterne e materne occupano un posto privilegiato4.
Esiodo
narra che per primo fu Caos e che da questo “magma” originario provennero Erebo
e Notte. Questa prima distinzione dette origine ad altre coppie, tra cui Gaia,
isomorfa a Caos e Urano stellato. Il sentimento che domina in questa famiglia
arcaica è l’odio e il carattere dei componenti è la smisuratezza, la
gagliardia. Da questa relazione tempestosa nasce Crònos, che prende subito in
odio il padre, che a sua volta aveva già preso in odio i figli, quasi ad
indicare che questo è l’unico sentimento possibile, laddove la relazione tra
padre e madre sia di assoluta opposizione. I figli per il dio, geloso
possessore, sono terrifici al punto di impedire loro di nascere: il rapporto
esclusivo ed escludente di Urano che “avvolge” Gaia non può consentire il posto
ad un terzo attore sulla scena del mondo, che, anche se nasce, non vedrà mai la
luce. La via d’uscita non può essere che tragica: Crònos ordisce la castrazione
del padre, con la complicità di Gaia che non può accettare la negazione della
maternità, ma Nèmesis, dea della vendetta, lo condanna ad essere vittima anche
lui di un figlio, Zeus, poi definito padre degli dèi e degli uomini, che
detronizzò il padre, interrompendo la successione di padri tiranni e sottrasse
alla morte i suoi figli, minacciati dalle collere furiose di Era-Giunone, sua
sposa.
La
cultura occidentale propone altre figure archetipe, come il mito di Prometeo
che tratta il dramma della lotta vittoriosa contro una paternità escludente,
con la quale si può convivere a patto che si acquisiscano gli strumenti per una
propria autonomia.
Edipo |
Il
mito di Edipo percorre le tappe della trasgressione di un figlio che giunge al
parricidio ed all’incesto, nel tentativo di raggiungere un padre sconosciuto e
violento.
Il
mito del “dio dei padri”, proprio delle religioni monoteistiche, presenta un
modello di padre che somma in sé la perfezione.
Il
modello del legislatore lega, poi, la funzione paterna al ruolo del padre
“portatore di una legge, di un ordine”.
Nella
storia e nella cultura comuni, l’enfasi data alla diade madre-bambino, spesso
confusi in un impasto fusionale, appare quasi una risposta che tende a
semplificare l’incertezza dei sentimenti per l’infanzia, e quanto questi
possano essere influenzati dalle mutevoli condizioni storiche.
Gestazione
e nascita sono “mistero”, “trascendenza” che si materializza, che si accoglie5.
Nell’arte
appaiono immense alcune raffigurazioni del “mistero della gravidanza”, come, ad
esempio, in Pier della Francesca che pone il padre sempre ad un lato, come
figura marginale: è raro vedere grandezza nelle sue rappresentazioni.
Anche
se Giuseppe è grande quando accetta la materializzazione della trascendenza
nella sposa-madre-vergine.
Ispirato
ai buoni sentimenti del Romanticismo, è il “Pinocchio” di Collodi, in cui
Geppetto è grande quando decide di costruirsi con il legno, in solitaria
povertà, il figlio desiderato. Egli è dunque il padre, ma anche il
“costruttore” di un burattino di legno. Il rapporto padre-figlio qui non è
semplicemente di tipo educativo, perchè il padre crea materialmente e plasma il
figlio come vorrebbe che fosse e, aiutato da uno straordinario prodigio, il
burattino acquista un corpo in carne ed ossa, ma anche un’anima, dei sentimenti
buoni, ingenui, ancora essi voluti dal padre, che lo portano a vivere una serie
di esperienze negative, come vendere l’abecedario, andare nel paese dei
balocchi.
In
luoghi antichi delle vicende dell’uomo abbiamo un padre che governa, che detta
la sua legge, un padre che dà il nome alla stirpe, che è tanto grande e distante
quanto vicino e potente.
Nel periodo preistorico i
figli erano considerati esclusivamente in funzione dei padri, non dotati di una
vita autonoma, di propri diritti, privi di quella maturità che dovevano ancora
acquisire.
La
figura paterna trae le proprie origini da quelle dei grandi patriarchi greci,
romani ed ebrei, che hanno rappresentato l’autorità più potente conosciuta
dall’uomo poiché il loro potere era sancito dalla religione e rafforzato dalle
leggi. Il diritto romano e le opere di Platone e Aristotele evidenziano il
potere assoluto che aveva il padre nel mondo latino e greco antico.
Nell’Epoca
omerica Astianatte, figlio di Ettore, aveva l’incarico dal padre di difendere
la città, infatti il suo stesso nome ha il significato di “difensore della
rocca, della città”.
Il
figlio di Ulisse, Telemaco, collabora con il padre nella lotta contro i Proci.
Nel
mondo antico Senofonte, nel IV secolo a.C., nella Ciropedia esalta
l’educazione persiana, perché il popolo persiano educava i figli ad essere guerrieri.
Nell’antico
diritto romano i padri avevano diritto di vita e di morte sui figli.
Con
l’avvento, poi, del Cristianesimo il rapporto padre-figlio migliorò: Cristo è
figlio di Dio, inserito, però, in una trinità, ossia in un ambito più
religioso, che umano ed affettivo.
Sant’Agostino
(354-430 d.C.) fu tra i primi a curare una descrizione dei bambini senza
eccessive assunzioni adultomorfe, ma, ancora, con un particolare interesse
verso i segni del peccato originale.
Nel
Medioevo la cristianità contribuì a stimolare un maggiore interesse per i
bambini, anche se i Vangeli contengono poche descrizioni di Cristo bambino.
Dunque,
fino al ’700 il rapporto tra padri e figli era di stretta dipendenza, ossia il
figlio non era considerato in sé, dotato di una propria autonomia, ma come un
uomo “in piccolo”, un “essere” che doveva diventare uomo, e che quindi, senza
propri diritti, veniva educato solo in funzione della sua vita futura.
Al
’700 si datano le prime rappresentazioni iconografiche che riproducono la famiglia
con la presenza dei figli, mentre solo a cavallo dell’Ottocento, dietro la
spinta illuministica, la psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza nasce
come disciplina autonoma dalla Psichiatria, con un particolare interesse al
ritardo mentale6.
Jean-Jacques
Rousseau nel 1762 descrive in Emilio il bambino di sempre, anche se egli non
ebbe comportamenti ideali di padre e propone una pedagogia che rispetta il
corso naturale dello sviluppo infantile7.
Con il
Romanticismo nasce il rapporto sentimentale.
Il
romanzo che esprime questo mutato rapporto è Papà Goriot di H. de Balzac8,
in cui il padre, il “Cristo della paternità”, sacrifica tutto se stesso per
dare una dote ed un futuro alle sue due figlie. Quando egli muore, ormai in
piena miseria, le figlie non partecipano al suo funerale, adducendo banali
malesseri.
Ne I
Malavoglia di Verga (’800)9 Padron Toni è il patriarca, il padre
della famiglia, così quando egli muore la famiglia si disgrega. Nelle società
agricole di allora, ma in parte anche in quelle più moderne, tutto è in
funzione del capo-famiglia, i figli si perdono senza il padre.
Nell’epoca
moderna e contemporanea il figlio comincia ad acquisire la sua autonomia:
esempio è la La Montagna incantata di T. Mann10, in cui il
figlio fa una serie di esperienze in un sanatorio, senza la presenza del padre.
Dunque,
se nel periodo precedente la Rivoluzione Francese il padre rappresenta
l’autorità, successivamente il figlio comincia a sganciarsi dal rapporto con il
padre, acquisendo una propria autonomia.
Cito
un caso estremo di “distacco” di cui parla Ariès P.11: un padre non
si ricordava neppure quanti figli avesse, tanto che anche la morte di un figlio
non provocava afflizione e dolore.
La
fisionomia dell’unità familiare da quell’epoca ha subito notevoli
trasformazioni a causa dei cambiamenti sociali e culturali che si sono
succeduti. Nella società italiana, di recente, il comportamento paterno ha
acquistato nuove sfaccettature che lo rendono peculiare rispetto alle realtà
europee. Il padre oggi è molto più presente fra le mura domestiche di quanto
non lo fosse in passato, più disponibile a prendersi cura dei figli.
L’arrivo
di un figlio rappresenta un momento di “crisi”12 nella vita sia del
padre che della madre, nel senso di “trasformazione”, “rottura” di un
precedente equilibrio, fenomeni da intendersi, però, non in una accezione
negativa, ma verificantisi lungo un continuum tra un “prima” e un “dopo”,
quindi “crisi”come “processo evolutivo”. Un momento in cui specifiche pulsioni
libidiche e adattive mettono alla prova il preesistente equilibrio.
In una
coppia l’evento della gravidanza è fra tutti il momento di maggiore impatto per
l’uomo con la ritmica, ma misteriosa processualità della natura femminile, dove
ciò che la donna sente, l’uomo può solo, eventualmente, constatare. Con
l’inizio della gestazione, infatti, emerge la sottile ma fondamentale
differenza tra l’universo senso-percettivo femminile e quello maschile, il
primo caratterizzato da una sensorialità prevalentemente cenestesica, intima e
diretta, il secondo da una sensorialità soprattutto visiva, uditiva, tattile,
ma imprescindibile dalla presenza della donna in attesa.
In
questo senso, il primo padre che ogni bimbo conosce è quello che gli viene
trasmesso e modulato dalla madre e tale immagine è il frutto della qualità del
rapporto che lei ha con se stessa, a sua volta imprescindibile dal proprio
partner.
All’inizio
dell’evento procreativo il padre è obbligatoriamente esterno e il rapporto
padre-bambino è necessariamente indiretto: è attraverso la madre che avviene il
primo incontro padre-bambino, anche se diretto deve essere il contenimento
mentale da parte del padre che abbracci entrambi i componenti della diade, la
madre e il bambino.
La
Klein, nella Psicoanalisi dei bambini 13 affermò che il padre
è innanzitutto un oggetto della madre, è da lei incorporato ed è simbolizzato
come pene nel ventre materno.
Madre
e bambino sono un’unità corporea: nella donna gravida cambia la relazione con
se stessa e con il partner, concentrandosi su di sé e sul bambino che le cresce
dentro e, nell’attesa, sviluppa gioie, speranze, fantasie, la “preoccupazione
primaria”14.
La
“preoccupazione” del padre ha un altro
decorso: è la preoccupazione per le nuove responsabilità che lo attendono come
“supporter” della famiglia: egli sa che dovrà svolgere questa funzione di
sostegno, ma, allo stesso tempo, si domanda quanto a sua volta sarà
emotivamente sostenuto.
Dunque,
mentre la funzione materna si fonda su basi biologiche precise e facilmente
reperibili che coinvolgono madre e bambino in una vicinanza corporea così
caratteristica del loro rapporto, il padre, invece, intreccia con il bambino
una relazione più distante che sfugge ad ogni controllo sensoriale diretto
nonché ad ogni approccio percettivo, il cui valore è essenzialmente simbolico15.
Entrambe,
prime relazioni di attaccamento, che vanno a situarsi nella “memoria
procedurale”, che regola gli affetti dal punto di vista inconscio16.
Solo
in tempi relativamente recenti la ricerca psicoanalitica ha riconosciuto
l’importanza della figura del padre in relazione alle fasi precoci
dell’interazione madre-bambino.
Winnicott17
sostiene che il padre, necessario di per sé e non come duplicato della madre,
“diventa l’agente protettivo che libera la madre in modo che possa dedicarsi
tutta al bambino” e che ad ella “impegnata dalla gravidanza, dal parto e
dall’allattamento…sia risparmiato di doversi volgere all’esterno per far fronte
alle cose circostanti, in un momento in cui ha tanto bisogno di volgersi verso
l’interno”.
Gaddini
E.18 riprendendo ed ampliando alcuni concetti di Winnicott ha voluto
evidenziare quanto la figura paterna risulti essere centrale ancora prima della
nascita del bambino e quanto una sua adeguata presenza nella coppia e
un’adeguata risposta emotiva siano necessari al futuro padre per sostenere la
madre fin dalla gravidanza.
Nato
il bambino, rimane forte l’unità simbiotica, diadica, e la madre è la figura
primaria nella relazione oggettuale del piccolo, con la quale egli ha un
rapporto di tipo “indifferenziato”, non solo durante la gravidanza ma anche
nelle fasi successive di “dipendenza”.
A
partire da questa indifferenziazione si svolgono i movimenti di affermazione
del Sé, tendenti a superare la “con-fusione”: gradualmente avviene la
separazione-individuazione, nel bambino si fondono esperienze positive e
negative con la madre, si mescolano impulsi affettivi ed aggressivi, nascono le
angosce che sfociano nella cosiddetta “crisi dell’ottavo mese”19.
In
questa fase l’unità simbiotica si allenta, ed appare essenziale la presenza
maschile, che facilita il processo di separazione-individuazione e
l’adattamento al nuovo “codice cognitivo” offerto dal padre, in cui affettività
e conoscenza si integrano (Fornari F. 20).
Ancora
per Winnicott 21, quando il bambino emerge dallo stadio di
dipendenza assoluta, cominciando ad entrare in rapporto con persone intere,
separate e distinte, il padre diventa importante per lui come persona; parte
dell’importanza risiede nel fatto che, pur essendo una figura familiare, il
padre è essenzialmente diverso da quella madre da cui il bambino è venuto
emergendo. La relazione con la madre acquista una nuova dimensione quando la
fusione cessa, ma per il bambino ( oltre il confine del primo anno) la madre
conserva una qualità soggettiva, perché la sua funzione consiste nell’essere
disponibile per un ritorno allo stadio di fusione nei momenti in cui il bambino
ne ha bisogno.
Il
padre, dunque, nasce come “oggetto” intero, sin dall’inizio distinto e separato
dal Sé del bambino, favorisce l’individuazione e stabilizza l’identità.
Gaddini
E.22 sostiene che “oggetto intero” non sta per “secondo oggetto”, ma
per oggetto d’amore da acquisire. A differenza infatti della madre ( o del
seno) che il bambino vive dapprima come parti del Sé, il padre rappresenta un
“primo oggetto d’amore collocato fuori dallo spazio del suo originario rapporto
con la madre” e verso il quale il bambino non mette in opera ricerche mirate (
il capezzolo/seno) ma oscillazioni tra scariche di eccitazione e momenti di
quiete.
La
comunicazione affianca e sostiene una ricerca dell’oggetto non tanto legata
alla soddisfazione dei bisogni di accudimento, quanto a quelli dell’incontro
esplorativo con l’oggetto.
Se la
madre rappresenta l’oceano in cui il bambino si immerge23, il padre
rappresenta le norme, i valori sociali, l’autorità, l’elemento di raccordo
principale tra norme familiari e sociali o, come voleva Winnicott 24,
se alla madre appartiene “la stabilità della casa”, al padre appartiene “la
vivacità della strada”.
Funzione
paterna, quindi, come attesa com-prensiva, per facilitare la progressiva e
faticosa accettazione da parte del bambino della realtà, con i suoi limiti e le
sue differenze.
Così
intesa la funzione paterna non è più assegnabile ad una sola figura genitoriale,
ma rappresenta una dinamica più complessa che si ordina su uno scenario
costituito da agenti complementari ( la coppia genitoriale) ciascuno dei quali
mantiene una propria specificità ed è contenitore dell’altro dal quale si sente
a sua volta contenuto.
Nel
corso della vita il padre diventa il modello che da un lato vogliamo imitare, e
del quale, dall’altro, spesso vogliamo prendere il posto.
L’impulso affettuoso e quello ostile
continuano a sussistere l’uno accanto all’altro, in una coesistenza degli
opposti, nell’”ambivalenza emotiva”, spesso presente per tutta la vita.
Bibliografia
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Pasini W, Gelosia L’altra faccia dell’amore,
Arnoldo Mondatori Editore S.p.A., Milano 2003
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Nordis S, Piazza G, Stefanini P, in Diventar
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3.
Nordis S, Piazza G, Stefanini P, op. cit.
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Bimbi A, a cura di, La funzione paterna
nella formazione dell’Io, Edizioni del Cerro, Pisa, 1993
5.
Nordis S, Piazza G, Stefanini P, op. cit.
6.
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1991
8.
De Balzac H, Papà Goriot , Rizzoli,
Milano, 2004
9.
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Mondatori Editore s.p.A., Milano, 2004
10.
Mann T La Montagna incantata, Corbaccio,
Milano, 1992
11.
Ariès P L’enfant
et la vie familiare sous l’ancien régime Plon, Paris 1960
12.
Bimbi A, op. cit.
13.
Klein M, in Scritti 1921-1958,
Boringhieri, Torino, 1978
14.
Winnicott
D W The maturational processes and the facilitating environment N. Y.
International Universities Press 1965
15.
Rosenfeld D, Mises R, Rosolato G, Kristeva J et
al. La funzione paterna Borla, Roma 1995
16.
Rocca P intervento al Convegno Lo Psichiatra
tra etica e legge, Asti Dicembre 2004
17.
Winnicott
D W, op. cit.
18.
Gaddini E, Formazione del padre e scena
primaria in Scritti, R. Cortina Editore, Milano 1989
19.
Spitz
R, Relevancy of Direct Infant observation, Psychoanalytic Study of the
Child, 1950
20.
In Psicoterapia Psicoanalitica, SIPP,
Anno VI, Num. 2, Servizi Tipografici Caravaggio, Luglio-Dicembre 1999
21.
Winnicott
D W, op. cit.
22.
Gaddini E, op. cit.
23.
Fromm E, L’arte d’amare, Il Saggiatore,
Milano 1963
24.
Winnicott
D W, op. cit.
ANNA MARIA PACILLI
Curriculum vitae et studiorum
Nata a San Severo (FG), il 30/01/65, ha compiuto nella stessa città gli studi classici.
Laureata in
Medicina e Chirurgia presso l’Università “G. D’Annunzio” di Chieti, ha discusso
con il Prof. Filippo M. Ferro la tesi dal titolo: La psicoterapia di
gruppo nell’età dell’adolescenza.
Specializzata
in Psichiatria presso la Scuola di Specializzazione dell’Università di Chieti,
discutendo la tesi dal titolo:” Il dialogo interrotto tra Mente e Corpo. Le
disfunzioni sessuali di origine psicogena: aspetti eziopatogenetici,
psicopatologici e prospettive terapeutiche di uno studio inter-regionale Abruzzo-Puglia”.
Dal 2003 è
Dirigente Medico presso il Dipartimento di Salute Mentale di Cuneo, referente
per il Centro di Salute Mentale di Boves. Dal 2008 l’attività clinica si è
ampliata con la cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare, presso la sede di
Cuneo.
E’ membro
della SIP (Società Italiana di Psichiatria), della FISS (Società Italiana di
Sessuologia Scientifica), della AISPA (Associazione Italiana Sessuologia
Psicologia Applicata) e della ASST (Associazione Italiana Scuola Sessuologia
Torino).
Ha
partecipato e tuttora partecipa, in qualità di discente e docente, a Corsi e
Congressi di Psichiatria.
Ha
frequentato “con profitto” il Corso di Perfezionamento sui Disturbi del
comportamento alimentare presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore
di Roma.
Ha
frequentato “con profitto” il Corso di Perfezionamento in: Psicologia e
Psicopatologia in adolescenza presso l’Università di Chieti,
presentando una tesi dal titolo: I Disturbi del Comportamento
Alimentare, aspetti eziopatogenetici, psicopatologici, clinici e prospettive
terapeutiche.
Ha
frequentato il Master di primo livello in “Criminologia”, con una tesi finale
dal titolo “Psicopatologia delle madri omicide”.
Ha ultimato
il Master biennale in Consulenza sessuale presso la sede di Torino ed ha ultimato
il Perfezionamento in Sessuologia Clinica presso la sede di Milano.
Dal 1998
collabora con la Scuola di Specializzazione in Urologia di Chieti, diretta dal
Prof. Raffaele L. Tenaglia, per la valutazione testologica e il trattamento
psicoterapeutico e psicofarmacologico di pazienti affetti da Disfunzione
Erettile su base psicogena.
Per lo stesso
lavoro di ricerca scientifica è, altresì, in collaborazione con l’Ambulatorio
di Andrologia, Azienda Mista Università di Foggia.
Ha svolto
attività seminariali presso il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia,
partecipando agli esami di profitto per la disciplina di Psichiatria in qualità
di componente la commissione (Tutor e Cultore della materia), ed inoltre ha
collaborato alla programmazione ed allo svolgimento di ricerche promosse dalla
Cattedra.
Nell’attività
di Perito ha svolto perizie per conto del Tribunale di L’Aquila e di avvocati
della provincia di Chieti ed ora per il Tribunale di Cuneo.
Nell’attività
di Docenza ha svolto e sta svolgendo didattica per i seguenti corsi:
1.D.U. di Dietologia e Dietetica
applicata, insegnamento di Psicopatologia Alimentare
2.Scuola di Specializzazione in Igiene e
Medicina Preventiva, insegnamento di Psicologia Medica
3.Scuola di Specializzazione in
Pediatria, insegnamento di Psicologia dell’età evolutiva
4.Scuola di Specializzazione in
Fisiatria
5.Corso di Laurea in Scienze Sociali
della Facoltà di Lettere
6.Scuola di Specializzazione in Igiene e
Medicina Preventiva, nell’ambito dell’ insegnamento di Psicologia Medica
7.Corso di Laurea in Psicologia,
nell’ambito dell’insegnamento di Neuropsichiatria Infantile
8.Diploma Universitario di Scienze
dell’Educazione
9.Diploma Universitario di Scienze
Infermieristiche.
E’ autrice di
più di novanta pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed
internazionali, comunicazioni congressuali e alcuni capitoli di libri :
1. La
Sindrome del Burn–out e gli operatori sanitari: una revisione(con Grimaldi
M.R., di Giannantonio M.) in:
La Sindrome del burn-out, di F. Pellegrino, Centro Scientifico Editore, Torino 2000.
2. Le Disfunzioni sessuali: inquadramento diagnostico, valutazione e comparazione di due campioni di soggetti in uno studio inter- regionale (con di Giannantonio M., Ferro F.M.) in: Gestire la crisi emotiva. Una guida pratica per il medico di Famiglia di Pellegrino F, Mediserve Edizioni, 2003, Casoria (NA)
3. L’alimentazione come arte terapeutica: percorsi storici in:
Alimentazione e sistemi di cultura correlati, a cura di A. Cicchitti e C.Cotellessa, Casa Editrice Tabula-Fati, Lanciano, 2007
4. Pierced, tatuati e alimentazione: una possibile correlazione in un’esperienza clinica, in: Psicopatologie emergenti di Pellegrino F, Mediserve s.r.l., 2007 Milano
5. I disturbi dell’alimentazione tra psichiatria e medicina: uno sguardo clinico, in:
Disturbi Psichici e Patologie Fisiche di Pellegrino F, Mediserve s.r.l., 2007 Milano
6. Volume monotematico unico autore: L’Ansia nascosta. Ansia, Disturbi del Sonno e Patologie Geriatriche. Carocci editore, 2011 Roma.
La Sindrome del burn-out, di F. Pellegrino, Centro Scientifico Editore, Torino 2000.
2. Le Disfunzioni sessuali: inquadramento diagnostico, valutazione e comparazione di due campioni di soggetti in uno studio inter- regionale (con di Giannantonio M., Ferro F.M.) in: Gestire la crisi emotiva. Una guida pratica per il medico di Famiglia di Pellegrino F, Mediserve Edizioni, 2003, Casoria (NA)
3. L’alimentazione come arte terapeutica: percorsi storici in:
Alimentazione e sistemi di cultura correlati, a cura di A. Cicchitti e C.Cotellessa, Casa Editrice Tabula-Fati, Lanciano, 2007
4. Pierced, tatuati e alimentazione: una possibile correlazione in un’esperienza clinica, in: Psicopatologie emergenti di Pellegrino F, Mediserve s.r.l., 2007 Milano
5. I disturbi dell’alimentazione tra psichiatria e medicina: uno sguardo clinico, in:
Disturbi Psichici e Patologie Fisiche di Pellegrino F, Mediserve s.r.l., 2007 Milano
6. Volume monotematico unico autore: L’Ansia nascosta. Ansia, Disturbi del Sonno e Patologie Geriatriche. Carocci editore, 2011 Roma.
Ringrazio di cuore la Professoressa Anna Maria Pacilli, per la sua estesa ed esaustiva disamina sulla figura del Padre e, dopo l'attenta lettura d'ogni suo passaggio, con volo pindarico la mia mente va a Camillo Sbarbaro e alla sua meravigliosa lirica "Padre se anche tu non fossi il mio" :
RispondiElimina"Padre se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
Che la prima viola sull'opposto
Muro scopristi dalla tua finestra
E ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
Di casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell'altra volta mi ricordo
Che la sorella mia piccola ancora
Per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
Dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l'attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l'avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo che eri il tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t'amerei".
Per motivi che saprei spiegare, credo racchiuda il senso della paternità. D'un ruolo che sembra 'a latere' rispetto a quello materno, ma in realtà è assolutamente complementare. Si nasce dal grembo e si muore, quasi sempre, invocando la mamma, ma il padre rappresenta l'asse portante della famiglia. Non concepisce, ma diviene punto di riferimento, guida morale e spirituale, baluardo di sicurezza. I figli senza padre sono spesso insicuri e le figlie maturano falsi complessi d'Edipo, affidandosi a figure di passaggio. Si sa che per le figlie 'essere innamorate' del padre è un passaggio obbligato dell'infanzia, che talvolta si perpetua nella pubertà. Un ruolo, quindi, quello del padre, non di supporto, ma determinante. alfine di garantire il sano sviluppo dei figli. L'uomo è indubbiamente più fragile della donna, più vulnerabile rispetto agli eventi della vita, ma anche la sua fragilità può considerarsi un aspetto positivo ai fini della formazione dei figli. Non si nasce gladiatori e non lo si diventa. I caratteri, si formano assorbendo, per contagio spirituale, gli insegnamenti assorbiti nella sfera familiare e, in seguito, nell'universo della scuola e dei coetanei...
Assorbire il senso dei propri limiti da uno dei due genitori - va detto che esistono fin troppe donne poco stabili, prive di marcato istinto materno -, aiuta a crescere prendendo la misura di se stessi, indossando l'umiltà e la voglia di conoscenza. La complementarietà della famiglia, a mio umile avviso, rappresenta la guida per un'esistenza serena.
Ringrazio la Professoressa e mi scuso per aver toccato tematiche poco attinenti all'articolo. Non era mia intenzione contraddire, ma implementare un simile contributo.
Colgo l'occasione per abbracciare tutti gli ospiti del blog e il grande Nazario, che ci ospita con tanto affetto.
Maria Rizzi
grazie per le bellissime parole. Non merito tanta bellezza. E comunque, come voleva anche Freud il padre non ha affatto un ruolo secondario nella crescita del bambino...e non solo perchè egli si occupa più della "vivacità della strada".
EliminaMi stupisce piacevolmente questo dettagliatissimo “ritratto” del Padre: è un saggio di notevole spessore, frutto di elaborate e fruttuose ricerche svolte nell'ambito di una professione che indirizza le indagini nell'universo della mente umana.
RispondiEliminaSulla tavolozza variegata della conoscenza Anna Maria Pacilli ha intinto il pennello del proprio estro cogliendo sfumature di pensieri e intuizioni dai pigmenti austeri del rigore scientifico frammisti ai colori leggiadri dei giardini dell'Arte, della Storia, dei Miti e delle Leggende.
Complimenti vivissimi all'autrice per averci permesso di esplorare le stanze segrete di colui che ama i propri figli, stabilendo con loro “un legame veramente incomprensibile, più forte di quanto si racconti”, e – prendendo a prestito le parole di Maria Rizzi che sfiorano le corde del cuore – è “punto di riferimento, guida morale e spirituale, baluardo di sicurezza”.
Roberto Mestrone
Grazie Roberto. Grazie soprattutto perchè è anche per te che sono qui.
EliminaDavvero interessante e significativa questa cavalcata lungo l'asse diacronico della storia dell'umanità, con digressioni e ampliamenti su versanti abitudinali, attitudinali, psicanalitici e sociologici: la figura del padre appare quasi proteiforme, se rapportata alle varie civiltà e ai diversi periodi storici. E tuttavia, all'interno di tutte queste realtà umane e spazio-temporali, ha una sua coerenza e una sua insostituibile centralità, oltre che una indiscutibile validità.
RispondiEliminaComplimenti ad Anna Maria Pacilli per l'ottimo lavoro e per averci dato l'occasione di riflettere ulteriormente sull'argomento.
Pasquale Balestriere
Grazie Pasquale, proteiforme è il padre, in effetti, e multiforme la sua presenza nelle nostre vite.
EliminaEsprimo apprezzamento per l'excursus proposto da Anna Maria Pacilli, e vorrei condividere con Voi l'esperienza a cui ho partecipato a Fonte avellana il 26-28 giugno 2015 durante la kermesse intitolata IL TEMPO DEL PADRE. Il mio intervento, dal titolo RADICI ED ALI , attraverso la lettura ed il commento di alcune poesie tratte da "I segreti dell'Universo", ha sottolineato l’importanza della continuità nei confronti dei legami, familiari, sociali e storici, ma anche l’esigenza di un’elaborazione ulteriore, di un oltre, per adeguarsi ai nuovi bisogni ed alle esigenze della società contemporanea .
RispondiEliminaHo voluto porre in risalto in primo luogo l’importanza del tempo e della memoria, del rapporto tra generazioni, della ricerca del senso della vita, oltre ad una riflessione sulla vecchiaia e sull’inevitabilità della morte,affrontando le grandi domande sul senso dell’esistenza , gli argomenti attinenti sia al sacro ed al profano, a Dio ed all’uomo, nell’auspicio, nonostante l’attuale periodo di crisi ,divisioni e nuove barbarie, di un rinnovato rinascimento, culturale e sociale, all’insegna della solidarietà e della fratellanza.
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Grazie a te per la arricchente condivisione
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