TI VEDO CON
L’ANIMA
Riempivamo di significato
i giorni che ci venivano a trovare
Un orto di giugno era la nostra vita
Alla prova del pane
al giogo dei giorni
ridonavamo fiducia
fiumi ci attraversavano l’anima
Maturavamo al fuoco dei sentimenti
ai colori
del cielo
un tetto ai nostri cuori abbiamo costruito
fin le sabbiose prove da adolescenti
- giaciglio sicuro
per i nostri figli-
Stavamo invecchiando agli occhi di Dio
Sereni incontravamo le stagioni
mentre gli anni dei figli travasandosi in noi
ci incanutivano dignitosamente ….
D’improvviso una montagna è cresciuta nei tuoi
polmoni:
black out
Ora non so dove posi il capo
chi accoglie
i tuoi sogni
ascolta le
tue parole
se pettini ancora al sole con le dita
i riccioli bagnati dal mare
mentre altre stelle ti penetrano il cuore
Un muro è fra noi
e non è di mattoni e nemmeno d’aria
ma di tormentosa nostalgia
che urla la
mia pena
e nessun santo saggio o poeta
riesce a soccorrermi
mentre un misterioso silenzio
come alba senza cinguettii
alimenta i
miei perché
Le nostre distanze ora
non sono più temporali di luglio
-
malumori d’umane divergenze-
che nel nido sotto la tegola lesti ricucivano
equilibri
ma di rocciose assenze che turbano l’anima
di
desertiche privazioni a cui mai ci si abitua
Eppure ti sento ( inspiegabilmente ) a me vicina
quando apro gli occhi al mattino
sto alla guida della tua auto
annaffio le
piante sul balcone
o quando mi ritiro nell’orto dei miei Samadhi
fra assolati monosillabi di grilli
e lucertole che a me si approssimano
Lì m’accorgo
che vele dalle colonne d’Ercole
vengono ad agitarmi l’anima:
non
sono io
che a te penso
ma tu che bussi nei miei pensieri
e a te li chiami
E credo di impazzire visionare delirare presagire
intuire
Ma sono fantasmi psicotici
esalazioni di dolore
parvenze
d’ombre
o errabondi ricordi
al torchio di paradisi impossibili
Spesso mi spuntano i tuoi occhi dalle stanze
che mi portano per i luoghi che ci videro sereni
E ti vedo
con l’anima
e nei modi di giovane donna di Laura
nei gusti a tavola di Luca
nei vezzi di tua madre
negli occhi di tuo padre
E ti incontro come un monaco incontra Dio
fra meditazioni e preghiere
o nelle parole dei nostri amici
nelle cose
che hai toccato voluto originato
nel vuoto
che di te ancora fiata
M’abiti
ancora corpo e mente col fuoco di tutti i vulcani
dal primo ciao all’ultimo ballo
dal primo
bacio all’ultimo sguardo mentre evaporavi dalle mie braccia
Mi duole non vederti più
baloccare con Luca
conversare con Laura
non saperti più qui
nel contraddittorio calendario
che ci fece innamorare
e ancora di più mi duole saperti irraggiungibile
La promessa soffiata all’orecchio nell’ultimo
saluto
l’ho legata col sangue al mio nome
ed è ancora stella polare al mio veliero
La tua
assenza
la custodisco nel vuoto che mi hai lasciato
santuario nobile dei miei deserti
miracolo agli occhi che di te si ripete
assieme alle due anime del tuo grembo
ai quali abbiamo dato i nomi della tua solarità
Il dopobarba che mi hai donato non mi è più servito
Ti conservo nel vuoto dei miei giorni
che coltivo fra rocce e caverne della mia
solitudine
che rivelano
tutto di te
come Dio
nelle Chiese silenziose
Ora che il sole ha un’altra luce
e la notte le stelle della mia pena
dimmi almeno come stai
cosa c’è dove ti trovi
e perché dalle palafitte alla luna
nessuno ha raccontato ciò che ha visto
Eppure chi ha l’unghie ficcate ai fianchi
della morte annusa l’amaro strisciare
prima che lo risucchi nel budello ancestrale
noi nulla scorgiamo
dei suoi
infamanti passaggi
restando con
gli occhi gonfi di ricordi
le ossa scavate dal dolore
il cuscino che bestemmia la notte
e i tanti tanti tanti
come e perché
che nessuna acqua sa dissetare
ma solo sconforto delusione
che riponiamo
deboli o impazientiti nelle mani di Dio
Giovanni Dino
Questo testo di Giovanni Dino ( valido poeta che, fino a questo momento, mi era ignoto) è un vero e proprio canto, in forma di poemetto, dell'amore coniugale e del dolore per uno strappo, per un'assenza non però totale né definitiva, perché chi vive veramente non muore, e chi sopravvive e ama veramente non dimentica. Una poesia, questa di Dino, che coinvolge e avvince il lettore, trasportandolo nel cuore delle cose, degli affetti, degli oggetti e dei momenti di una quotidianità animata dall'afflato del poeta che in essa si oggettiva. La sua sofferenza diviene la nostra anche, e soprattutto, per la qualità e la novità del dettato poetico.
RispondiEliminaPasquale Balestriere