Piazza
Duomo 19
Ritorno
a volte
in quel
palazzo al centro di Milano,
in piazza
Duomo 19, al quinto piano.
Un portoncino
in legno a due battenti
e
pomoli d’ottone quasi a specchio.
Tre camere
su strada, un corridoio
e la
cucina grande.
Ormai da
tempo
un gran
silenzio dentro
e l’aria
vecchia
e l’ombra
di mia madre sull’acquaio.
Non resta
un altro segno sulle cose,
né la
sua voce nelle stanze vuote
e
notte, dopo notte e dopo notte
si fanno
bruni d’ossido e di morte
i rilucenti
pomoli d’ottone.
(Da
ELOGIO DELL’IMPERFEZIONE. LuoghInteriori. Città di Castello. 2015)
Rodolfo
Vettorello
Rileggo Rudy dopo qualche tempo, in una lirica sulla casa d'infanzia e sulla Mamma, che per una dolce coincidenza del destino, so che si chiamava Maria e ritrovo il senso struggente di saudade e la danza lieve e intensa dei versi... La chiusa mi ha procurato una stretta al cuore, una sorta di nodo, quasi i 'pomoli d'ottone' fossero lo specchio di tutto: del tempo che passa, della gioventù che tramonta, del colore dell'amore che si ossida... Ispiratissimo, meraviglioso Poeta!
RispondiEliminaMaria Rizzi
Carissimo Rodolfo, la nostalgia malinconica dell'assenza prende alla gola, quasi soffoca gli oggetti ossidati dal tempo e dalla polvere che si posa su di essi con oltraggio e noncuranza...ma quei "pomoli d'ottone" quasi a specchio, ne caratterizzano la metafora di un ricordo indelebile, di una memoria che non può congedarsi dalla casa avita. Un amarcord del cuore che rimane a testimonianza del legame, ma anche a dimostrare quanto tu sappia dare ai dettagli poetici le giuste collocazioni. La gioventù è lì, rimasta imprigionata dentro l'atmosfera solo all'apparenza abbandonata, che invece grida la sua struggente malinconia...
RispondiEliminaNinnj Di Stefano Busà