PIETRO ANNIGONI E “L’ELICRISO”
di
Paolo Bassani
Lo
scritto che segue è certamente un documento prezioso per “L’ELICRISO”: è
l’ultimo scritto del grande artista Pietro Annigoni, conosciuto come il
“Ritrattista delle Regine”. Io ho avuto la fortuna di conoscere personalmente
l’artista, quando venne ad inaugurare la sua mostra alla Spezia. Ebbene, in
quella circostanza ebbi la ventura di essere invitato alla cena in onore del
Maestro e di trovarmi al suo tavolo. Era il tempo in cui Annigoni stava
completando il grandioso affresco alla volta della celebre Abbazia di
Montecassino e, per questo, gli feci omaggio della mia raccolta poetica “SENTIERO
NEL MERIGGIO” in cui appariva la lirica “SUCCISA VIRESCIT” (Recisa
rifiorisci) dedicata appunto al famoso Monastero Benedettino, risorto -per la
terza volta- dalle rovine della seconda guerra mondiale.
Fu così
che nacque la nostra “amicizia”. Così, ogni volta che usciva una mia raccolta
poetica, ne facevo omaggio al Maestro. E così feci anche per “L’ELICRISO”
nel 1988. Avevo spedito il libro da poco più di una settimana, quando una sera
il Telegiornale delle ore 20, primo, annunciò la notizia: “Grave lutto per
la cultura italiana e mondiale. E’ morto il pittore Pietro Annigoni”. Al
dolore che si prova per la scomparsa di un amico si aggiunse un pensiero: “Peccato
che non abbia avuto modo di sfogliare “L’ELICRISO”.
Qualche
settimana dopo, inattesa, mi giunse una
lettera. Quando si riceve posta, la prima cosa che istintivamente si fa è di
cercare il mittente. Quando lessi il nome di Annigoni ebbi un trasalimento e un
dubbio: “ Ma, Annigoni non è morto? - mi chiesi - Chi mi scrive,
allora!” Aprendo la lettera mi fu tutto chiaro: era la moglie Rossella che
mi scriveva. Nel riporre le carte del marito aveva trovato sulla sua scrivania
lo scritto a me indirizzato, che Annigoni non aveva avuto tempo di spedire. Il
suo ultimo scritto.
Considero questa testimonianza il miglior riconoscimento
avuto dal mio libro: superiore alla medaglia d’oro che vinse al Premio
Nazionale di Poesia “San Domenichino 1989”.
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