lunedì 18 novembre 2019

SANDRO ANGELUCCI LEGGE: "FIUMI DI COLORE..." GUIDO MIANO EDITORE

Sandro Angelucci,
collaboratore di Lèucade


IN QUESTA ETERNITÀ CHE MAI SI SVELA

Tu, almeno tu pittore
nel conquistato istante
dammi luce
tu, che conforto cerchi al par di me
alle sopraffazioni della sorte
che d’infelici assenze
spense il cuore.


È la penultima strofa della lirica Tu, pittore che apre la raccolta. E non poteva che iniziare così una pubblicazione come questa: poesia e pittura che cercano conforto - mi sia consentito dire - l’una nell’altra.
Basta soffermarsi sul corrispondente figurativo che segue e completa l’ispirazione poetica: Big bang è una tela che esprime il desiderio dell’uomo di trovare la scintilla primordiale per fare ordine - attraverso il caos dalla stessa generato - nei propri pensieri e nella propria vita.
Ecco, quindi, ciò che dalla poetessa Pinella Gambino viene richiesto e dal pittore Stefano Donati prontamente elargito: un’esplosione di luce originaria e originante l’universo del tempo e l’universo dell’arte che - in fin dei conti - rappresentano un unico spazio.
C’è un altro dipinto che, subito dopo, riprende il sovra esposto concetto: mi riferisco a Pesco in fiore dove l’astrattismo e la sovrabbondanza di colori, seppure dominati dal rosa, nulla pregiudica; intensifica, invece, tanto l’idea della fioritura quanto quella - più maestosa e imponente - dell’espansione dello spirito primordiale in forma e sostanza.
Così, la citazione dei versi, tratti da Quiete e voluti in calce, bene ne esprime il significato: “… Sereno è il suo pulsare e nel battito distanzia / il vuoto ripieno di materia / di quel niente che l’universo insegue…”.
Una lirica, Quiete, che tanto ed immediatamente rimanda al Vuoto Santo di turoldiana memoria: padre David Maria Turoldo molto si era soffermato sulla convinzione che il Nulla non esiste in quanto tale ma è rivelazione del divino, del suo alito, della sua successiva e precedente presenza. Certo, successiva e precedente perché esistente a prescindere dalla materia che ne colmerà o ne ha già colmato lo spazio; “… ma spazi nuovi attendono / parabole di rondini e crepitii di vento”, recita la chiusa; e saranno quei voli, quelle folate a riempirli finché le rondini e il vento non avranno terminato, come tutto il vivente, il loro ciclo vitale. Anche allora, tuttavia, il vuoto resterà e sarà nuovamente pronto ad accogliere nel suo grembo nuovi germogli.
È questa l’eternità, se fosse altro sarebbe solo illusoria aspettativa e dogmatica o scientifica - non v’è differenza - costruzione mentale.
L’incipit della poesia seguente, Ci saranno ancora, ribadisce, senza mezzi termini, la volontà dello spirito di crescere, di spingersi verso qualcosa che, troppo grande per noi, non possiamo concepire: “Ci saranno ancora / albe da ritagliare / e silenzi in cui perdersi / mentre il tutto nell’eccesso si spande / e l’ansia confisca l’anima?”.
Versi straordinariamente coinvolgenti, tanto quanto l’espandersi dei colori sulla tela del quadro di Donati, Bagliori cosmici. In fondo è proprio così: è l’ansia che non permette all’anima di espandersi; se vivessimo senza paura ci espanderemmo all’infinito; non è forse questo che siamo? Bagliori cosmici, appunto.
Una poetica - quella che lega i due artisti - fatta di parole e colori che cercano all’unisono di deflagrare spandendo le schegge in spazi indeterminati. Un big bang che vuole fecondare (in molte delle tele qui riprodotte sembra di scorgere degli spermatozoi luminescenti; così come in molti testi si ripropone la speranza di una nuova fioritura: “… in questo tempo bruciato nell’attesa / della nuova stagione / ci saremo ancora…” (Ci saranno ancora).
Saremo ancora “immortali e fragili”, fino alla prossima Implosione, “in questa eternità / che mai si svela” (L’attesa di un re).

Sandro Angelucci

Pinella Gambino, Stefano Donati. FIUMI DI COLORE, Guido Miano Editore. Milano. 2019. mianoposta@gmail.com

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