Edda Conte- Giugno 2021
Quella
panchina verde
Edda Conte,
collaboratrice di Lèucade
Ritorna da un altrove, da altra vita, altro tempo, altre
cose.
Nessuna conoscenza, nessun ricordo. .
Cammina nel vento.
Ha un brivido, si copre. Poi cambia il vento. Ora è un fiato caldo...
Lo stradello fa una
curva, passa al di sopra di un canalone; non c'è acqua ma è ricco di vegetazione, con qualche fiore qua e là.
Lei non conosce quei
fiori ma ne è attratta. Scende la breve scarpata con sassi che si muovono sotto
il passo. Risale tra i cespugli per
cogliere un fiore bianco che sembra un ventaglio di pizzo e.. ah! ..
il piede
scivola sopra una pietra coperta
di muschio.., precipita in basso, fino
al letto asciutto e sassoso.
-Sono una stupida, dice a voce alta. Si rende conto di
trovarsi in difficoltà.
Non è facile risalire in mezzo ai sassi e ai cespugli. Il fiore continua a splendere più su, sembra
irraggiungibile; sullo stradello non passa nessuno..
*
E' vestito leggero: pantaloni con la piega, una camicia
sportiva dello stesso colore, le maniche arrotolate sulle braccia coperte di
peluria bruna: sono le prime cose che Lei nota della persona che pare
comparsa dal nulla. Le ha allungato un braccio senza una parola, con un sorriso
sul viso pallido. Lei afferra la mano tesa e la trova piacevolmente fresca e
asciutta. Si sente leggera, come in volo, infatti quasi senza accorgersene è al di sopra del canalone e lì, ecco, c'è la
strada!
Si volta a ringraziare lo sconosciuto, ma con immensa
sorpresa non vede nessuno. Sbatte gli occhi, gira la testa da ogni parte... ,
non c'è davvero nessuno!
Lei viene da un altrove. Non ha memoria. non ha conoscenza.
La breve avventura non l'ha turbata. Riprende a camminare seguendo gli istinti
vitali.
*
E' un borgo di epoca medioevale. Le strade strette, vicoli
quelle più interne, a lastre di pietra ben conservate, portano alla piazza
centrale, dove una costruzione di importante architettura ricorda sulla
facciata gli stemmi dei "Capitani" dell'epoca. E' il palazzo del
Comune, con tante bandierine colorate a
ricordo di un antico gioco tra le contrade. Il nome del borgo ricorda come mito un personaggio dell'antica Roma esiliato per
ordine imperiale, tra questi monti rifugiatosi nell'accoglienza dei semplici
abitanti della montagna. Attraverso le
varie vicende il borgo è giunto ai
nostri giorni senza perdere le primitive caratteristiche di una sincera
ospitalità. La gente ha innata gentilezza, i negozi non mancano.
Sotto un piccolo
arco di pietra, quasi coperto dagli intrecci dell'edera, si apre la porta di
una osteria.
Lei istintivamente entra, seguendo un invitante profumo di
cucina toscana. Si guarda intorno,
saluta, si siede. L'uomo, con un vistoso
lungo grembiule , le si avvicina, come per prendere l'ordinazione,
invece apre un largo sorriso e :
-Bentornata! dice,
-che piacere rivederla... anche se purtroppo noto che è sola, aggiunge con fare mesto.
-Ah.. sì.. grazie..
*
E' sorpresa, non sa cosa aggiungere. Sorride anche lei,
e chiede cosa c'è da mangiare. Annusa, annusa a lungo; dalla cucina si
espande nella saletta un odore di cibo
che insiste nelle narici come qualcosa
che Lei non sa spiegarsi, ma che insiste
e le penetra dentro, fino a quella parte che dorme in una sana incoscienza. E'
un odore che non ha nome ma ha un suo
significato, e fruga, fruga dentro di lei.
L'oste torna col piatto fumante, è tutto un sorriso:
-Era il vostro
preferito.. dice ammiccando.
Lei si confonde. Ancora una volta ringrazia e comincia a
mangiare la polenta con i funghi, specialità della Casa.
Ogni cucchiaiata ha il sapore di una domanda muta,
profonda, misteriosa, senza risposta.
Il pranzo si conclude
con le chiacchiere leggere dell'oste che la invita a tornare.
Fuori ci sono altri odori
che aggrediscono con forza.
L'acquazzone recente ha risvegliato le siepi, gli orti, la selva... Lei respira
a pieni polmoni e si guarda intorno , con interesse nuovo. Qualcosa si sta risvegliando nel suo io profondo. ..
Va, senza un
pensiero, senza programmi.
*
A metà di una faticosa salita che porta alla stazione della
Funivia, l'insegna di un Hotel a tre stelle richiama fortemente la sua attenzione. Ha la sensazione di vedere
sulla porta la figura dello sconosciuto
che al mattino è scomparso senza parole, ma tutto è un lampo...la figura
non c'è più.
Si sofferma ad ammirare il giardino pieno di piante
fiorite, con due altissimi
ippocastani che creano piacevole ombra
sulla facciata di quella che sembra una
villa stile liberty.
Quel luogo Lei lo
conosce, ne è sicura, potrebbe dirne alcuni particolari: le scale con la guida
rossa un poco consunta, la camera col balconcino, le porte interne laccate di verde mare e...la sala, con molti
commensali ridenti... Sì, sembrano ricordi, ma ricordi muti, impersonali e
incompleti.
Decide di fermarsi
lì per la notte.
*
Dal giorno seguente le si presenta una realtà nuova: pranzi
in compagnia simpatica, piacevoli e vari, passeggiate , riposo in un letto
singolo , privo di qualsiasi ricordo.
Ogni mattina fa una
lunga camminata, sempre con la stessa meta: una piccola fonte con acqua perenne
freschissima, di sorgente. Quando passa
davanti al canalone coperto di bassa vegetazione si ferma qualche secondo,
inconsciamente si aspetta di rivedere il
personaggio misterioso che le è rimasto impresso nella memoria. Se è un abitante del borgo un giorno o l'altro lo rivedrà.
Ma i giorni passano e la cosa non succede, mentre quel pensiero si fa
sempre più insistente. Si sorprende a richiamare alla mente i tratti della
figura, l'abito, il braccio teso , soprattutto
quella mano fresca , asciutta.. ma le sfugge il volto, ne ricorda solo
il pallore. La sua memoria è ancora una trama bucata, anche se certi luoghi,
certi particolari del borgo non le sono nuovi.
Ma le persone, la vita di un
altrove dove sono?
In Albergo viene
trattata come persona conosciuta, anzi, con una simpatica forma di familiarità.
- L'abbiamo trasferita nella camera N... ,
è più grande, ci starà più
comoda.
La ragazza le sorride con simpatia mentre le consegna la
chiave della nuova camera.
Lei sale al secondo
piano, apre la porta, vede il balconcino, il grande letto a due piazze.
Qualcosa le sobbalza nel petto... forse è per lo sforzo di
avere fatto le scale.
*
Sono giornate strane, con acquazzoni pomeridiani
improvvisi, l'umidità penetra nelle ossa, i muscoli ne risentono. Le
passeggiate sono meno piacevoli. Lei trascorre molto tempo nella camera da letto, ama l'ambiente, ama il
balconcino che le consente di affacciarsi sulla valle. I tetti rossi
delle borgate, la lussureggiante
vegetazione intorno all'Hotel, la
punta aguzza del campanile della Chiesa, con le campane che suonano a lungo a mezzogiorno e
all'Angelus... Le sembra tutto un mondo ritrovato.
Fa lunghi sonni nel lettone matrimoniale, finché cominciano i sogni a turbarle il riposo. E' Lui, Lui che le parla, le sorride... ,poi
scompare, senza che lei possa ricordare
niente di quei sogni che la turbano
profondamente.
Una sera accade
l'imprevedibile: si sorprende ad allungare
la mano verso l'altra parte del
letto, come faceva abitualmente una
volta, alla ricerca della mano di Lui
che gliela stringeva con calore nel saluto della buonanotte.
Tutto, tutto
all'improvviso ritorna, come per un
lampo che misteriosamente illumina la
mente sulla vita trascorsa.
Quasi si fosse
scottata, la sua mano si ritrae...l'altra sponda del letto è fredda.
E' vuota.
*
Ora il puzzle è completo, ogni pezzo, ogni ricordo al suo
posto.
Lei riprende a
vivere una vita dimenticata, soffre e gioisce riconoscendo luoghi e persone.
L'oste è quell'amico che raccontava la sua vita avventurosa
di cuoco sulle navi. Aveva visto il
mondo ma era tornato lì, tra i monti
dove era nato, per un richiamo forte della sua natura generosa e mite.
Lei e Lui, l'amato
compagno perduto, lo ascoltavano rapiti, dopo avere gustato il suo favoloso
piatto forte, la polenta ai funghi porcini.
E tornano anche i volti, le voci degli ospiti dell'Albergo,
amici abituali di anno in anno, e le passeggiate alla scoperta del Borgo Vecchio, tra le case
di pietra grigia con i gerani rossi sui davanzali delle finestre.
Infine ricorda la
Festa di Mezzo Agosto, con la
sfilata dei personaggi storici in costume, e il suono allegro delle chiarine...
*
E' vicina l'ora del tramonto. Lei si avvia sul sentiero del
bosco alla ricerca di quella panchina di legno verde affacciata sulla valle.
Attende il momento che il Sole, tramontando, lasci
filtrare tra gli alberi della cima del
monte più alto un raggio di luce che traccia una striscia dorata su quel
prato al di là del fiume che divide la valle.
Un momento magico che Lei, insieme con Lui, non volevano
mai perdersi.
Ecco la panchina verde, c'è ancora , al solito posto, oggi
invecchiata e un poco scolorita, ma Lei
la riconosce subito.
Là va a sedersi e si mette in attesa.
Improvvisamente le è vicino lo
sconosciuto, come comparso dal nulla,
anche questa volta...
Allunga una mano verso di
lei.
E' una mano fresca e asciutta...
Edda Conte .
(Racconto scritto a Cutigliano nel mese di Luglio 2021)
Mio straordinario Lillà, intingendo la penna nel realismo magico che ti è tanto congeniale, hai composto la fiaba di Toc ad eden e del suo amore. Se così non
RispondiEliminafosse permettimi di viverla a modo mio. Una vicenda ricca di suggestioni, di sentimenti, di
vuoti e pieni d'aria. Sei in luoghi amati, ma il presente diviene velo di Maya e ti impedisce
di riconoscerli. Senti la spinta. Hai improvvisi flash -back e, tramite essi, arrivi alla completezza
della visione, del ricordo. Tutto si compie. Un testo permeato di incredibile Poesia. Il dolore sa elargire momenti di sublime felicità, mio Tiglio adorato. Scrivi, amica d'anima, non fermarti mai. Il mondo attende!
Io applaudo. E sono sul tuo cuore....
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaQuesto racconto è pura poesia, veicolo di profondi sentimenti d’amore sia nella felicità che nel dolore, nel ricordo come nella realtà ed è, in modo inequivocabile, autobiografico. Fotografa le nitide immagini che hanno scolpito le emozioni, che via via riemergono nei ricordi dell’Autrice, di una serena vacanza vissuta insieme al compagno amato, in un ameno borgo medioevale dei monti della Toscana. Cutigliano è il nome di quel luogo e, per l’Autrice è, ora occasione di un nuovo soggiorno, purtroppo da sola, perché Lui non è più.
Inizialmente, l’inconscio dei suoi latenti ricordi la portano a non riconoscere quei luoghi, poi, gradatamente, giorno dopo giorno, quei sopiti ricordi e ogni aspetto di quel borgo antico, si concretizzano in una realtà viva. I suoi vicoli lastricati di pietre, le case con le tegole rosse dei suoi tetti, un oste dai modi cortesi, i profumi della sua cucina, una stanza d’hotel a tre stelle con un letto a due piazze e un balconcino con vista sulla valle e, ancora, mani che si stringono nel saluto usuale della buona notte, ecco che tutto contribuisce a rendere limpido quel ricordo. E ancor, limpidi, esplodono nella realtà di una panchina, da sempre posta lungo il sentiero del bosco, quella panchina di legno dipinta di verde, oggi invecchiata e un po’ scolorita, dove Lui, essenza non più sconosciuta, rinnova il suo gesto d’amore tendendo la sua mano fresca e asciutta a cercare quella di Lei.
Edda, amica gentile, ho letto più volte questo “racconto” che definisco un diario dove ogni parola è scritta con la penna dell’amore e confesso di averne interrotto la lettura per l’emozione che mi ha provocato. Grazie di questo dono e grazie al nostro Condottiero Nazario che ci consente di incontrarci sul nostro ambito Scoglio
Lino D’Amico