VIVIAMO QUASI SOSPESI, IN UN’ANSIA CHE CI MACERA
DENTRO
E
CI ANNIENTA LA
COSCIENZA
Ogni tempo ha le sue paure si potrebbe affermare, ma
le paure del ns. tempo riassumono modelli di vita assolutamente inconciliabili
con la serenità, la pacificazione dello spirito e della coscienza. La paura di
un altro conflitto ben più aspro e distruttivo dell’ultima guerra ci pone in
una realtà che più spesso assume le caratteristiche di “normalità” sotto le
fattezze gravi e dirompenti di una tragedia che cova sotto le ceneri.
In una società secolarizzata, inglobata a fattori
terrificanti quali la mancanza di senso logico e di umanità, l’individuo di
oggi si dibatte attraverso un sistema di liberi scambi, di mercato globale, di strategie
finanziarie che va sempre più vanificando la vita a favore del facile guadagno,
di arricchimenti planetari, di grandissime e ingenti risorse finanziarie per il
sopravvento di uomini o di gruppi di potere subdoli, che enfatizzano l’economia
su tutto, raggiungendo sempre più di frequente la fisionomia di una guerra con
forme di discriminazione elevatissime, tra fasce d’indigenza miserrime e fasce
di ricchezza sproporzionate ai bisogni dell’individuo. Sicché, si divarica
sempre più la forbice tra i ricchi e gl’indigenti, assumendo la caratteristica
di violenza discriminatoria tra di essi. Posto al vertice di questo nuovo
conflitto planetario che la crisi epocale di fine secolo ha reso sempre più evidente
tra la società di oggi e il passato, la modernità appare una forma sincopata,
sterile, afflitta da tutti i mali del mondo, una sorta di terra desolata che T.
S. Eliot aveva intravisto lucidamente come condizione di perdita e smarrimento
di valori che orientano e sviliscono la società del postmoderno.
Il disorientamento di una società sta proprio nel
non saper ritrovare la via del ritorno, pur girando attorno a noi stessi,
smarriti da troppe impellenti distrazioni, disomogeneità, contraddizioni,
creiamo intorno a noi una rete di isolamento che è pregiudiziale per una vita
serena, pacifica e senza danno. Siamo fatti per vivere qui, non in altri
luoghi, per avere tranquillità, pace, lavoro, libertà, giustizia, ma non
sappiamo darci una mossa che predisponga la ns. esistenza a più sani equilibri.
La paura ormai ci prende, s’interroga sulle assenze e inadempienze di ognuno o
gruppo sociale e politico di appartenenza. La nostra infelicità è legata a
stretto nodo ad una graduatoria di disvalori che ci opprime e ci sgomenta.
Abbiamo enorme paura del futuro. Il progresso, portato alle sue estreme
conseguenze e al suo massimo grado di evoluzione, ha creato il “mostro” una
specie di uomo sordo ad ogni richiamo civile, umano, lo ha disorientato,
dispogliandolo dei significati profondi dell’anima e della consapevolezza di
essere umano. Dall’incapacità di gestire una graduatoria esatta in termini
esistenziali, nasce e origina l’insofferenza alla vita e a quella sorta di
nichilismo che annulla ogni tratto di coscienza. Sicché - l’eccesso - è il ns. nuovo dio, paradossalmente più si
sale in alto, più si precipita in basso, in un processo divenuto irreversibile,
“a ping pong”perché in una
concatenazione di sistemi interscambiabili, quali sono oggi quelli della
globalizzazione, ogni misura perdente trascina ad altre perdenze, in un gioco
di grandezza planetaria che diventa una gigantografia dei ns tempi: un vuoto a
perdere di proporzioni inarrestabili che divora e ci logora dentro. Per
rimediare l’umanità si mette in gioco con regole ancora più disastrose,
divenendo un grosso “boomerang” che
si rivolta su se stesso degradandosi e perdendo altri pezzi nel sistema
valoriale della specie. Dove ci condurrà questo processo inarrestabile non si
può neppure immaginare. Frastornati da rumori assordanti che il mondo ci
rovescia addosso, non distinguiamo più neppure una nota della nostra musica
interiore, della bellezza del creato, della magnificenza dell’amore. E non c’è
più nessun luogo che possa accogliere e pacificare le belve ferite che stanno
in noi. Ci sentiamo afflitti, malati nel corpo e nell’anima, il futuro è una
grave incognita per le nuove generazioni, non esistono più i valori nominali
dello spirito che data la complessità dei fenomeni macroeconomici vengono
manomessi e rivolti a beneficio di pochi, istruendo una sorta di microscopio ad
alta intensità, per focalizzare e accedere meglio ai più alti vertici della
speculazione più smaliziata, inquinando i territori dell’anima e avvelenando il
genere umano, che vive confuso e quasi indicizzato da un fattore estremamente procrastinabile
e distruttivo come l’alta finanza, che sta inquinando le coscienze in una nuova
forma di conflitto che coglie la psicosi e la paura come nuovi agenti patogeni
del mal di vivere.
Nessun commento:
Posta un commento