Ines Marone
L’INCANTO DELLA MEMORIA
Recensione di
Maria Elena
Mignosi Picone
Un
libro, L’incanto
della memoria, di Ines Marone, dove l’autrice, nei suoi versi, è
come se intraprendesse un viaggio nella memoria, distaccandosi dalla realtà che
la circonda. ”Approdo… di fronte al Colosseo. / Contemplo… quelle antiche
pietre…/ e mi sento come loro senza tempo”. In un’altra poesia: “Guardai Il
mattino d’estate: / l’azzurro era alto / e discese su di me come liquida gioia”.
Sin dall’inizio, perciò, possiamo osservare nella poetessa un animo
contemplativo, che la innalza al di sopra della realtà contingente e la
trasporta in un mondo tutto suo, facendole vivere emozioni particolari, o di
gioia o di dolore.
Inoltre
a Ines Marone, che è pure un animo sensibile e compassionevole, capita spesso che, anche in un momento di letizia come in
una cena al ristorante con gli amici, venga però turbata dalle “mani scarne di
un vecchio…povertà nascoste / che vivono ai margini nel freddo / e pungono la
mia gioia”. La sensibilità d’animo la
porta pure, quando avverte disapprovazione nei propri confronti, a sentirsi pungere
come da una spina: “… una parola sola / è
simile ad un sasso / che rotolando a valle / provoca una frana”. Una
persona dunque molto delicata la nostra poetessa che soffre anche delle pene
altrui, e questo la induce allora ad interrogarsi sul mistero della vita: “Per
quale ragione la vita di una / differisca dall’altra per vigore e durata /
ignoriamo – lo chiamano destino - / Possiamo soltanto guardare e accettare / la
misura del tempo a ognuno concessa / per fiorire e sfiorire”.
Ines
Marone, inoltre, da persona squisitamente umana, aspira al perfezionamento ma
confida e si presenta al Signore con la sua fragilità; nella poesia Glicine: “…credevo
fosse facile salire / fino alla sommità
degli alberi / e toccare le perfezioni richieste” e nell’altra, “Lontano
dalla perfezione” si esprime così di fronte al Signore: “…davanti a Te dispiego
la mia debolezza”.
Spirito
poetico, è attratta da tutto ciò che è
bello, e perciò dalla natura e
dai colori. Ci sono delle poesie che sono come immagini pittoriche. “Solo le
montagne / come regine vegliano / coronate di valli. / Le pinete sussurrano / echi
di meraviglia / e il boschetto di betulle / sul ciglio de buio / applaude
sommesso / facendo tinnire in sordina / le sue tremule dita di foglia”.
Riguardo ai colori, spesso essi sono accostati in modo da creare un contrasto. “È
nera la sua giacca, i muri grigi, / ma tiene in grembo un mazzo di
peonie / che irradiano scintille di colori”.
Il
contrasto è per la poetessa un elemento che la colpisce in particolar modo. E, come nei
colori, così negli stati d’animo e nelle
emozioni: gioie e dolori.
E qui
veniamo alla memoria, al ricordo delle persone care scomparse: “Ciò che si perde / lascia una lunga scia / nel
nostro cuore”. Ella si sofferma sul contrasto
tra la morte, che segna la fine, e il mese di Aprile che segna invece il
risveglio della natura. “Peccato morire
in aprile / quando… / i boccioli
dischiusi del glicine / profumano la primavera”.
Altrove: “Sono in bilico tra dolore e gioia / tra pensieri di morte di
tristezza / e irrequieti guizzi di speranza”.
Ora,
la tendenza alla contemplazione, la squisita umanità, la compassione, le ritroviamo
tutte nell’ “incanto della memoria” che sta a significare uno stato d’animo di
fronte ai ricordi che affiorano in lei. Ancora scrive: “…né avrei immaginato /
di tornare un giorno in queste stanze / dove tanta vita si è consumata” oppure
“Il piacere di scoprire… un biglietto di teatro / o di una mostra / che ci
riporta per un attimo / al giorno in cui abbiamo goduto / di alcune ore serene
/ in buona compagnia”. E aggiunge altrove: “…tutto cambia nella vita / pian
piano o all’improvviso / si perde un fiore / dell’anno passato, / una voce, una
vita, / un compagno di giochi: / radici strappate / che si seccano al sole”.
Ricordi si affollano nella mente, lieti o no. “O notte… / nascondi, ti prego, /
i ricordi / che come spine crudeli / aprono ferite nel cuore. / A me lascia
soltanto i ricordi / soavi…/ Il loro smanioso chiarore / è come il fulgore degli astri; /…ad accendere e
illuminare / la nostra tenebra inquieta”.
Significativo
il paragone, da un lato tra la tempesta e il sereno che segue a questa, e dall’altro
il lutto che invece non passa come la tempesta e rimane sempre in fondo all’animo,
come un perenne dolore. “Lucida è l’aria
dopo la tempesta /… / Non così la gioia… /… dopo la bufera del dolore. /…Il
lutto stagna / duro sedimento / in fondo al cuore / come nell’ambra / antiche
morte vite / che rinchiuse per sempre / alterano la cristallina trasparenza /
della resina d’oro”. Ma, nonostante ciò,
Ines Marone non si abbandona ai rimpianti, e, anche se avverte l’incanto
della memoria, però sa che la vita
continua e deve continuare. Cosi infine prorompe: “Preferisco guardare avanti /
l’asfalto inondato di luce”.
Ines
Marone, nativa di Blevio, un paese sul lago di Como, trasferitasi poi a Milano dopo un breve
soggiorno in Argentina, ricorda con nostalgia il suo paese e scrive: “Il mio
paese io canto / sparso in lunga fila / sui dossi e tra le valli / che tanto ho
esplorato nell’adolescenza / in lunghe scorribande coi fratelli / e con gli
amici di un tempo ormai lontano”. E aggiunge: “E gli abitanti canto forti e
schivi / uomini e donne abituati alla fatica”.
Anche
Milano ella considera: “Il vento scende più
freddo / stanotte sopra Milano. / Il cielo è più
lucido, terso, /…/ Le stelle sfiorano i tetti”. E conclude con dei versi
dai quali risalta il suo animo contemplativo e poetico: “Ma i piedi non hanno
le ali / incatenati a questa terrazza. / Solo il mio cuore è già in
alto: / è volato a toccare le stelle / e
paura non ha d’incendiarsi”.
Maria Elena Mignosi Picone
Ines Marone, L’incanto della memoria, pref. Nazario Pardini, Guido Miano
Editore, Milano 2021, pp. 72, isbn 978-88-31497-47-3; mianoposta@gmail.com.
Maria Elena... cara al mio cuore per motivi che ben conosciamo, affresca una recensione che invita a visitare il mondo artistico della poetessa Ines Marone, che canta un universo 'contemplativo, poetico' , teso alla fede e, naturalmente all'"Incanto della memoria", ovvero alle preziose isole dei ricordi. Un mondo che attira come calamita e induce a riflettere sulla famosissima frase di Dostoevskij:la bellezza salverà il mondo. Maria Elena sceglie le parole e gli incanti ideali per dipingere tanta luminosità. Mi complimento con l'esegeta e con l'Autrice, che non ho l'onore di conoscere e mi permetto di abbracciarle entrambe!
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