domenica 12 settembre 2021

CARMEN MOSCARIELLO: " LE ANTICHE ROTTE DELL'AHAGGAR"

Carmen Moscariello,
collaboratrice di Lèucade

 






“Le antiche rotte dell’ Ahaggar”

Di Carmen Moscariello

ll cielo che porta sole e terra e luna e stelle, è fiero di portarle. Come lui, il cielo, sii tu fiero di portare la tua vita[1]

 

I canto

 

Si perse a Fez. Era  incantevole,

 le sue mura sfumavano nella sabbia

del deserto. I vicoli della medina erano

 così stretti, a volte, maleodoranti, non c’era

 anima viva, eppure si sentiva fissata da molti

 occhi di donne e uomini; occhi bramosi,

 curiosi della straniera: “Si è persa!”.

 Erano le voci del silenzio

anche di quelle che provenivano

dalle porte acidule e scure

 di sospiri, anche di quelle che accompagnavano

a fiotti i ricchi emiri, le tante giovani mogli,

non parlavano mai,  avevano occhi pungenti

 e le mani e le dita colorate da preziosi

 tatuaggi, sembravano carte geografiche,

 fatte per territori inesplorati. Quando

i vicoli la portavano su una torre più alta

 poteva vedere i cammelli al tramonto

 (inimmaginabili per bellezza e mistero

 i tramonti rossi-arancio del deserto), i cammelli

erano anch’essi statue di sabbia si muovevano

 appena, impercepibile il loro dondolarsi,

solo le code rompevano il vento.

La rosa dei venti soffiava dai mille

vicoli che aprivano e chiudevano attese. 

II canto

Qui nessuno si insinuerà al tuo seguito!

I tuoi passi stessi hanno cancellato il sentiero

Dietro di te, e sopra il tuo sentiero sta scritto: Impossibile!

(F. Nietzche)

 

L’unico suono era il suo passo leggero: un fiato

 caldo che cresceva nel polline dell’ ululato.

Impressionante è il silenzio, nessuna parola

 era più chiara. Né il segno di una lampada,

 solo  ombre striscianti di un fruscio senza passi,

onde sottili che confondevano la notte,

 nel rumore senza foglie, c’era un vento

tagliente che parlava ad alta voce, prepotente

 sfidava il mistero delle ombre, la gioia,

mansueta della mezzanotte; la profezia

delle mura bellissime che circondano

 la medina e le porte alte che  non avevano

 permesso l’entrata ai  molti  dubbi.

Non tremeranno  al freddo della notte

le gocce di cuore che si innalzavano alle stelle,

avvolte nel mantello della sua anima.

Le piazze piccole si aprivano e si chiudevano,

 quasi a stringerla tra le braccia. Il sole

era da molto tramontato e la visitatrice era estranea,

diversa, bella, aveva un velo con garbate

sfumature di verde, ricamato di perle e zaffiri,

l’avvolgeva tutta; sporgeva solo

 il suo piede nudo e delicato. Durante

 il giorno, quegli occhi nascosti sotto

 tende informi glieli guardavano vogliosi.

Iniziò ad avere paura, sembrava

 che gli spazi tra le mura della città,

fossero penetrabili e facili da esplorare,

 tutt’altro, la città era un labirinto

 di viuzze sempre uguali che si arroventavano

su se stesse. I suoi vestiti leggeri, quasi

trasparenti, erano attraversati dai raggi

 di luce che da secoli si fissavano

sulle mura antiche, che avevano

respirato passioni e guerre. Si trovò finalmente

 davanti all’Università di Fez, forse

 la più antica del mondo arabo, tirò

dritto e, finalmente, a un giovane

che le veniva incontro gli chiese

 in francese come arrivare al Rida

 de La Cheminé Bleue Fas, in prossimità

 della Porta di Bab, luogo dove

si trovava il suo albergo. La medina

fortificata, ormai avvolta da ombre

 dense, non lasciava leggersi in nessuna

sua parte, il grigio giallo delle costruzioni

 era diventato nero, brillavano ogni

 tanto delle piastrelle verdi e blu. Alzò

alfine gli occhi verso il cielo

e le stelle le apparvero così vicine

e lucenti, come mai le aveva viste,

era per lei un capogiro, un sogno di levità

di non appartenenza, se non a quel cielo

 d’anfiteatro, verso i monti dell’Ahaggar,

 albeggiò nell’arcolaio dell’ ampio mantello

del Tahat, mentre le pietre la invitavano

 a percorrere i sentieri sconosciuti.

 

L’ anima ha strane meteore che veloci

 attraversano i cieli, brulicano nelle pieghe

 più scure dei molti soli della  vita,

…...  (Versi tratti dall’opera “Le antiche rotte dell’ Ahaggar ” di Carmen Moscariello, opera in pubblicazione).

 



[1] Antico proverbio tuareg.

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