Giuseppe
Cultrera: Monna Lisa 3000. Storia d’amore
canaria o canaglia. Fondazione Mario Luzi / Editore. 2017
Un romanzo di grande generosità contenutistica,
di vicissitudini di amore e di vita, di
storie emozionanti e intricanti dove i personaggi “soggetti autistici,
semi-infermi e invalidi” occupano un ruolo rilevante nel susseguirsi delle
azioni, dacché saranno proprio loro ad aiutare il commissario Pignone a risolvere
casi di difficile soluzione. La
narrazione corre spedita, vera, fluente, contribuendo, coi suoi tocchi di visiva fattura, a dare corpo e
rilevanza ai personaggi del romanzo. Monna
Lisa 3000 (Storia d’amore canaria o
canaglia), il titolo dell’opera, che, pubblicata per i caratteri di
Fondazione Mario Luzi / Editore, 2017, scorre su un tracciato narrativo di nove
capitoli: La vita, La collina del Gallo,
Amanda ed il Rosso, Lo strano incedere della nebbia (Il mare bianco), L’apparente
scemo del villaggio, Una morte sospetta, La maledizione di Fiorenza, Rompicapi
e gelosie, Il caso e la necessità, da cui emergono caratteristiche ben
precise: attaccamento alle radici, onestà, prevalere dei valori etici e
affettivi, soluzione a lieto fine di una storia, tante storie che rispecchiano
le scabre situazioni di una società inadempiente, ma, anche, di un mondo in cui
sembra prevalere l’attenzione per i più svantaggiati in una visione sociale di
grande positività. Il titolo deriva dal soprannome che la
protagonista riceve dal suo innamorato, ispirandosi all’ambiguità e alla
minaccia sempre in agguato dell’Etna. È Catania la città che emerge con tutti i
suoi condimenti, con tutti i suoi problemi, e con tutte le sue attrazioni di
terra natia; è ad essa che è ispirato il romanzo, a Catania, città in cui
vivono l’autore e i personaggi del romanzo. La trama si sviluppa su sequenze
descrittive, narrative, introspettivo-dialogiche; e sono proprio le tante
descrizioni, che, scaturite da un animo
carico di luoghi, di fatti, di ambienti in esso covati da anni, si fanno corpo e vita, sangue e
respiro per il rendimento artistico: “il mercato del sabato che si svolge in molti paesini di
provincia, in genere brulica di persone d’ogni varietà e tipo (…) Solo il
sabato, giorno prezioso per alcuni e fazioso per altri, gli sconosciuti maschi
si incontrano e tali rimangono, fino a un altro sabato qualsiasi…”. Tradizioni,
atmosfere, ambienti, caratteri, virtù, vizi, abitudini vengono dipinti con mano
lesta, con pennellate colorite, in
maniera indiretta, in funzione di psicologie e intimi travagli vicissitudinali.
Ed è l’amore, il sentimento dei sentimenti, a scatenare fin dall’inizio le
peripezie varie e articolate della narrazione: “Amare significa spendersi e
sperdersi o entrambe le cose le quali, comunque, comportano un sacrificio che
si trasforma prima in piacere e poi in qualcosa di molto più forte che si
chiama passione d’amore. Lisa era sposata…”. Un gioco di psicologico impatto
che durante i grovigli delle storie avrà un effetto trascinante per il lettore;
farà un po’ da leit motiv, da sottofondo musicale nello spartito, dove le
memorie di momenti trascorsi, di poetiche contaminazioni, di gioiose
rimembranze, danno luogo, spesso, a tristi malinconie: <<… per
consolarsi, ricordando i momenti trascorsi con lei, rileggeva quella splendida
poesia tratta dalla silloge scritta dal “Leopardi di Colsornia” (…) Infatti
dopo averla letta in silenzio, pianse:
Fallace il giorno tradisce
Realtà impossibili all’alba;
la sera, a mani vuote
il cuore muore,
nell’ombre senza luna a notte.>>.
(Poesia
di Pasqualimo Cinnirella tratta dal suo libro Dicotomie nell’essere)
Un romanzo di polisemica
valenza, dove i ritmi di un cuore aduso alla commozione danno pulsione, forza,
e vivacità emotiva agli intrichi della narrazione. D’altronde sia la poesia che
la narrativa o meglio qualsiasi forma d’arte, pur essendo coperta da un
misterioso velo di
inesplicabile natura, ha bisogno di tre elementi fondamentali a supporto
della sua resa: sentimento, immagine, e parola (SIP). Ed è proprio la parola,
il verbum, che deve avere la funzione
determinante nel processo creativo: deve farsi umile ancella, semplice
servitrice delle richieste di un’anima tutta volta a dire di sé e del mondo che
l’ha cercata. Credo che queste basilari facoltà siano presenti nell’opera e che
diano voce al mondo di Giuseppe Cultrera dove il linguaggio puro, spontaneo,
semplice, e conclusivo si fa un valore aggiunto di plurale contaminazione.
Nazario Pardini
Dopo averLo conosciuto tramite questo suo Blog e successivamente per telefono, mi sono convinto eccome che il Patron di questo blog ha un incommensurabile dono caratteriale che è quello di avere "un cuore oceanico" dimostrandolo quotidianamente quando in -questo- accoglie tutto e tutti senza remore con una paternità consapevole,cosciente e magnanima catalizzata da quella altrettanto oceanica cultura letteraria; un poeta che prima di esserlo sul foglio è nella vita.
RispondiEliminaGrazie Prof. Pardini del dono che oggi mi ha fatto, anche se non sono direttamente il soggetto interessato, per questo suo pensiero critico, più che positivo, sul romenzo del mio caro amico e concittadino. L'autore era molto restio e/o più che titubante inviare la propria opera. Se l'ho ha fatto (dopo mie reiterate esortazioni)è stato per la copiosa stima amichevole e di poeta che nutre nei miei confronti. Caro prof.Pardini, dirle che sono commosso e lusingato sarà sempre poco. Pasqualino Cinnirella
Ringrazio sentitamente il Prof. Nazario Pardini per aver letto il mio libro e per aver pubblicato sul blog una critica al libro più che positiva. Debbo confessare che sono rimasto piacevolmente sorpreso per quanto detto e soprattutto per il modo in cui lo ha detto, cosa che mi spinge a continuare a scrivere altre storie ed altri racconti. Grazie mille per lo stimolo psicologico e per il valore aggiunto. Pino Cultrera
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