Maria Rizzi collaboratrice di Lèucade |
L’INGANNO
DELLA LUNA
Loredana
D’Alfonso nell’ultimo libro della trilogia gialla, preceduta da “Fiamme nella
memoria” e L’eredità dei Lexter”, “L’inganno della luna”
delle
Edizioni Pegasus, spicca il volo, dimostrando quanto sia fuori luogo
definire
il giallo un sotto – genere. Il romanzo di Loredana è la dimostrazione di
quanto possa rappresentare un testo più difficile da congegnare di molti altri
e più completo.
“L’inganno
della luna” presenta, come il primo romanzo, “Fiamme nella memoria”, una
tecnica narrativa, che si verifica quando il lettore viene spinto avanti nel
tempo, ovvero il flash – foward. Questo espediente letterario richiede una
notevole esperienza, in quanto è difficile mantenere vivo l’interesse del
lettore e, soprattutto non destabilizzarlo.
La
nostra Autrice si mostra padrona di questa tecnica e, nel romanzo in oggetto, si
rivela capace di stilettate narrative di altissimo spessore e di assoggettare
il giallo alla letteratura d’incandescente purezza.
Gli
intrecci, infatti, pur dosati in modo perfetto, non prendono il sopravvento sul
plot narrativo, che ha ampio respiro, e si distende con dovizia di particolari
sui contesti e sulle descrizioni dei personaggi…
Brian
Donovan, l’investigatore di origine irlandese, protagonista dei tre
libri
di Loredana, avrebbe voluto restare nella sua isola, ma aveva visto ‘il destino
prendere in mano la sua esistenza e accartocciarla come una scatola leggera’-
tratto dal testo - , e si era ritrovato a girare il
mondo,
trascorrendo lunghi periodi in America, a Los Angeles.
In
questo romanzo svolge le sue indagini a Roma, dove si reca per esaudire il
desiderio dell’amico Fabrizio d’Alcontres, che lo invita a trascorrere il
periodo festivo a casa sua.
Donovan;
Jude, la donna per cui l’irlandese, eterno single, aveva perso la testa in
precedenza; Fabrizio, il suo ospite; Silvia Beltrami, giovane vedova di Luigi,
ucciso in modo oscuro; il commissario Vannucci e tutti gli altri personaggi del
libro, vengono messi a fuoco con lo zoom dell’anima dalla nostra Autrice. Li
descrive rendendoli vivi e visibili ai lettori e la sua penna sembra volare
sulle montagne russe degli stati d’animo, delle paure, delle menzogne e delle
emozioni di ognuno.
Roma è
l’immenso scrigno che custodisce segreti e meraviglie. Con la capacità di
contestualizzare, che la contraddistingue, Loredana la illumina in ogni suo
aspetto. Ci spinge a visitare le sale della casa dell’amico, presso la Farnesina , sale di
lusso, lontane dal traffico, dal quotidiano; ma ci guida anche per le strade, nelle
piazze con i loro contrasti, che fanno della capitale, la città, un po’ regina,
un po’ cagna che si lecca le ferite. Nel caos che regna sovrano, soprattutto
nelle piazze più popolate, Brian incontra casualmente Nerone, un barbone, uno
dei tanti, con la sporcizia apparente e la classe di chi, per la legge del
contrappasso, ha attraversato stanze di esistenze ed è finito ai bordi della propria
storia di un tempo.
La
figura dell’uomo nella Roma agghindata a festa in prossimità del Natale,
giganteggia. L’autrice sembra sceglierlo come co – protagonista e restituirgli
la dignità che merita.
Bellissime
le escursioni nel passato dei vari personaggi, attuate tramite flash – back incisivi
e ricchi di lirismo. Loredana, seduta al pianoforte dell’arte, tratteggia i
contorni degli affetti, delle situazioni di coloro che naufragano nei ricordi e
vela di pietas l’intero suo romanzo.
In
virtù di uno stile così caldo e accorato l’opera non può definirsi un thriller,
ma un giallo che viaggia sul registro psicologico.
Vi è
musica, colore e dolore nel testo.
Vi è
un Donovan senza difese, anti – eroe, che si concede all’amore e alla
compassione.
Resta
un uomo dotato di sesto senso, un ottimo investigatore, ma Loredana ne leviga gli aspetti, premendo
l’acceleratore sull’aspetto umano.
Il
sapore dell’’inganno’ diviene dolce come miele, ammantato di amnesie volute.
E la
luna, complice di tanto inganno, insegna che le storie investite di luce
proiettano altrettanta ombra. Ogni luce ha il suo lutto, ogni porto il suo
naufragio…
Maria Rizzi
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