mercoledì 3 settembre 2014

NAZARIO PARDINI SU "POESIA STREGATTA" DI NADIA CHIAVERINI

La poesia (come una strega o una fata) viene associata all’immagine del gatto- o dei gatti/e della mia vita- emblema di libertà e di mistero (non tutto si può spiegare, c’è sempre un margine d’irrazionalità, di follia, dentro di noi). Come lo stregatto di Lewis Carroll, gatto un po’ magico, che appare e scompare , con un sorriso, qualche volta anche malefico, come lo è a volte anche il fato, o destino, che dir si voglia.
 Si può fare poesia dell’indicibile, del non detto, del significante?  Queste poesie sono l’estremo tentativo di quella ricerca che ho cristallizzato nelle sezioni de “i segreti dell’universo”; non vogliono raccontare fatti o emozioni accadute, vanno oltre, verso qualcosa che si può soltanto intravedere o intuire, senza mai arrivare a scoprire completamente. 

L'Autrice 



Poesia nuova, questa, di Nadia, audace, innovativa, zeppa di abbrivi esistenziali frammentati in azzardi speculativi di catartici flashs immaginifici. Visioni estemporanee, voli sublimanti che vanno oltre il sensibile per agguantare il non detto e tutto ciò che misteriosamente antecede o oltrepassa il pensiero. Una ricerca spontanea e magica. Uno slancio iperbolico, un ardito confronto con la sorte, un tentativo quantomeno improbabile di scavalcare il senso del razionale per scoprirne i lati più nascosti, meno visibili alla percezione umana:

Sorride l’abisso
mentre il fato intreccia i destini                            
e infila il coltello nel ventre molle
come della noce  il mallo.
Urla il silenzio: penetra la
poesia nelle viscere della sera 

Emozioni, schizzi sensoriali, affreschi accennati, inquietudini, lamenti, sgomenti, voci inascoltate o non espresse, il tutto inanellato in rime assonanze e consonanze di stupefacente sonorità:

Ti dono la mia voce
inascoltata
una voce a volte  dolce
o di/sgraziata
una voce per carpire le parole al vento
per gridare lo sgomento
una voce che a volte piange
con un flebile lamento
una voce di passione
che stravolge la mente
una voce per chi sente
ribollire nelle viscere
l’eco del significante

A volte è proprio il suono che si cerca, il ritmo, al di sopra o al di fuori del significante. Tutto ciò che comporta una ricerca meticolosa e attenta, puntigliosa, e neologica del verbo: un linguismo di non comune fattura che si differenzia dalla cifra poetica fin ora espressa dalla Chiaverini. Sta qui la  novità: nel sintagma, nello stilema, nell’essenzialità verbale, e nell’assemblaggio lessicale; l’Autrice va in cerca di una novità fonico-allusiva che abbracci il suo senso del magico e del mistero.

Con la coda dell’occhio
la vedo / appare e scompare
stregatta
acciambellata sulla sedia             
nascosta nella valigia
sopra il letto come un pupazzo
sul pavimento come   un vecchio straccio  (Stregatta).

E quello che veramente colpisce è l’eguaglianza che riesce a creare fra versificazione e spinte emotivo-speculative; spinte che vanno al di là dei canoni sintattici tradizionali, al di là del comune intendere la poetica, per scalare cime che si elevino oltre gli orizzonti terreni. E da là poter osservare lontano i miracoli degli azzurri per agguantare e sciogliere quell’inestricabile anello mancante che inquieta il fatto di essere umani. Un mèlange di concretezza e surrealismo. La poetessa prende spunto dai minimalismi della quotidianità per allungare lo sguardo verso gli occhi dei gatti, che tanto hanno a che vedere con l’inspiegabile:

Quella macchia sulla tovaglia
bianca/  petalo appassito
d'una rosa stanca
d'assorbire il sole l'aria l'amore
per la vita
chissà se ne è valsa la pena
d'averla vissuta
per quell'ombra grigia
che l'accompagna
che forma quella macchia
sulla tovaglia bianca
    
Sì, dalle cose più comuni come una macchia sulla tovaglia bianca, per allargare l’anima, però, al gioco inquietante dei dilemmi esistenziali. Ed è lei ad affermare che: “La poesia (come una strega o una fata) viene associata all’immagine del gatto- o dei gatti/e della mia vita- emblema di libertà e di mistero ( non tutto si può spiegare, c’è sempre un margine d’irrazionalità, di follia, dentro di noi). Come lo stregatto di Lewis Carroll, gatto un po’ magico, che appare e scompare, con un sorriso, qualche volta anche malefico, come lo è a volte anche il fato, o destino, che dir si voglia.”.
Ma se si deve cercare un prolungamento, una continuità ispirativa nella poesia della Nostra non è certo difficile farlo. E tanti i motivi: intanto il suo amore sviscerato per questa antica arte che non l’appiattisce, non la immobilizza, ma la stimola di continuo verso nuovi percorsi, alla ricerca di una verità e forse, ancora di più, di se stessa; poi l’inventiva, e la grande passione che la porta a cercare linguaggi altri che convalidino il suo grande  magma interiore; quindi la sua filosofia di vita: un travaglio continuo, una inquietudine che la spinge a protendersi oltre la precarietà del nostro esserci. Perché questo è il suo sentire: siamo viandanti sperduti, (come direbbe Cardarelli) in una società liquida (come aggiungerebbe Baumann); in lei è presente la coscienza della futilità del nostro essere, del limite del nostro vivere. E non accetta passivamente l’edenica teoria del carpe diem. La sua è una continua meditazione sul rapporto della vicenda umana col tempo. Tutto questo lo ritroviamo in questa silloge di intenti nuovi, ed ermeticamente essenzializzati. Per non dire degli accorgimenti panici di cui la Nostra si serve per dare corpo ai suoi sentimenti ed alle sue riflessioni: il suo è un occhio verso una natura viva e  mai semplicemente bucolica; a una natura che assume sembianze antropologiche e che si inserisce in un discorso di ampia struttura esistenziale:

Appena sente un rumore lei fugge
vaga leggera  come una piuma
nascosta al mondo, sempre in attesa
entra in casa guardinga come un ospite
poi riparte - è primavera –
sono nate nuove farfalle
e la brezza è leggera (Strregatta)
           
Insomma non è azzardato dire che Nadia Chiaverini si ripete rinnovandosi; il suo è un messaggio di perspicua sapidità disvelatrice; un messaggio sulla vita ed il mistero della sua origine e del suo fine; sulle incertezze dell’esistere; un’inquietudine vicissitudinale che deriva proprio dalla sua umanità, e dal suo amore per questo sapido mistero che nasconde il vero, che, al fin fine, è ed è sempre stato un terriccio fertile per la grande poesia:  

Attesa
Al vento porgo l’incavo della mano tesa

Vaga la sera incerta
in cerca d’ una novella

L’ombra che m’insegue
è l’unica certezza


Nazario Pardini







                       
 *POESIA STREGATTA

Indice:

1)inspiro e ritrovo l’io bambino
2)mentre il fato intreccia i destini
3)la poesia è una fata ignorante
4)e non è finita la notte
5) ci divide  un deserto di senso      
6) malinconica resa                                                     
7) Son desta. Aspetto l’incanto                         
8) settembre
9)piove
10)dettagli
11)Fata poesia
12)mestiere di poeta
13)indizio
14)Di vita vuota
15)gatto
16)a tigro
17)a maxina
18) Nulla succede per caso
19)estate
20) morgana                                   
21)sassi
22) crepita la fiamma nel camino
23) cenere è rimasta     
24)Vita sospesa  
25)Compleanno
26)Scacchiera
27)Sulla poesia
28) Il tasso
29)Attesa
30)La seminatrice( van gogh)
31)Breve eternità
32)Stregatta
33)Quella macchia sulla tovaglia
34)Ti dono la mia voce
35)moltitudini di stelle



*
                                                      
        inspiro e ritrovo l’io bambino
leggera d’ispirazione
propensa ad ingravidare parole

mentre un sorriso  s’ allarga sulle labbra
senza far caso alle rughe
agli angoli della bocca          

*
Sorride l’abisso
mentre il fato intreccia i destini                             
e infila il coltello nel ventre molle
come della noce  il mallo.
Urla il silenzio: penetra la
poesia nelle viscere della sera 

*
la poesia è una fata ignorante
 non conosce a memoria  citazioni
 vaga pensierosa senza saper di filosofia
solo la vita aspira
e l’immenso suo piacere respira
cabala meteora alchimia
*
e non è finita la notte                                                                            
che goccia nella pioggia
nero il piazzale /apro la porta

la gatta non torna
piove e per stanotte
rimane nascosta 
s’acquatta all’ascolto di suoni notturni
cigolii, richiami di uccelli
fruscii inquieti, gravi presagi

ascolto  silenzi strani
per compagnia due candelabri

*

ci divide  un deserto di senso                        
un mestìo confuso di parole/ in sabbia
quando il tramonto scolora
e l’aria avvampa                     
lo so che di me ti uccide l’arroganza
ferisci me e imprigioni la noia
coltre che ricopre il gelo
senza eco delle ossa
della nostra memoria
fessure sulle labbra sono rughe
di una maschera che più non  ti seduce

*

malinconica resa                                                   
quando è domenica
trabocca e  svapora la settimana
 inizia un lunedì fiumana
nervi serpenti/ minuti violenti
malumore amore/ ricerca e  passione/
gaudente illusione
vitalizio feroce

*
Son desta. Aspetto l’incanto                  
Stranita fisso lo sguardo
Arriva la magia nera
Strana alchimia fuoriesce
Ora dalla  caffettiera
*
                       
Toc! Cade la mela
solo intorno un leggero tonfo sordo

cala  la sera a settembre
ognuno spera

un sospiro   uno sguardo
un amore sincero un credo
                                                              
*

Piove. Grosse gocce di settembre
abbeverano i ciclamini assetati
s’accende la luce sul pianerottolo
dove il gatto ha lasciato in dono                        
un passerotto sullo zerbino

*     
                                                              
Ingrediente principale:
passione rosso carminio
Ossessione di parole
indugio profondo: ricerco
l’armonia nei dettagli

*

Fata Poesia

Il rivelarsi quotidiano
d’uno schiudersi di gemme
tra ninfe boschive bambine
suoni tintinnanti campanelli
tra le corolle dei ciclamini…

E quella fata dall’ala spezzata
sul bordo della fontana                                  
sarà per caso malata?
di malinconia forse
d’attesa   d’illusione…

All’ombra di un fungo attende
il piede abbandonato
nella fontana asciutta
le ginocchia stringe in un abbraccio
- braccia magre e pallide di luna-

Si sente sola, dimenticata
sguardo perso  e sorriso lieve
una ghirlanda di fiori  sui riccioli
di  rame intreccia come seta
i fili di ragnatele al sole

 *

        Mestiere di poeta
                                            Ad Amelia Rosselli
Appunti sparsi e persi
 una matita infiltrata per sbaglio nel portaposate
-inutile, spaesata-
un calzino spaiato in un cassetto arruffato
una molletta arrugginita sulle lenzuola di bucato
uno stridio di denti,  un’unghia maculata
parole sparse mai voleranno oltre
appunti persi orfani di sensi
un’uggia un sospiro il solo destino


*

Indizio:
una piuma d’un passerotto
sui baffi del gatto                           
Presagio:
 una matita gialla caduta sul selciato
torpore dell’anima d’ottobre inoltrato
una sfida che lascia senza fiato

 *
  
Di vita vuota gialla foglia
sola recisa da una pianta
giace come una macchia
sul parquet di legno scuro

*

Gatto /  allenato al sospetto
ad ogni rumore un sobbalzo
uno scarto /  ruota la testa intorno
e gli occhi guardinghi /soppiatto
e se mentre pilucca dal piatto
un botto, un piccolo schianto
di scatto sulle scale  svicola lesto                   
su polpastrelli di velluto, mesto

 *
 a Tigro

 Gatto perduto di nero velluto                               
mai tornato      forse ferito
ucciso torturato
chissà come svanito
spettro che s’aggira intorno

Io lo sento il richiamo
il miagolio il pianto
quale destino avrà incontrato?                       
Io lo so con certezza :                                    
aspetta  ancora una mia carezza


*

 a Maxina
               
indovina la notte il nero                         
mantello di una gatta smagrita
smarrita nell’ombra scura
s’aggira nei viottoli
di silenzio felpato
attonite respirano piano le stelle
languono invisibili al giorno

*

NULLA SUCCEDE PER CASO                 

Se la vita fosse una storia      
e la tragedia solo un capitolo
di una direzione
di un’opera d’arte

Nascita e morte, solo due porte
il semaforo rosso simbolo o segno
che rende conscio l’inconscio
tra cuore e testa non c’è accordo

Nulla succede per caso
                                              
Camminare sospesi
su un filo d’equilibrio sottile
bilanciare le braccia
incontro di significati inatteso
incontro dell’io col caso

 *   
      
VITA SOSPESA                                   

Una parentesi
l’ultimo minuto della vita
d’un uomo  doppio mistero
corpo inerte con un cuore che
ancora batte  -l’ultimo battito-
prima del non detto.
Così muoiono i ciclamini
declinando al gelo le loro corolle                                                                          

*
       
Estate Marina di Vecchiano 8/7/2012

Sulla sabbia meduse rosa
trasparenti infilzate su bastoni
di legno a sciogliersi al sole, in croce

All’orizzonte si staglia il profilo
netto delle Apuane
come una corona di spine

*                                     
MORGANA Marina di Vecchiano – Bocca di Serchio
2/7/ 2011

Monta l’onda
si srotola e riaffonda
s’infrange e spumeggia
sulla spiaggia
tra gusci di conchiglie                            
e relitti inutili                         
tronchi cavi e levigati

Imbarcadero / color  ebano
conserva una  scritta MORGANA
come la fata
corde invisibili  vibrano  l’aria
trinciano l’acqua  dolce e salmastra
s’insinuano nelle lingue di sabbia

Tra i canneti  richiami prigionieri
sciamano  furtivi i pensieri
al tramonto il mare infine si placa
d’incanto trasporta un ramo cavo
in verticale galleggia        come un miracolo
al largo tra le maree salutano le sirene
  
       *                                                                                            
                                        
SASSI

Levigati dal tempo
forme rotonde di screziati colori           
pietra lavica di antiche eruzioni
marroni d’odore di terra
grigi frangenti /d’argenti marine
verdi smeraldi o bianchi
di  nuvole/ marmorei sogni
ricordi di antichi continenti inabissati
schegge d’Atlantide

Sassi di un’unica spiaggia
alghe ed altri frammenti
figli variegati e diversi 
il destino dell’uomo in sabbia
si frantuma
luccicano come diamanti
i desideri
vele bianche all’orizzonte
svaniscono le ali dei gabbiani

 *

Crepita la fiamma nel camino
Come un dolce destino

Nel ceppo che s’infiamma
Ardono le note
D’una musica arcana                     
Che leggera s’inchina e volteggia

Sognante tra voluttuosi aromi
L’inverno avanza
Danzando nella nebbia
Come una carezza

*

 cenere è rimasta
                                     v. I SEGRETI P. 22
del rogo dell’anno vecchio
già trasuda il cielo la luce del giorno
vaga l’assenza
magma di cera che plasma l’esistenza

si strugge  la candela nell’incavo vuoto
un impero di nuvole  sovrasta un tempo raro
basta un granello di polvere   per vivere
la polvere che calpesto
si risolleva al vento

*

COMPLEANNO

C’è un drago rosa in giardino:
i bimbi non sanno più
giocare da soli

*
Scacchiera:
bianca come la luce dell’alba
e nero sudario
luce nella sera

 *

 SULLA POESIA                          

Nulla s’inventa
Lingue arcane  allietano  le note dell’aere lieve
suoni sillabici  s’intersecano sul pentagramma
strofe d’immagini scorrono su video alienati
mai compresi      ritrovati in scavi d’anima
sentieri percorsi dai grandi padri
feticci immolati in cappelle funeree
Lì ritrovo una madre    sentore ancora d’amore
o rimandi dal televisore
Nulla s’inventa /  si respira
                                        
*

IL TASSO   

Non lo sapevi

Non è tua la colpa
Un regalo in giardino
Simbolo di morte
Già invasato, completo dono

non lo sapevi
danza il silenzio intorno
d’attesa adornato  di
vento   pioggia   sole  fato

*

ATTESA

Cirri di nuvole
in un cielo cieco

Specchi d’acqua tra i campi
riflettono  bagliori di luna                      

Rami spogli  offrono in dono
pomi d’oro

Attesa
Al vento porgo l’incavo della mano tesa

Vaga la sera incerta
in cerca d’ una novella

L’ombra che m’insegue
è l’unica certezza

*

LA SEMINATRICE
                              
 Raccolgo emozioni
 in una sporta leggera di paglia
 mentre cammino al tramonto
sparpaglio i germogli nel vento
con un gesto ampio della mano
come un ventaglio
le nocche delle mani strette e
 puntute come scogli infranti
  

*

Breve eternità di un’alba
appena trascorsa s’immerge
nel  giorno che comincia

 e ritrovarsi da  sola        
 senza nessuno che ti consola
senza neppure una parola

la sera nello specchio
il volto di un pagliaccio
con il trucco disfatto

Uno squarcio    il sorriso beffardo
perché mettersi in gioco non  dura poco
quando manca il bersaglio
a volte nel mescolare le carte
il demone   ti  strugge


 *

 STREGATTA

Con la coda dell’occhio
la vedo / appare e scompare
stregatta
acciambellata sulla sedia        
nascosta nella valigia
sopra il letto come un pupazzo
sul pavimento come   un vecchio straccio  

Ora  fa capolino col muso suo affilato                  
gli occhi  d’ambra      lo sguardo strano
con le unghie ticchetta nel vetro
svolta l’angolo     miagola  piano
gioca con i fili d’erba nel prato    
mangia   lentamente
sempre  diffidente

Appena sente un rumore lei fugge
vaga leggera  come una piuma
nascosta al mondo, sempre in attesa
entra in casa guardinga come un ospite
poi riparte - è primavera -                                     
sono nate nuove farfalle
e la brezza è leggera

*

da un quadro di Anna  Maria Garibotti

Quella macchia sulla tovaglia
bianca/  petalo appassito
d'una rosa stanca
d'assorbire il sole l'aria l'amore
per la vita
chissà se ne è valsa la pena
d'averla vissuta
per quell'ombra grigia
che l'accompagna
che forma quella macchia
sulla tovaglia bianca     


*

Ti dono la mia voce
inascoltata
una voce a volte  dolce
o di/sgraziata
una voce per carpire le parole al vento
per gridare lo sgomento
una voce che a volte piange
con un flebile lamento
una voce di passione
che stravolge la mente
una voce per chi sente
ribollire nelle viscere
l’eco del significante

 *

moltitudini di stelle
pigolano fuochi sparsi
s’incatena la luna ai sogni
e sorride
con sguardo fecondo

*



7 commenti:

  1. Una poesia essenziale nello stile e nel contenuto, frutto di una ricerca che parte come sempre dalla natura per cercare riferimenti dentro la propria interiorità. Un sentimento che oscilla tra nostalgia e smarrimento, delusione e speranza pervade le liriche con uno stile ermetico che non rinuncia alla musicalità dei versi ottenuta con un uso ben dosato di assonanze. Una poesia lieve nello stile e profonda nei contenuti, una riflessione sul mondo penetrando le piccole cose di tutti i giorni per evocare suggestioni e significati reconditi

    Franco Donatini
    Docente Università di Pisa

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    1. Mi complimento con Franco Donatini per l'acuta e autoptica nota critica che ottimamente racchiude, con convincente essenzialità, la complessa vicenda poetica della Chiaverini.

      Nazario Pardini

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  2. A Nadia, poetessa di sicura valenza, esprimo il mio compiacimento per la continua crescita artistica che dell’arte poetica riesce a dare angolature varie e diverse pur restando immutata la innata passionalità. Passionalità che sgorga da una natura esuberante e schietta, che tuttavia vive una costante ricerca di quella perfezione che ogni vero artista teme di non poter mai raggiungere.
    Ricerca della parola che sempre si rinnova nei suoi molteplici significati, nel suo continuo inseguire l’input artistico che la sollecita.
    L’orizzonte poetico di Nadia è andato sempre più allargandosi da un’opera all’altra: da un “dialogo” con le cose, alla profondità del suo “entrare” nel mondo, fino ad interrogare quel mistero dell’oltre che la sensibilità dell’autrice percepisce e persegue.

    Un dovuto riconoscimento all’ interessante nota critica del valoroso Nazario Pardini che, con la consueta acutezza, ha intuito ed evidenziato il genere innovativo della poesia di Nadia Chiaverini.


    Edda Pellegrini Conte

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  3. Nadia, poetessa
    dalla libertà avvinghiata ai capelli barocchi,
    rossi come il pelo di un gatto
    e dei gatti le movenze,
    le sembianze,
    l'essenza dello sguardo e
    di un sentire ravvicinato
    la materia che si frappone
    tra il tuo cuore
    e le tue unghie...
    poesia incarnata
    di parole che sono cose
    in movimento.
    Il senso dell'imbrunire malinconico,
    esplode nell'avventurosa scoperta
    della terra
    e delle micro rivoluzioni degli eventi
    per decollare verso le stelle
    e splendere di colori e di suoni.
    Grazie a Nadia Chiaverini.
    Simonetta Princivalle

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  4. Ringrazio Nazario Pardini, Franco Donatini, Edda Conte, Simonetta Princivalle per i loro commenti...non so che dire... se non che la poesia, angelo o demone, mi è necessaria per alzare lo sguardo dallo specchio dell'anima e per ricongiungermi come un ponte alle strade del mondo . Nadia Chiaverini

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  5. Quello di Nadia e' un modo di guardare le cose che la circondano, anche ora che di esperienza ne ha accumulata, con occhi sempre nuovi, occhi di gatto, pupille a fessura per cercare di percepire la realtà. “Visioni che vanno oltre il sensibile per agguantare il non detto, l'inspiegabile,” rileva argutamente il Pardini. Realtà precipita nel caos che assedia l'essere umano, - dico io, anche se la poetessa afferma che “Nulla succede per caso”, con riferimento al titolo di una sua poesia. Poi però ammette che l'ombra che la insegue è “l’unica certezza”. E' una poesia meditata quella della Chiaverini talvolta con il cuore sfiancato da certe immagini amare: “malinconica resa//inizia un lunedì fiumana nervi serpenti/ minuti violenti//vitalizio feroce.” E' allora, forse, che si consegna all'istinto, all'inconscio dove può reperire risorse vitali, tra queste un po d'ironia e, visto che si tratta di poesia Stregatta, scovare l'odore e il senso di selvatico delle cose. Nadia ha saputo creare la successione di versi con parole che acquistano suono e ritmo saldate fra loro da appropriate assonanze. Avendo letto le sue opere precedenti rilevo che si tratta di un progressivo adeguamento della scrittura per riuscire ad esprimere idee e immagini dei momenti più nobili della vita senza per questo discriminare i fatti minimi, interessanti in sé. (Ubaldo de Robertis)

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    1. Veramente un bel commento, carissimo Ubaldo, che denota le tue plurali capacità introspettive affidate ad un linguismo di notevole caratura esegetica.
      Nazario

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