QUALCHE RICORDO
DEI MIEI INCONTRI
DI POESIA
IN CLASSE
di Paolo Bassani
Paolo Bassani, collaboratore di Lèucade |
Il mio primo incontro di poesia in classe risale al 1981. Si può
dire, però, che alcune mie poesie erano entrate in classe alcuni anni prima,
dopo l’uscita della mia prima raccolta di poesia “Immagini e fremiti”. Quando
si stampa un libro, soprattutto il primo,
si prova una grande gioia e il desiderio di “donare” la pubblicazione ad
amici e parenti, mettendola anche a disposizione di estranei in qualche
libreria della zona. Fu così anche per me. Per questo, quella mia prima timida
raccolta (non avevo osato chiedere a qualche critico di scrivere una seppur
breve prefazione) uscì allo scoperto e, grazie anche ad un insperato articolo
giornalistico, finì nella mani di un insegnante che fece entrare la mia poesia
in classe. Lo seppi indirettamente, mentre ero in attesa alla fermata del
bus, sentendo il commento di una bambina
che diceva alla mamma: “La maestra oggi ha fatto leggere due poesie… e come
compito ha detto di studiarne una… ho scelto “Ottobre”, quella più corta. Ha
detto che il poeta è di questa zona…”
Nel marzo 1981 fui contattato telefonicamente da una maestra che mi
invitava al mio primo incontro di poesia in classe, presso la Scuola elementare del
Termo, frazione della Spezia. Ricordo ancora il nome dell’ insegnante: Astesana
Tulimani. Quella prima esperienza mi accese di entusiasmo per la calorosa
accoglienza ricevuta e per l’interesse dimostrato dai miei giovanissimi
ascoltatori. Da allora, moltissimi sono
stati i miei incontri nelle scuole (elementari, medie e superiori) spezzine e della provincia. Innumerevoli sono
gli episodi che hanno addolcito quel mio
percorso. Mi piacerebbe ricordarne qualcuno. Innanzitutto, vorrei rammentare
come nacque il primo incontro tenuto presso la Scuola di Prati. Un giorno
Gabriele, mio figlio, che frequentava la terza elementare, tornò trionfante
dalla scuola. Entrato in casa,
incominciò a correre felice avanti e indietro esclamando: “Evviva,
evviva…” “Hai preso un bel voto?” dissi,
ricordandomi che gli avevo promesso, in tal caso, di portalo al circo, che in quel tempo era
giunto alla Spezia. “No, no!” replicò continuando con quel “evviva”
la sua corsa. Mi sorse allora un dubbio:
“Per caso, domani c’è sciopero? e non andate a scuola? Con più forza
replicò quel suo “no”, aggiungendo: “La maestra ha fatto studiare una
tua poesia… sarebbe contenta se venissi a trovarci, a scuola”. E, così,
incominciai i miei incontri nella mia zona , a Prati, poi a Vezzano paese,
quindi a Bottagna. Da quel momento, è iniziato il mio percorso scolastico che
si è andato progressivamente allargando. Numerosi sono stati gli incontri su
invito di Istituti scolastici, di
Assessorati alla Pubblica Istruzione (del Comune della Spezia, del Comune di
Santo Stefano di Magra, di Vezzano Ligure, ecc.) e di singoli insegnanti, sia
in città, sia nella nostra provincia
(giungendo fino alle Scuole di Corrodano).
Nei miei incontri ho cercato umilmente di portare la mia
testimonianza di affetto per la poesia, sperando che potesse interessare gli
alunni ed invogliarli a scrivere versi. Dirò che alcune volte sono rimasto io
stesso sorpreso di trovare in questi giovani una profonda sensibilità ed,
anche, un modo espressivo poetico insospettato. Un giorno, leggendo una breve
raccolta di poesie, mostratami da un alunno, rimasi un po’ perplesso: non mi
pareva “farina del suo sacco”.
L’insegnante, invece, mi confermò l’autenticità di quegli scritti e di
quella “vocazione”. Ne ebbi conferma quando lessi una poesia scritta in
classe, durante un compito di creatività poetica. In quella circostanza,
rivolgendomi all’alunno, mi uscì spontaneo un commento: “Bravo! Tu avrai un
futuro letterario”. Con grande semplicità il ragazzo mi rispose: “Veramente,
io voglio diventare medico”. A
quella categorica affermazione mi parve opportuno replicare: “La poesia non
è incompatibile con una professione che non sia strettamente letteraria (ovvero
scientifica, tecnica, informatica, ecc.) Prendi, come esempio, un
personaggio legato a Vezzano Ligure: Mario Tobino, grande medico ed altrettanto
grande scrittore. Anzi, la sensibilità di poeta, gli ha permesso di
testimoniare con grande efficacia la sua esperienza di medico a contatto con la
malattia e la sofferenza”. Sì, anche un esperto informatico può sentire
amore per la poesia, esserne attratto e darne viva testimonianza.
La vocazione è certamente qualcosa che è parte del proprio dna. Si
può farla uscire e valorizzare in un ambiente favorevole ove operano persone
che seguono veramente la crescita del giovane. L’insegnante, animato da
autentica vocazione (soprattutto quello elementare), riesce, spesso, a fare
quasi un prodigio: a far emergere dall’alunno potenzialità insperate,
impensabili. Il rapporto di stima, di fiducia e d’affetto che s’instaura tra
alunno ed insegnante è certamente il centro del processo educativo. Lasciatemi
ricordare un episodio cui sono stato testimone durante i miei incontri avvenuti
nella Scuola Elementare “G. Garibaldi” di Piazza Verdi. Finita la lezione di
poesia, mentre salutavo l’insegnante, che stava parlando con un’alunna, ella mi
disse: “Bassani, ascolti anche lei…” La maestra, volgendosi alla giovane
(che mostrava più anni di una scolara di quinta elementare) continuò: “Non
aver paura di dire la verità…sii sincera con il tuo babbo; trova le parole giuste, vedrai non si
offenderà, ti capirà… digli - papà, non mi sento ora… verrò una prossima volta
-. Sarebbe peggio se tu andassi e, poi, mantenessi il broncio”. L’alunna,
nonostante la sua giovane età, si trovava ad affrontare una situazione di
sofferenza esistenziale “adulta”: il suo babbo aveva lasciato moglie e famiglia
ed era andato a convivere con un’altra donna. Ebbene, aveva chiesto alla figlia
di trascorrere con lui (e con l’altra donna) la festa del Natale ormai
prossima. La figlia non si sentiva di fare quella scelta. E, tuttavia, aveva
timore che il suo rifiuto potesse amareggiare il genitore. Ho pensato molte
volte a quest’episodio. Mi ha fatto capire il grande valore del rapporto
educativo ed affettivo alunno-insegnante. Quella giovane, davanti ad un
problema più grande di lei, non si era confidata con qualche compagna di
classe, ma soltanto con la sua maestra che per lei era più di una vera amica,
in cui riporre tutta la sua fiducia.
Altri episodi che si legano in qualche modo a quei lontani
incontri, di tanto in tanto, mi tornano
alla mente. Alcuni anni fa, mi trovavo sull’autobus che mi riportava a
casa, quando mi accorsi che un giovane
mi si stava fissando e cercava di
avvicinarsi per parlarmi. Poiché quella figura giovanile aveva tutto l’aspetto di
uno straniero nordico (alto e biondo) pensai: “E’ sicuramente un
turista che mi vuol chiedere qualche informazione, magari in inglese”. E
così, feci appello a tutto il mio <English>, innanzitutto per capire
quello che mi avrebbe detto il mio interlocutore e poi, ovviamente, per farmi capire. Ma, quando mi fu vicino, il
giovane mi disse: “Poi, l’ho trovato l’elicriso!”. Era uno dei tanti
alunni che, una decina d’anni prima,
aveva partecipato ad uno dei miei incontri di poesia in classe. In
quella circostanza avevo presentato il mio libro “L’elicriso”, facendo anche conoscere,
attraverso le immagini, questo mio caro fiore ignorato dai più, aggiungendo: “Quando
a giugno fiorisce l’elicriso, fatevi portare dai genitori o dai nonni nelle
Cinque Terre. Quando lo vedrete fiorito su una rupe, esclamate ad alta voce:
<Evviva, è fiorito l’elicriso!> Vedrete che più d’una persona vi guarderà con un certo
stupore, anche se nessuno vi chiederà alcunché. E’ comprensibile, un adulto si
trova sempre con un certo disagio quando vede che un bambino ne sa più di lui.” Ebbene, il giovanotto dell’autobus mi aveva
riconosciuto e, immediatamente, il suo pensiero era tornato a quel lontano
incontro di poesia. Nella sua mente era riapparso l’elicriso splendido di luce,
come lo aveva visto nelle Cinque Terre. Voleva dirmi che aveva seguito il mio
consiglio ed, ora, sentiva il bisogno di farsi riconoscere.
Voglio ricordare ora un altro episodio. Un pomeriggio di parecchi
anni fa, mi trovavo in coda al CAAF-Cisl di via Gianturco per la dichiarazione
dei redditi, quando una voce squillante uscì con questa battuta: “Largo alla
poesia! Abbiamo il poeta Bassani…” Era una giovane impiegata che non
conoscevo. Visto il mio stupore, sentì il bisogno di precisare: “Forse lei
non si ricorda… ma io mi ricordo perfettamente quel giorno quando venne in
classe a parlarci di poesia…”
Infine, vorrei
rammentare un fatto che, sicuramente, mi ha fatto particolarmente piacere. Un
giorno, mentre tenevo gli incontri nella scuola di Piazza Verdi, mi si
presentarono due alunni con il mio libro “I miei racconti per Televideo”, uscito
da poco, chiedendomi di porre un
autografo sul frontespizio. Uno dei due disse: “Ieri pomeriggio abbiamo
girato tutte le librerie della città; volevamo comprare il libro. Finalmente
l’abbiamo trovato”. L’altro soggiunse: “E’ il più bel libro che ho
letto”. Confesso che quella dichiarazione, nata dalla spontaneità di un
giovane, mi ha gratificato come la vittoria di in premio letterario.
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