La riflessione riflessa nel
"Mare" di Pardini
Marco dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
Nazario Pardini si rimemora in questi
versi soffici e veloci come la "corsa sulla rena" di quel mare di
molti anni prima.
Il Poeta nella sua apparente nitidezza
espressiva non solo si ritrae esordiente amante (primi baci, primi approcci) ma
rievoca la sua passionalità estesa alla ricerca di quella vitalità immaginosa
che caratterizzava la ragazza "rapita" nei tempi dell'esistenza che
modifica in progressione memorie di un sogno vero, virtuale o presunto che sia.
Il Poeta infatti presume (appellandosi
alla sacralità della Bellezza) nella sua esaltazione lirica che nulla si
trasformi e tutto quell'universo d'amore rimanga intangibilmente integro e
invasivo.
Ma i sogni spesso svaniscono e deludono
la "ricerca", ricerca di un "attimo" superiore alle fasi
della vita che connotano mestamente le metamorfosi del corpo e dello spirito
(monologhi... grazie...).
Tuttavia nonostante il crollo delle
illusioni a volte i dettagli acquistano una preminenza inaspettata nel
segnalare la continuità di un sentimento impareggiabile come l'amore.
Gli occhi della donna (ormai malmessa e
lontana dalla sfolgorante immagine di quel Tempo) sono il dettaglio fondante
conclusivo di una trascendenza poetica che trova nel mare l'orizzonte interiore
più intimo del Poeta e la sua dimensionalità riflessiva più compiuta.
Non il sorriso "strano" della
donna, ma gli occhi che riflettono il mare di una serata lontana, sono il
motivo dominante e propulsivo di questa lirica densa e, come detto, soavemente leggera
che fa riflettere a sua volta Pardini sul tema assoluto della "Bellezza"
nella sua olistica compattezza multiversa.
La "Bellezza" che sfiorisce
rattrista poi gli ultimi versi confliggendo con l'assiomatica garanzia della
sua graniticità mitica ed incontrovertibile che delizia la dialetticità del
pensiero esistenziale prevalente nel Poeta.
Ma Pardini, amante del bello e del mare,
può consolarsi negli occhi perduti e ritrovati, unica possibilità di conservare
la fiducia e la passionalità lontana e vicina che un Poeta dei sentimenti non
può dimenticare mai.
E la Bellezza dal dettaglio "risorge"
dunque, allontana lo sfogo triste, recupera la valenza vitale dell'esistente
che tra mare, amore, sogno compendia la liricità pardiniana elevandola oltre.
Scomponendo infine la lirica del
riflesso e sorriso di Nazario si evidenziano i 4 momenti del suo empatico
fluire estroflesso a ritorno nel Mare (mare dell'esistenza), e nel tempo o nei
tempi sia artistici, sia concretamente vissuti.
Dall'amore dirompente alla rincorsa del
"sogno" che accentra e inganna l'immagine; dagli occhi del sorriso "strano"
(la sorpresa...) al mare dell'infinito che affiora nel riflesso imprevisto e
meditato sull'eclisse della Bellezza.
Quattro momenti che cristallizzano una
lirica tanto delicata e rapida quanto corposa e scandita da momenti
interiorizzati ricchi di concezioni profonde e incompiute.
Anche tutto questo è Pardini, Poeta e
Filosofo di impensabili risorse.
Marco dei Ferrari
Il sorriso del mare
Non l’avevo
più vista dai tempi dell’amore.
Furono i
primi baci, i primi approcci,
poi la vita,
la scuola, le distanze,
ma non
passava giorno che io non ripetessi
quell’immagine
sacra, le sue mosse,
i suoi lunghi
monologhi, le grazie.
Mi dissero
gli amici
che si era
trasferita
dopo avere
sposato un militare.
Mi feci a
piedi tutta la salita
fino al
numero di casa. Restai
fermo, lì, davanti
all’orto
sperando che
uscisse. Era malmessa,
non aveva più
niente del mio sogno,
accanto a lei
due giovani marmocchi
appesi alla
sua gonna. Mi guardò
con un
sorriso strano come fossi straniero.
Nei suoi
occhi,
solo negli
occhi, si rifletteva il mare
che la vide
sbracciata quella sera
un po’ folle,
in corsa sulla rena.
Non vi è
peggiore cosa
che vedere
sfiorire la bellezza.
Nazario Pardini
Da Dieci poesie d'amore,
inedito
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