lunedì 18 maggio 2015

MARIA RIZZI "LEGGI UNA DONNA" DI LORENA TURRI



Maria Rizzi collaboratrice di Lèucade



LEGGI UNA DONNA


Quanto dolore nella Silloge di Lorena Turri - Kairòs Edizioni- 


Dolore confessato, disegnato, mai celato. Ogni attimo della solitudine e della  rabbia femminile ha il respiro ampio e sofferto della vita che sottende e della volontà di denunciare, che brucia nell'anima della Poetessa.
Nulla  di intimistico. L'Autrice rivela, tramite l'affresco dei propri
giorni, una sofferenza condivisibile, universale. E non concede sconti. Sa essere nuda, vulnerabile, priva di filtri. Ho letto stringendo i pugni, a nervi vigili, scattanti, gli aspetti descrittivi delle liriche, che potrebbero essere> definiti neo - realisti, se non toccassero vette altissime di stile e di originalità... e ho posato la valigia del mio tempo su chiuse come quella della poesia "Io donna", straziante e poderosa:
"Da sempre con le cosce spalancate ad un inderogabile dovere,
non so niente, più niente del piacere". Lorena sa tessere il linguaggio con rare capacità acrobatiche. Le parole divengono biglie lanciate sull'oceano del possibile e dell'impossibile. E' specialista nella commistione dei termini aulici con quelli quotidiani
e  sa rinnovare il linguaggio poetico con una miscellanea di simboli, che danno origine a una realtà che impedisce all'arte di soffocare la vita e viceversa. "Con l'illusione l'anima rabbercio, cucita nel ricordo degli attimi rubati al quotidiano vissuti intensamente,>  ma sempre torno sola...." - versi tratti dalla lirica "Quello che dell'ulivo non sai" Non mancano le poesie strutturate secondo il metro classico, che rappresentano la sorgente del lirismo di Lorena. Scivolano lievi e sinuosi gli endecasillabi, fiumi di luce, scansioni profonde, energiche, vibranti.
Cito: "Il ritratto", "Come Monna Lisa", "Non colore". Il suo riuscire a non arginarsi su alcuna sponda, viaggiando con la stessa capacità tra la metrica, i versi liberi e lo sperimentalismo, > rappresentano la superba fertilità di quest'Artista, che raccoglie nel grembo le storie variegate della donna fuoco, della donna sangue, della donna eterno
affluente del fiume - uomo. Vi sono nel suo canto le storie dell'infanzia, con gli elementi vagliati dai ricordi: 'pannocchie cotte nello spiedo'; spighe profumate nel corredo'- tratti da "E intanto crescevamo".. Ma soprattutto vi é il quadro del presente, discesa negli alvei oscuri: "Sono una donna insulsa, fiore abortito capace di offrire solo la sua sete" - versi tratti dalla lirica "Del vino che non posso offrirti" Nella seconda sezione della Silloge, intitolata "Di solitudine, silenzio, speranza" resta l'immersione nel ciclo perenne di morte e rinascita, ma si affaccia l'elemento salvifico, il soffio caldo della speranza, calice di liquide trasparenze elevato al cielo. L'esistenza dell'Autrice sembra marcata dalla tristezza, come "el Desdichado", famoso sonetto di Gérard De Nerval. La vedovanza, intesa in senso simbolico, resta il suo distintivo, "Mi confonde la sua tabula rasa: la fine, il nuovo inizio, senza scusa, lusingandomi d'essere sua sposa" - versi tratti dalla lirica "Mi confonde la vita" E la stessa poesia, pur nella forma classica del sonetto, porta in sé echi dei grandi della letteratura e, al tempo stesso, riduzioni delle
immagini e rinunce a qualsiasi ricerca di effetto, che la rendono una nuova, stordente, incarnazione del lirismo. Molti dei componimenti di Lorena sanno coniugare i toni e lo stile classico con le espressioni scabre, commosse, gradevolmente ruvide. "A casa di Lori non ci sono pareti, solo muri, muri antichi, refrattari al sole" - versi tratti dalla lirica "A casa di una creatura come tante" Le liriche, talvolta, sembrano assumere un andamento narrativo e adottano  il modello del punto di vista mobile. La Poetessa rinuncia alle figure retoriche ed é essenziale o immaginifica, ma sempre immediata e vera.
Il dolore diviene cosa viva nel corso della lettura delle liriche, fa male all'anima, entra nelle fibre, divora la pelle, gli occhi, spegne le stelle. "E muto m'é dolore, e mi lamento perché lontana, ancora,
vedo la casa che vorrei da tempo"- versi tratti dalla lirica "Persino il mare" Nella terza sezione "Di amore"Lorena riesce a creare una dicotomia con la creatura di sempre. Si lascia trascinare nella vertigine della saudade
ed è incontro, passione, danza, malìa. La sua rabbia sembra venir risucchiata dall'interno, cristallizzandosi in qualcosa di puro e potente.
E' un arco teso abbastanza, perché l'io della donna scenda a patti con le emozioni, con le isole dei ricordi: "E sogno ogni momento già vissuto, quando eravamo giglio ed asfodelo nel nostro letto caldo di velluto; rossa di rosa, rosso ancora anelo".- versi tratti dalla lirica "Glosa d'amore e di colori" Vi é poi, nella Silloge dell'Autrice una sezione dedicata alla natura", intesa come madre - benigna. Ella protegge ogni elemento, ogni creatura della natura, attribuendo all'uomo, a se stessa, i limiti e le
mancanze. 
Nel leggerla mi é tornata in mente un'espressione D.H. Lawrence:
"Se io fossi la luna saprei dove cadere". Ho pensato, infatti che se Lorena potesse sentirsi un 'fiordaliso', 'un gabbiano','un fiore blu di prato', 'una rosa felice', donerebbe a tutti i suoi versi l'atmosfera di magico surplace che si respira scorrendo versi di questa sezione. E nerudianamente, la nostra immensa Poetessa dedica una sezione alla "Poesia". D'altronde una donna come lei potrebbe definirsi l'incarnazione stessa dell'ispirazione, della capacità di viaggiare su numerosi registri lirici. Non 'si é inventata qualcosa', come asserisce nella lirica che apre la sezione intitolata proprio "La poesia", ma è nata con un Dono e di quel dono ha saputo far tesoro, continuando a studiare in modo 'matto e disperato', sperimentando, arrivando a toccare vertici impensabili. Una voce, la sua, che segna senz'altro in modo indelebile la Letteratura di questo secolo, e che per l'eccessivo pudore di Lorena ha rischiato di restare inascoltata. La capacità di variazione  di quest'Autrice schiva e solitaria é inesausta e ci consente di approdare su rive giocose, profonde, originali, impertinenti. "Nei virtuosismi s'alzano parole come soli che, fieri di se stessi, sgomitando coi raggi fan capriole.
Ma l'anima dov'é, che non la lessi?"- versi tratti dalla lirica "Ma l'anima dov'é?" Il testo termina con la sezione intitolata "Brevitas", dedicata alle liriche che raccolgono in pochi> versi intensi contenuti. E io, che amo profondamente l'arte della sintesi in poesia, non potevo sperare in una chiusa più suggestiva. L'ho vissuta come una sorta di fuoco d'artificio sul mare... Alcune liriche brevi, come quelle ispirate alla natura, sono caratterizzate da un sentimento panico, da un misticismo naturalistico.
 "Ho preso accordi con le foglie morte: si poseranno intorno alla mia porta, così, quando le avrò raccolte tutte, le brucerò per riscaldarmi il cuore" - versi tratti dalla lirica > "Monachine d'autunno" E nonostante la loro brevità, questi versi dischiudono spazi grandiosi, palesano volontà di scavo interiore e di recupero. La saudade appare più marcata, i  versi cesellano affreschi di luce perduta. La donna diviene mito cosmico, staccato dalla concretezza quotidiana, proiettato sullo schermo vario e grandioso della natura. Il suo ventre s'identifica con la luce, sembra fecondarla - "Sono spigolatrice di luce" – da "Il mestiere"- , per poi lasciare che si perda tra cielo, mare, campi... Lei resta a guardare, forse in attesa, nell'ancestrale, misteriosa certezza, che 'la vita inizia dove inizia la donna'.


Maria Rizzi



2 commenti:

  1. Un giorno sulla strada della mia vita è apparsa Maria Rizzi. Come e perché accadono certi incontri non è dato saperlo. Ma accadono. Non pensavo lontanamente alla possibilità di pubblicare una silloge poetica dacché ho sempre guardato a me stessa come “una povera donna che scrive i suoi pensieri”. Invece è accaduto, anche questo. Adesso sono qui a leggere, quasi incredula e stordita, le straordinarie parole che Maria dedica a quei miei pensieri.
    Cara amica, “l’eccessivo pudore” per il quale “ Lorena rischiava di restare inascoltata”, forse è stato l’elemento determinante che mi ha impedito di progettare sui pensieri scritti ma permesso di andare avanti nello studio e nella mia ricerca. Non era ancora il mio momento ed io lo sapevo. Ed anche adesso ho il timore che sia troppo presto.
    Tu mi indichi come “una voce… che segna senz'altro in modo indelebile la Letteratura di questo secolo” ed io mi spauro.
    Quanta stima, Maria, che riponi in me! Sono commossa sino alle lacrime vere e copiose. Saprò non deludere?
    Grazie infinite, per questa attenta e profonda lettura con la quale hai colto tutto il mio sentire e la mia anima. E grazie di esistere con la tua immensa sensibilità di donna, di scrittrice e di lettrice.
    Ti abbraccio
    Lorena

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  2. Lorena,
    ricorda ogni giorno, in ogni momento, che sono io a ringraziare te. Leggere
    liriche di questo livello mi dà la certezza che questo secolo burrascoso e apparentemente privo di Artisti, ha voci che si levano altissime e ci donano il seme del Risorgimento. Ti voglio bene e ti stimo tantissimo!
    Maria Rizzi

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