Di
quel che rimarrà, nulla sappiamo.
Batte
la notte lo scroscio della pioggia
lampeggia
in cielo una collera cupa-
sento
rotolare gli oggetti sul balcone,
distrutta
ogni opera voluta con amore
e
ogni piccola cosa, ogni fragile cosa,
disfarsi
come sabbia nel turbine del vento.
Di
quel che rimarrà, nulla sappiamo.
Si
affollano alla mente mille volti e poi mille,
mescola
la memoria voci dimenticate.
E
quello che non fu, e il bene e il male
le
cose dette, i soffocati sentimenti, le
occasioni
perdute... tutto si mescola tra
lampi
e tuoni in questa notte nera.
Di
quel che rimarrà, nulla sappiamo
Solo
vorrei scacciare pensieri di tormento,
vorrei
con la mia mano carezzarti la fronte
PIOGGIA
Ritagliamoci un luogo,
anche un angolo
anche solo piccino
tipo gronda di tetto
a ogni occhio nascosto
tipo ciuffo di paglia
dietro un muro sbrecciato
- ritagliamoci un luogo
dove giunga uniforme
salmodiante la pioggia
la sua voce sottile
come un tempo cantavano
dai campi lontani le donne
piegate sull'erba
come l'amore di bianche
preghiere dalle stanze recluse.
Ritagliamoci un mondo
diverso, dove la pioggia
ci ascolti.
anche un angolo
anche solo piccino
tipo gronda di tetto
a ogni occhio nascosto
tipo ciuffo di paglia
dietro un muro sbrecciato
- ritagliamoci un luogo
dove giunga uniforme
salmodiante la pioggia
la sua voce sottile
come un tempo cantavano
dai campi lontani le donne
piegate sull'erba
come l'amore di bianche
preghiere dalle stanze recluse.
Ritagliamoci un mondo
diverso, dove la pioggia
ci ascolti.
GdL
ROSELLINA
Hai resistito all'inverno,
piccola rosa,
né ti ha travolto bufera
né d'acqua i vortici
spezzarono lo stelo.
Tu, serrata la corolla
come madre protegge
il proprio figlio, hai atteso.
E ti guardavo, modesta
quanto sei, pensando che
negata per te la primavera
sarebbe stata.
E invece no, piccola rosa,
fiera della tua forza
stamattina mi hai atteso
alla finestra.
Così spesso, quanto piccolo
è un uomo, il suo prestigio,
tanto più grande è il cuore.
STANCAMI
Stancami, poesia, chiudimi gli
occhi
reclinami il capo sul tavolo
dei miei
dolori, quasi lo schermo di un
film
dove confusi insieme tutte le
immagini
appaiano.
Piegami,poesia, getta su di me l'oblio
di ciò che è stato, di quello
che sarà.
©
GdL
Non ho il piacere di conoscere la Poetessa Giovanna De Luca, ma le sue liriche mi hanno letteralmente soggiogata. I versi, infatti, raccontano una saudade intensa e dolcissima che trascina l'anima in un vortice di suggestioni. "Temporale" è la bufera dei sentimenti, della nostalgia, e la ripetizione del verso "Di quel che rimarrà nulla sappiano" dona alla lirica carattere di melodia. Dopo averla virtualmente ascoltata più e più volte ci si cala nel proprio personale abisso di ricordi, così simile a quello dell'Autrice. L'allegoria tra i lampi, 'la collera' del cielo e la malinconia improvvisa per i tuoni che hanno offuscato le esistenze, trascinando cose, amori, emozioni, è superba. La natura resta protagonista anche del secondo testo, che evoca il Piccolo Principe e la rosa, 'piccola rosa', che resiste al dolore dell'inverno e si schiude. Anche in questa poesia l'Autrice crea la metafora con ogni creatura, asserendo la grande verità che non sono le cose apparentemente fragili a spezzarsi...
RispondiElimina"Così spesso, quanto piccolo
è un uomo, il suo prestigio,
tanto più grande è il cuore."
Il giunco sa essere più eterno della guancia dura di una statua. Nell'ultima lirica la signora Giovanna, a me già tanto cara, riesce a riversare in soli sette versi il senso altissimo dell'essere Poeta. Affida ai versi il compito di sottrarla alle sofferenze, di 'stancarla', affinchè il passato divenga opaco, si attutisca la sofferenza del perduto. Compito arduo e straordinario, che rende il versificare catartico e indispensabile. E per i veri Poeti l'arte svolge sempre un ruolo funzionale all'esistenza stessa. Scrivono perchè non ne possono fare a meno.
Ringrazio la signora Giovanna per questo tributo che ho condiviso con il cuore, con la mente e con l'indegno commento e abbraccio lei e il nostro Condottiero.
Maria Rizzi
Mi scuso per il ritardo con cui rispondo, sono commossa e quasi imbarazzata per le generosissime parole di commento di Maria Rizzi. Porto dentro tante contraddizioni ed angosce mescolate a un grande desiderio di gioia ed affetto e la poesia è per me una madre consolatrice.Grazie Maria, grazie maestro Pardini
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