L’OMAGGIO A PORTO VENERE
DI QUINTINO
Raccolto da Paolo Bassani
Ogni artista, in ogni
tempo, ha sempre sentito il desiderio di rendere omaggio alla propria terra,
spinto da una forza misteriosa ed esaltante, così come ha avvertito il bisogno
di esprimere amore a colei che gli fece dono della vita.
Ecco allora chiaro il significato di questo “Omaggio a Porto
Venere” voluto e compiuto da Quintino.
Da tempo ero a conoscenza di tale suo intendimento. Me lo aveva
confidato lui stesso. Mi ricordo che fui colpito dall’entusiasmo che traspariva
dalle sue parole, quando, con brevi pensieri, rievocava le spensierate stagioni
della sua infanzia e le immagini suggestive del paesaggio. Nella sua mente
quelle visioni si illuminavano animandosi di freschezza, e nel suo cuore
tornavano a vivere: il mattino alla calata, i panni stesi a pittoreschi balconi
aperti sul mare, le delicate armonie perdute nel ritmico infrangersi dell’onde,
la piazzetta della chiesa di San Lorenzo con il suo antico portale, la fugace
apparizione delle suore e le donne sedute a ridosso del muro di pietra intente
al lavoro con l’uncinetto, l’immagine del nonno che tornava dalla pesca
portando grossi pàgari, la dolce sera allietata dalle grida festose dei
fratelli e dei compagni di giochi e, infine, lontana la voce della madre che
chiamava per la cena.
Immagini che Quintino ha saputo cogliere dal ricordo e fissare per
sempre sulla tela, con la grazia della poesia, la sensibilità del cuore e la
delicatezza dei colori.
Per questo “Omaggio a
Porto Venere”, ha voluto unire con commovente amore tutto l’impegno e la sua
esperienza artistica: dall’olio al pastello, dalle serigrafia alla
tempera, dalla matita grassa alla
litografia e all’acquaforte. Lo ha voluto per esprimere più compiutamente
l’affetto che lo lega al suo paese: a questo ridente borgo d’antiche pietre
scarnite dall’assalto del mare e dal sole di lontane stagioni, ove egli ritrova
la serenità passata, ma anche il sapore di una vita che, nonostante tutto, ha
conservato alcuni caratteri schietti e tipici nella perenne simbiosi tra
passato e presente; caratteri anch’essi ispiratori di questo “Omaggio a Porto
Venere”: un suono di campane, l’immagine dell’antico orologio del campanile,
una remota volta, una torre merlata, la nicchia e un’effige sacra, strette vie
lastricate dove ancora s’alzano festose grida di bimbi; da un socchiuso portone
la vista di una vecchia barca e, subito, un gradito odore di pece e di pittura;
dal breve spazio di un’apertura, tra l’agave e il geranio, la chiesetta di San Pietro
ed oltre l’immensità delle acque fondersi col cielo.
Attraverso le parole e
l’arte di Quintino, oggi anch’io riscopro Porto Venere. Ed ora sento crescere
la voglia di tornare. Con nuovi occhi verrò e rinnovato amore.
ALCUNE OPERE
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